chinotto s.m. Completa da revisionare

0.1

  1. frutto dell'omonima pianta delle rutacee 

0.2

  1. chinotti -
  2. chinotto -

0.3

0.4 chinotti (Cuoco piemontese, 1766; Torino)

0.5

  1. frutto dell'omonima pianta delle rutacee 
    1. Cuoco piemontese (1766, Torino) = composta di citroni, Portogalli, bergamotti, e chinotti. Bisogna tagliarli in piccoli pezzi, e farli cuocere bene nell’acqua, finché siano molli sotto le dita, poi ritirateli con la schiumora nell’acqua fresca; farete indi un piccolo siroppo con tre oncie di zuccaro, ed un bicchiere d’acqua; fate cuocere a fuoco lento li frutti per mezz’ora dentro, e servite freddo. (415)
    2. La Cuciniera genovese (1893, 8ª ed., Genova) = chinotto; Arancina, Arancina della China. Ciæo d’ævo V. Êuvo. Ciappa; Lavagna, o lastra di lavagna. (304)

0.6 chinotto (1835, Nocentini; 1846, Adunanza degli scienziati italiani (VII; 1845; Napoli) [...], ArchiDATA; 1854, G. Vialardi, Trattato di cucina, pasticceria moderna, credenza e relativa confettureria, ArchiDATA; GDLI, senza doc. nell'accezione di 'frutto'; GRADIT; SC; Zingarelli 2024); kinotto (GDLI, senza doc.).

0.7 Der. di Cina (prec. China) (DELIN).

0.8 La voce chinotto è attestata a partire dal 1766 nel Cuoco piemontese perfezionato a Parigi, dove traduce limes chinoises della ricetta "compote de citrons, oranges, bergamotes, limes chinoises" riportata dalla Cuisinière bourgoise di Menon (qui consultata nell'ed. del 1756), di cui il ricettario piemontese, come noto, è una traduzione rimaneggiata. Nel corpus AtLiTeG chinotto compare ancora in un solo testo, e precisamente nel glossario genovese-italiano in appendice alla Cuciniera genovese, accompagnato dalla glossa italiana arancina, arancina della China
La voce deriva da Cina, paese da cui si pensava provenissero diversi agrumi; la grafia ch- (e la corrispondente pronuncia velare) riflette l’originale grafia del toponimo, entrato in italiano attraverso il portoghese China (a sua volta – forse tramite l'hindi o il persiano Cìn– dal cinese Ch'in), per lungo tempo pronunciato così come appariva scritto (cfr. DI: I, 498). Il frutto proviene dell’omonima pianta  – identificata col nome di Citrus myrtifolia (GDLI), Citrus aurantium (GDLI e GRADIT) o Citrus sinensis (DI: I, 506) – è di piccole dimensioni e ha una polpa amara; in gastronomia è impiegato candito, per la produzione di sciroppi e marmellate o per aromatizzare l’omonima bevanda analcolica.
Se nell’accezione di ‘frutto’, come abbiamo visto, la parola compare già nel Settecento, per l’accezione di ‘albero’ la documentazione è più tarda e si rintraccia prima nei dizionari dialettali piemontesi e liguri, poi nella Piccola Enciclopedia Hoepli (1892) diretta da Gottardo Garollo (DI: I, 506 e n. 4). Dalla seconda metà del Novecento il termine designerà anche la bibita analcolica gassata prodotta industrialmente e aromatizzata con gli estratti del frutto (cfr. DELIN; DI: I, 506). 

0.9 Categorie

0.11 ArchiDATA; DEI; DELIN; DI: I, 498 e 506; GDLI; GRADIT; Nocentini; SC; Zingarelli 2024; Menon 1756: 418.


Autore della scheda: Francesca Porcu

Pubblicata il: 31/05/2024

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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/210