0.1
0.2
0.3
0.4 carabaciata (Apparecchi diversi, 1524; Lazio)
0.5
0.7 Dallo spagn. calabaza 'zucca' (DEI)
0.8 Come emerge dall'analisi del corpus, la circolazione dell'iberismo carabazzata e delle sue varianti è tutta cinquecentesca. La prima attestazione si riscontra negli Apparecchi diversi da mangiare di Antonio Camuria, testo redatto a Nerola (Roma: vd. scheda opera) ma linguisticamente meridionale e riconducibile probabilmente alla Campania, mentre le attestazioni successive riportano all'area centro-settentrionale. Tuttavia, le carabaze alla catelana sono già documentate nella tradizione di Maestro Martino, che risale al Quattrocento (in AtLiTeG Libro de arte coquinaria, nelle sue due versioni, e Libro de cosina), in riferimento ad una preparazione a base di zucche cotte in brodo identica alla carabazzata ma privata delle carni, denominata attraverso il suo ingrediente principale, la zucca (carabaza): "Piglia le carabaze alla catelana, cioè le zuche, e nettale molto bene e mettile dentro una pignatta che sia asciuta, con buon lardo battuto e metti la ditta pignatta sopra la bracia remota dal fuocho e falla bollire, menando continuamente con chuchiaro; e vogliono bollire in questa forma per spatio di quattro hore. E poi habbi di bono brodo grasso facto giallo con uno pocho di zafrano e mettilo dentro giugnendovi del zucharo e delle spetie fine dolci, con uno pocho di agresto secondo el gusto del tuo signore ho d’altri". Rispetto a carabaza, carabazata è un suffissato denominale riconducibile nella nutrita schiera di formazioni in -ata designanti cibi e bevande, con basi che indicano appunto l'ingrediente essenziale dell’alimento (D'Achille-Grossman 2019: 13-14).
0.9 Categorie
0.11 DEI; Benporat 1999: 8; Carnevale Schianca 2011: 120-121; D'Achille-Grossman 2019: 13-14; Mancusi Sorrentino 1993: 40-42.
Autore della scheda: Francesca Cupelloni
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/369