pasticcio s.m. Revisionata

0.1

  1. pietanza cotta in forno che prevede un ripieno (a base di carne, pesce o altri ingredienti) avvolto in un involucro di pasta (in partic. frolla o sfoglia), di riso o polenta
  2. nella loc. in pasticcio: che prevede una farcitura
  3. nella loc. pasticcio all'inglese: significato incerto, vedi commento
  4. dolcetto a base di pasta frolla variamente farcita cotto in stampi (in partic. dalla forma allungata e ovale)
  5. nelle loc. pasticcio di maccheroni, di lasagne: pietanza cotta in forno che prevede un ripieno (di maccheroni, lasagne, ecc.) posto in un involucro di pasta frolla o, più raramente, sfoglia
  6. nella loc. pasticcio di Strasburgo: vivanda cotta in forno che prevede un ripieno a base di fegato d'oca avvolto nella pasta brisé

0.2

  1. pasticci -
  2. pasticcii -
  3. pasticcio -
  4. pasticco -
  5. pastici -
  6. pasticio -
  7. pastisso -
  8. pastizi -
  9. pastizo -

0.3

  1. pasticcetti -
  2. pasticcetto -
  3. pasticietti -
  4. pasticciettti -
  5. pasticcini -
  6. pasticcino -
  7. pasticciotti -
  8. pasticciotto -
  9. pasticetti -
  10. pasticcietti -
in pasticcio - Firenze 1560;  Roma, 1609; Bologna, 1647; Mantova, 1662; Torino, 1766; Bologna, 1791; , Roma, 1808; Roma, 1814; Napoli, 1820; Milano, 1853
pasticcio all'inglese - Roma, 1609; Roma, 1627; Bologna, 1647; Mantova,1662; Bologna,1791; Napoli, 1852
pasticcio di lasagne - Roma, 1808; Roma, 1814
pasticcio di maccheroni - Roma, 1808; Como, 1826
pasticcio di Strasburgo - Milano, 1851; Milano, 1853

0.4 pasticcio (Convito fatto ai figliuoli del re di Napoli da Benedetto Salutati e Compagni, 16 febbraio 1476; Firenze)

