0.1
0.2
0.3
0.4
sopam ad modum Gallicorum (Liber de coquina (A), 1314, Napoli);
suppa (Frammento d'un libro di cucina, 1397; Toscana occidentale)
zuppe (Convito fatto ai figliuoli del re di Napoli da Benedetto Salutati e Compagni, 1476; Firenze)
0.5
0.6 suppa (TLIO, fior., 1310, Bencivenni, La santà del corpo); sopa (TLIO, ven., 1310-1330, Zibaldone da Canal, ed. Stussi); czuppa (TLIO, sic. 1348, Senisio, Declarus); zuppa, DEI, DELI, VEI, Nocentini, TB (nel sign. "Pane intinto nel vino, o in altro liguore", ma anche "minestra di pane affettato, fatta per lo più sul brodo"), Crusca I ed. s.v. suppa e zuppa (nel sign. "Propriamente pane intinto nel vino, e per ogni altro pane intinto in qual si voglia liquore" con es. da Dante, Purgatorio, Che vendetta d'Iddio non teme suppe), dalla III e IV ed. anche zuppa lombarda ‘Sorta di minestra’ (in Boccaccio, Corbaccio, 1345-135, "I tordi grassi, le tortorelle, le zuppe Lombarde, le lasagne maritate"), GRADIT
0.7 Lat. tardo SŬPPA(M) dal germ. occ. *suppa ‘fetta di pane bagnata nel brodo’ (Nocentini)
0.8 Probabile germanismo di epoca imperiale, da un lat. tardo SŬPPA(M) (REW 8464, VEI, DELI). Sulla questione della -u- delle forme italiane, contro la -o- di prov., sp., cat. e port. (FEW XVII 284-288, DCEH, DeCat) si è a lungo dibattuto, senza peraltro giungere ad una conclusione. Sulla consonante iniziale, mentre suppa è forma dell'italiano antico, presente in Dante, la variante zuppa secondo DELI comparirebbe a partire da Cecchi (cfr. Frosini 1993: 157-158). Nel nostro corpus, le forma principianti con s- compaiono ininterrottamente a partire dal XIV sec. fino ad oltre la metà del 1600; le forma con z- invece sono attestate in maniera più cospicua a partire dal XVII sec., benché non manchino attestazioni sporadiche anche nei secoli precedenti. Di un certo interesse sono le forme con -p- scempia attestate a Napoli nel 1500 (zupa d'oro) e in Lombardia nel 1510 (supa), così come le attestazioni che presentano un esito -o nel Liber de Coquina (A) e (B) a Napoli nel XIV sec. e l'isolato soppa nel Libro de arte coquinaria (Anonimo Catalano) in Toscana nel 1498.
La ricetta, senza dubbio molto antica considerata la presenza del pane bagnato in un liquido, prevede in genere un brodo a base di carne, in alcuni casi la frittura delle fette di pane e l'aggiunta di spezie. A seconda degli ingredienti di volta in volta aggiunti, si possono riconoscere diverse varianti. Tuttavia, i dizionari storici ed etimologici riportano come sign. originario quello di pane intinto nel vino e rapportano il sign. di minestra al tipo zuppa lombarda.
Nel nostro corpus, accanto al tipo si attestano la zuppa alla francese, la zuppa dorata, la zuppa alla catalana e la zuppa aragonese o spagnola.
La zuppa alla catalana, nel nostro corpus attestata a partire da Apparecchi diversi (1524, Lazio), ma anche nella suppa de ragonisi (aragonesi?, in Cuoco napoletano, 1500, Napoli) è preparata con fegatelli, cannella, zenzero, pepe e zafferano; la zuppa alla francese, o alla moda di Francia, prevede ad una base di pane abbrustolito, un brodo fatto con spezie di vario tipo, ma soprattuto con l'aggiunta del formaggio grattugiato; infine, la zuppa dorata (d'oro o inorea) prevede l'aggiunta di un composto di uova e acqua rosata, con pane fritto e condito con mandorle, zafferano ed eventuamente cannella e zucchero.
Una zuppa francescha è presente nello Gliommero (De Blasi 1998), mentre la zuppa francese alla napolitana è in Del Tufo (1588, ed. Casale e Colotti 2007). Secondo Del Tuppo, la zuppa francese prevedeva pane bianco abbrustolito, formaggio grattuggiato e cappone bollito.
La zuppa dorata è accostabile alla zuppa naurea presente in Passero. Come ricorda Coluccia (cfr. Coluccia 2022: 212), la forma naurea è forse francesismo. Il tipo zuppa dorata è in Maestro Martino. Secondo Del Tuppo, la zuppa naurea prevedeva l’uso delle mandorle, dei fegatelli, delle mele e di altri ingredienti. L’agg, naurea ‘indorata’ stava ad indicare che la zuppa fosse di colore giallo dorato (GDLI, s.v. navreo, da Gliommero).
0.9 Categorie
0.11 REW 8464, VEI, DEI, DELI, FEW XVII 284-288, Nocentini, TLIO, GDLI, DCEH, DeCat, Coluccia 2022: 212, De Blasi 1998, Del Tufo 1588 (ed. Casale e Colotti 2007), Frosini 1993: 157-158
Autore della scheda: Valentina Retaro
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/184