0.1
0.2
0.3
0.4 porrata (Modo di cucinare et fare buone vivande, Sec. XIV primo quarto; Firenze)
0.5
0.6 porrata (1313, Fatti dei Romani [Alessandria 2012]: "de' pezzi del'aste potese l'uomo bene cuocere tutte le porrate du lendit", TLIO, nel significato di 'minestra di porri'; av. 1587, Giovanni Maria Cecchi, L'assiuolo e dichiarazione di molti proverbi, detti e parole della nostra lingua [Milano 1863]: "È la porrata uno intingolo che si fa di porri, che sono una spezie d’agrumi che ne fa menzione il Boccaccio nella novella di M. Alberto da Bologna, che sono lunghi e hanno il capo bianco e la coda verde", GDLI, nel significato di 'piatto preparato con porri tritati e altre verdure, condite con olio. - Anche: zuppa di porri, insalata di porri'; Crusca II-IV, nel significato di 'vivanda fatta di porri'; TB, marcato con la crux, nel significato di 'vivanda fatta di porri tritati ed intrisi con sugo e altri condimenti'; GRADIT, marcato come "centrosett." nei significati di 'insalata di porri, zuppa di porri' e di 'scherzo che consiste nel lasciare una traccia di farina con alcuni porri sparsi fuori dalla porta di chi è stato abbandonato da una donna nel giorno in cui questa sposi un altro uomo').
0.7 Da porro.
0.8 La voce porrata, fra i suffissati in -ata tipici della lingua del cibo, risulta attestata dal primo quarto del XIV sec. all'inizio del XV sec. Carnevale Schianca 2011 (503) segnala che la preparazione, attestata nell'Anonimo Mediano – considerato il capostipite della tradizione federiciana (cfr. Martellotti 2005) – stranamente non trova seguito nella filiera meridionale ma in quella dei XII ghiotti. Una delle varianti documentate, la porata ad usanza de Francia, lascia pensare a un tramite francese (cfr. DEAF, s.v. poree 'sorte de potage aux poireaux').
0.9 Categorie
0.11 TLIO; Crusca II-IV; TB; GDLI; GRADIT; DEAF; Carnevale Schianca 2011: 532-533.
Autore della scheda: Francesca Cupelloni
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/434