0.5

  1. pietanza cotta in forno che prevede un ripieno (a base di carne, pesce o altri ingredienti) avvolto in un involucro di pasta (in partic. frolla o sfoglia), di riso o polenta
    1. Convito fatto ai figliuoli del re di Napoli da Benedetto Salutati e Compagni (16/02/1476, Firenze) = 4 piatti grandi, ciascuno 4 pasticci di ghalline, cioè una ghallina intera per pasticcio, con uno intingholo di rossi d’uova e aqua roxa, e spezierie e zuchero drento al pasticcio. (1v)
    2. Convito fatto ai figliuoli del re di Napoli da Benedetto Salutati e Compagni (16/02/1476, Firenze) = 4 piatti grandi, ciascuno 4 pasticci di ghalline, cioè una ghallina intera per pasticcio, con uno intingholo di rossi d’uova e aqua roxa, e spezierie e zuchero drento al pasticcio. (1v)
    3. Cuoco napoletano (fine XV sec.-inizio XVI sec., Napoli) = 72. Pastizi de boni caponi, polastri, pizoni et cum carne de vitella [...] Da poi fa’ la crosta de pasta secondo la uxanza deli pastizi he pone dentro li prediti animali cum la carne he fa’ cocere nel forno. He quando parano che sian cotti, piglia ova he sbatte he agresto he bone specie he brodo grasso he zaffrano, he miscola ogni cosa insieme he mettele in lo dito pastizo per un picolo buso in cima. (251)
    4. Singolar dottrina (1560, Firenze) = Fate poi il pasticcio di pasta alto, rotondo, in fondo più grossetto, empietelo di farina, e mettetelo net forno tanto che la pasta sia alquanto cotta poi votate la farina, o lasciatelo polito, mettasi la carne, e la sommata con alquanto del suo brodo grasso, e magro con pepe ammaccato, cannella, e qualche garofalo intiero, e zaffarano, e fate un altro.coperchio di pasta, rimettetelo nel forno, lasciatelo fornire di cuocere, vedendolo spesso, e sopra tutto si mangi caldo. (142v)
    5. Singolar dottrina (1560, Firenze) = Pigliate piccioni domestici teneri e grassi, e quando seran pelati, voti e lavati serbati i secati loro, poi tagliate i piccioni in quattro pezi, fategli soffrigere con strutto, co'l graso di una rignonata di vitella co'l rignone, e battete minutamente ogni cosa con coltelli, poi mettetegli a soffrigere con i piccioni, e pigliate un pezzo di sommata e fatela bollire alquanto, tagliatela poi in fette, e metteteuila dentro, mettavisi delle prune, zibibi, persiche secche e spichi di pere cotogne con un poco di vino, mosto cotto, e agresto, pepe, garofali e pignoli; e quando saran quasi cotti, farete un pasticcio alto alla francese, e mettavisi dietro ogni cosa non molto brodoso, vi metterete poi di sopra un poco di zuccaro e cannella e farete il coperchio come una crostata, o pasticcio sfogliato, così lo cocerete nel forno che non sia rovente, overo in un fornello di rame, e perché non ve ne scordaste, mettavisi dentro i suoi fegatini. (149v)
    6. Libro dello scalco (1609, Roma) = pasticcio di lombolo de vaccina stato in adobbo de vino, e spetiarie, con fette de presutto dentro, sopra verdura. (121)
    7. Li tre trattati (1629, Padova) = Or volendo trinciare un pasticcio grande, si piglia la forcina, e’l coltel mezzano, ponendosi esso pasticcio dalla banda manca, ed aprendolo d’ogn’intorno, caso che non fosse ancora aperto; e la coperta, che se ne taglia, si manda via. E inoltre da sapere, che, se per sorte li volatili non fossero spezzati, s’ha nello spezzargli a tener l’ordine de’ numeri delle lor figure. (70)
    8. L'apicio (1647, Bologna) = Del rognone Il rognone del vitello, oltre che riesce ottimamente servito caldo levato dallo spiede, può servire insieme col suo grasso a varietà di vivande. Servirà in fette per riempimento di pasticci, e grossi, e minuti, e parimenti battuto sottile in una tagliata di polpa. Accompagnerà per riempimento di pagnottine, ò pasticci con midolla in bocconi, oltre che levato caldo dallo spiede ben battuto, condito con pepe, e zucchero à sufficienza, con un rosso d’uovo, e un poco di cacio grattugiato, tirato sopra fette di pane rifatto, posto nella padella a fuoco lento, servirà per piatto, ò per regalo, che posto caldo con zucchero sopra, sarà vivanda gentile, e gustosa. (9)
