0.1
0.2
0.3
0.4 crostata (Modo di cucinare et fare buone vivande, Sec. XIV 1° quarto; Toscana/Firenze).
0.5
0.6 crostata (1281/1300, Novellino [ed. Genova, 1970]: “Fue una buona femina, ch'avea fatta una fine crostata d'anguille, et aveala messa nella madia”, TLIO; Crusca I-III nel significato di ‘torta, detta così dalle croste di pasta che le si fanno sopra’, con distinzione rispetto a sfogliata: ‘sfogliata diciamo a un’altra spezie di torta, fatta di sfoglie di pasta, e sfoglie sono coperte di pasta sottilissime, poste l'una sopra l'altra’; Crusca IV nel significato di ‘spezie di torta, o di pasticcio, sopra di cui si fanno croste di pasta’; Crusca V volge la definizione al passato – ‘si disse una specie di torta o di pasticcio sopra cui si faceva una crosta di pasta; ma oggi si chiama così una vivanda composta per lo più di erbaggi, o di paste, con entro pezzetti di carne, rigaglie e simili, messa in forma e fatta crostare’ – e aggiunge l’accezione dolce: ‘chiamasi altresì un dolce a guisa di schiacciata, fatto di pasta frolla, e ripieno o di crema o di conserva di frutte, o dell'una e dell'altra, e che viene crostato in forno’; TB; 1585, T. Garzoni, Piazza universale [ed. Venezia, 1585]: "Così i cibi di pasta, come polente, gnocchi, macheroni […] crostelli, crostate e levatelli", GDLI; SC; GRADIT; Zingarelli 2023).
0.7 Da crosta < lat. CRŬSTAM 'crosta' (DELIN).
0.8 La voce crostata è attestata nel nostro corpus dal Tre all'Ottocento. La distinzione fra crostate di magro e di grasso, formalizzata a partire da Evitascandalo (vd. sign. 3, es. 2), è documentata già nel secolo precedente dalla Singolar dottrina, che testimonia per la prima volta l'accezione dolce. Cinquecentesco è anche il primo es. fornito dal GDLI (vd. supra): un lungo elenco di cibi di pasta (tratto da Citolini 1561: 504) in cui, come segnala Frosini (1993: 147-148), non è affatto sicuro che la crostata indichi il 'dolce'; significato, questo, che ancora l'Artusi (2010: 608-610) avverte l'esigenza di glossare per distinguerlo dal più comune valore di 'torta salata': "Per crostate io intendo quelle torte che hanno per base la pasta frolla e per ripieno le conserve di frutta o la crema". Sul piano morfologico-derivazionale la voce si inscrive nella fitta serie di formazioni in -ata/-ada della lingua del cibo, nate per conversione di aggettivi in seguito a ellissi (torta crostata > crostata; cfr. D’Achille-Grossmann 2019: 13-14); in particolare, la locuz. crostata d'anguille (di più antica attestazione, sia nei ricettari che nei testi letterari: vd. supra) potrebbe discendere da (torta) crostata di anguille, analogamente a passato da (sugo) passato e passato di pomodoro da (sugo) passato di pomodoro, ma non si può escludere che possa costituire un sintagma ellittico del participio (crostata [sott. farcita] d'anguille). Per il DEI la voce deriverebbe dalla crosta che si forma sulla superficie della torta durante la cottura, e non dalla presenza di un involucro di pasta; in effetti, nei testi più antichi come il Modo di cucinare e il Libro della Mensa non sono registrate pasta o farina fra gli ingredienti (cfr. Lubello 2019: 83). Tuttavia, l'idea della presenza di una base di pane sottoposto a tostatura o doratura (dunque caratterizzato da una crosta superficiale) sembrerebbe implicato dall'accezione quattro-cinquecentesca qui schedata come 2. Potrebbe quindi trattarsi di una creazione lessicale da crosta indipendente da crostata, con le caratteristiche evidenziate in 1 e in 3.
0.9 Categorie
0.10.1 butirata (s.f.) ,
0.10.2
0.11 LEI; DEI; DELIN; Nocentini; TLIO; Crusca I-V; TB; GDLI; SC; GRADIT; Zingarelli 2023; REW 2345; Artusi 2010: 608-610; Carnevale Schianca 2011: 197-198; Citolini 1561: 504; D’Achille-Grossmann 2019: 13-14; Frosini 1993: 147-148; Lubello 2019: 83; Möhren 2016: 218; Pregnolato 2019: 287.
Autore della scheda: Francesca Cupelloni
Pubblicata il: 31/05/2024
Condizioni accesso: Open Access
Licenza di utilizzo: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/deed.it
Copyright: AtLiTeG
Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/154