0.1
0.2
0.3
0.4 aariso (Modo di cucinare et fare buone vivande, Sec. XIV primo quarto; Toscana/Firenze).
0.5
0.6 aariso (TLIO).
0.7 Ar. harīsa(h) 'piatto di carne (principalmente agnello) e bulgur' (Schweickard 2023)
0.8 La voce aariso, hapax legomenon nel nostro corpus, è un calco dell’arabo harīsa (da harasa ‘macinare, frantumare’, con riferimento al lavoro di frantumazione del cereale: cfr. Carnevale Schianca 2001: 3-4; Martellotti 2001: 270-274), che è forma ridotta del sintagma harīsat al-ḥinṭa ‘aariso di frumento’. I due elementi del frumento e del brodo di carne – così tipici della culinaria del vicino Oriente (si pensi a piatti in granelli come il bulgur e il couscous) – si mantengono pressoché inalterati nel tempo e nello spazio: cfr. per es. l'Interpretatio arabicorum nominum del medico e arabista veneto Andrea Alpago (Vercellin 1991: 78): "Alherisse est ferculum factum ex frumento fracto, et vehementer cocto in aqua, aut brodio carnium". Non mancano, tuttavia, varianti della ricetta nella gastronomia araba medievale: la Wuṣla ne offre persino una versione al pistacchio (Rodinson 1949: 139).
0.9 Categorie
0.10.1 fromentiera (s.f.) ,
0.11 TLIO; Carnevale Schianca 2011: 3-4; Martellotti 2001: 270-274; Pregnolato 2019: 282; Rodinson 1949: 139; Schweickard 2023; Vercellin 1991: 78.
Autore della scheda: Francesca Cupelloni
Pubblicata il: 31/05/2024
Condizioni accesso: Open Access
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/262