0.1
0.2
0.3
0.4 chiarea (Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale, 1549; Ferrara).
0.5
0.6 clarera (1299-1309, Belcalzer [ed. Ghinassi, 1965]: "Capitol de la clarera", TLIO); chiarea (1303-1309, Giordano da Pisa, Esempi [ed. Roma, 1993]: "intra ·ll'altre grandi cose di quella solennitate sì·ffà piovere tutto quello die chiarea"; 1370 ca., Boccaccio, Decameron [ed. Firenze, 1976]: "Il medico, partitosi, gli fece fare un poco di chiarea e mandogliele", TLIO; Crusca I-IV nel significato di 'bevanda medicinale'; Crusca V aggiunge: 'nome che davasi ad una bevanda medicinale: forse così detta dal suo color chiaro', e il fraseologismo andarsene con la chiarea 'detto di male, si usò per esser leggiero e di facile guarigione'; TB nel significato di 'dal color chiaro, come il vino Clairet de' Francesi'; GDLI nel significato di "bevanda medicinale, composta da vino e acquavite, zucchero e droghe", marcato come "ant."; GRADIT; Zingarelli 2023); pis.a. chiarea; sic.a. chareda (LEI nel significato di 'vino melato').
0.7 Dal fr. ant. clarée (DEI).
0.8 Attestata a partire dal Duecento nel lat.mediev.lig. clarre e clarea (LEI), la voce chiarea è documentata nel corpus AtLiTeG nei cinquecenteschi Banchetti di Messi Sbugo. Si tratta di una bevanda medievale – già attestata nel Decameron (vd. supra) – entrata ormai a pieno titolo nella dimensione conviviale, dove è solitamente servita a fine pasto per le sue virtù digestive (Carnevale Schianca 2011: 158). Come nel caso di ippocrasso, con il quale si intreccia nel basso Medioevo fino a sovrapporsi (Du Cange, s.v. claretum: "Anglis Claret, Hisp. Clarea, Vinum factitium dulce vel aromatites, quod Germanis, Gallis, etc. Hipocras"), le esigue attestazioni del termine non devono far pensare a una limitata diffusione del referente ma dipenderanno piuttosto dall'attenzione marginale dei ricettari per beveraggi e infusi, che rientrano più nel dominio medico-erboristico degli speziali che in quello propriamente culinario. L'origine è francese (fr. claré, clarée 'vin de liqueur fait avec du miel et des épices': TLFi, XII sec.; DEI) e, analogamente a vari derivati deverbali e denominali francesi in -ée presi in prestito in italiano nei secoli XIII e XIV, l'adattamento suffissale è in -ea (vd. ad. es. fricassea e gratonea, per i quali cfr. anche D'Achille-Grossmann 2019: 4).
0.9 Categorie
0.10.1 ippocrasso (s.m.) ,
0.11 LEI; DEI; TLIO; Crusca I-V; TB; GDLI; GRADIT; Zingarelli 2023; Du Cange; TLFi; Carnevale Schianca 2011: 157-158; Catricalà 1982: 234; Coluccia 2022: 212; D'Achille-Grossmann 2019: 4; Palmero 2012.
Autore della scheda: Francesca Cupelloni
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/354