0.1
0.2
0.3
0.4 cannolicchio (Apicio moderno, 1807-1808; Roma).
0.5
0.6 cannolicchio (1622, P. Della Valle, Viaggi, LEI; ante 1632, nap. cannolicchio, G.B. Basile, Muse napolitane, LEI; 1634, G.B. Crisci, Lucerna, DELIN [tramite De Blasi 1991], GRADIT, Zingarelli 2023; DM 1).
cannolichi di arjentu (1430, palerm. ant., H. Bresc, Une maison
de mots: inventaires palermitains en langue
sicilienne (1430-1456), LEI); canalicchi (post 1579, tar., R.A. Greco, Ricerche linguistiche su “Le scritture dell'Università
di Taranto” (XVI sec.), LEI).
0.7 L'etimo remoto del tipo lessicale è il lat. cannula 'piccola canna' (LEI 10,1303a). In italiano il tipo entra probabilmente come prestito interno dall'area meridionale (DEI, LEI 10,1310b-1311a).
0.8 Sul piano della distribuzione areale, il LEI (10,1310) documenta continuatori del lat. cannula con il significato in esame sia in area settentrionale (kanulíću a Savona, kandíkkyu a Camogli), sia in area centrale (kannolíććo all'Elba, cannonìcchio nella Toscana continentale), sia, e in maggioranza, in area meridionale (tra i molti derivati, cfr. ad es. abr.or.adriat. kannəlíććə, fogg. cannelìcchie, garg. (manf.) canalicchie, catan.-sirac. kanalíćću). Dal punto di vista cronologico, tuttavia, le occorrenze più antiche del tipo nell'italoromanzo sono tutte meridionali: come riportato nel campo 0.6, infatti (nella compilazione del quale ci si è limitati a segnare la documentazione più remota), lo si trova dapprima attestato in area palermitana nel secondo quarto del XV secolo, e poi, sul finire del XVI, in area tarantina e napoletana (per quest'ultima area, all'occorrenza in Basile segnalata dal LEI ne si aggiunga una precedente in Del Tufo 1588, v.1462: «cannolicchie, espee, sempre, e quaquiglie / ed altre cose ancor, dette sconciglie»). Appare pertanto lecito immaginare un'irradiazione meridionale della parola, a riprova della nota osmosi tra il lessico gastronomico dell'italiano e quello delle aree regionali o dialettali (cfr. ad es. Beccaria 2009). La percezione della regionalità del tipo, testimoniata nel 1905 da Panzini (s.v. cannello: «deve essere il cannolicchio de' napoletani. I veneziani ed istriani lo chiamano cappa lunga») e ancora nel 1962 dal GDLI (che lo marcava come Dial.) sembrerebbe oggi esser sfumata, come si rileva dall'assenza della marca d'uso RE[gionale] nel GRADIT e dall'uso non marcato diatopicamente della parola in rete (cfr. le attestazioni di cannolicchio in CoLiWeb). Per quanto riguarda i testi del corpus, i cannolicchi compaiono già nella prima edizione del Cuoco galante di Corrado (1773) e dell'Apicio moderno di Leonardi (1790). La variante con geminazione della -l- intervocalica è invece un hapax in italiano e trova un unico riscontro in un periodico in dialetto napoletano del 1861 («commannaje a no Zampano, ch'era quanto no cannollicchio, de runnià semp'attuorno»: Lo cuorpo de Napole e lo Sebbeto, a. 2, n. 190, p. 3); sebbene il fenomeno della geminazione di alcune consonanti intervocaliche (tra cui anche -l-, come in mellone, presente tra l'altro anche nel testo di Leonardi: II.XI e passim) sia diffuso in area centro-meridionale, la rarità delle attestazioni e la frequenza della forma scempia nello stesso Apicio moderno inducono a credere che la variante cannollicchio sia da intendersi come un mero errore di stampa, piuttosto che come un'incertezza grafica dovuta a un fenomeno fonetico. Di un certo interesse filologico è la ripresa, quasi letterale, della descrizione dei cannolicchi dell'Apicio moderno da parte di Cavalcanti (ess. 1 e 10).
0.9 Categorie
0.11 LEI. DEI 723. DELIN 286. GDLI. DISC. DM 1. GRADIT. Zingarelli 2023. CoLiWeb. Del Tufo 1588.
Autore della scheda: Salvatore Iacolare
Pubblicata il: 31/05/2024
Condizioni accesso: Open Access
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Copyright: AtLiTeG
Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/145