    9. L'arte di ben cucinare (1662, Mantova) = Si piglia la polpa del daino ben battuta, lavata in aceto, o malvasia, lardata con lardoni di porco con sue speciarie, cioè; mastice, pepe, garofani intieri, e schiacciati, polvere di canella, e sale; si faccia una pasta frolla, e al pasticcio si darà forma di daino, o rotonda, o in ottangolo, come più aggrada; stia nel forno tre hore, servito caldo, o freddo, che in tutte le maniere è buono. (34)
    10. Cuoco piemontese (1766, Torino) = Forma è quello stromento, in cui sta impressa la figura di ciò, che si vuol improntare. Quelle di cucina, che sono per i piccoli pasticci, e differenti vivande di pasta fogliata, sono di rame, e di latta , o lamiera di ferro bianco, i quali servono a tagliar la pasta per piccoli pasticci; quelli di credenza sono di carta, di piombo, di latta, o di gesso. (13)
    11. Cuoco piemontese (1766, Torino) = salsiccione di spalla di montone. Disossatela bene, e battendola stendetela il più che potrete, mettetevi sopra una farsa di pasticcio della spessezza d’un mezzo scudo, aggiustate sopra questa de’ piccoli cocomeri, e del giambone tagliato in fili, rimettendovi un poco di farsa sopra solamente per farli stare, rivolgete la spalla, inviluppandola ben ferma in un pannolino, allora fatela cuocere con alquanto di brodo, ed un mazzetto guernito; fatta che sia la cottura disgrassate la salsa, e passatela allo staccio, riducendola ove fosse troppo liquida, aggiugnendovi un cucchiaio di sugo colato per unirla, e servite sopra la spalla. (150)
    12. Cuoco piemontese (1766, Torino) = bagnate con una penna i bordi che devono unirsi, acciocché s’attacchino bene insieme, premendoli poscia da ogni parte con le dita; indi colla stessa penna che immergerete nell’acqua bagnate tutto il disopra del pasticcio, rilevando d’ogni intorno la pasta per formare un bordo all’intorno del pasticcio, ed unitela presto senza appoggiarvi troppo per timore di rompere, o guastare la pasta. Quando sarà bene aggiustata farete un buco nel mezzo al disopra della larghezza d’un pollice: fate un camino di pasta, dove vi metterete una carta rotolata, affinché cuocendo il pasticcio non venga a chiudersi il buco, indi con un uovo sbattuto insieme colorirete tutto il pasticcio, e per abbellirlo vi aggiugnerete delle fiori fatte colla medesima pasta, colorendole similmente coll’uovo sbattuto; un momento avanti di metterlo al forno vi metterete per il camino del pasticcio due cucchiai di acquavita, la quale gli darà un buon gusto, senza che si senta l’odore dell’acquavita, atteso tutti i miscugli d’odori che vi sono dentro assieme [...] (361)
    13. Il cuoco reale e cittadino (1791, Bologna) = Fate una pasta ordinaria con farina di segala, come essendo più propria a conservare le carni e più portatile. Ci bisogna del sale ed un poco di burro. Fate il vostro pasticcio, mettendoci del lardo pestato, fette di lardo, alloro e condimenti qui sopra. Doratelo con rossi d’ovo e fatelo cuocere tre o quattro ore. Bisognerà forarlo, per paura che non crepi e che non si versi turandolo nel cavarlo dal forno, e metterlo sopra una tavoletta a raffreddare. (211)
    14. La Nuovissima Cucina Economica (1814, Roma) = pasticcio di polenta. Antrè. Tirate una sfoglia di pasta frolla (ved. cap. della Pasticcieria, la maniera di farla) e copritene il fondo di una tiella piana; indi accommodateci dei suoli di polenta condita come quella alla Piacentina, ma framezzata con qualche ragù cotto di animelle, prosciutto, tartufi, fegatini, prugnoli ec., e capo di latte, o besciamella, butirro, cannella, e parmegiano: coprite con un’altra sfoglia della detta pasta, e formategli un bordino all’intorno; indoratelo, fatelo cuocere al forno di bel colore, e servitelo con zucchero fino sopra. Si può fare ancora questo pasticcio di pasta sfoglia con l'istesso metodo, che verrà eccellente. (144)
    15. Il Cuoco maceratese (1820, 5ª ed. veneta, Macerata) = Pasta frolla. Prendete una libbra di farina, mettetela sopra la spianatora, fatele il buco in mezzo, metteteci quattr’oncie di strutto buono, oppur butirro, un pizzico di sale, quattr’oncie e mezza di zucchero, cinque rossi d’uovo e un quarto di bicchiere di vino bianco; impastate bene ogni cosa e ne farete di questa pasta pasticci, pasticetti e pasterelle; non la maneggiate tanto e specialmente nell’estate, perché è soggetta ad abbruciarsi e cascare a pazzi; onde nell’estate in vece di metterci il vino, vi metterete mezzo bicchiere d’acqua fresca. (115)
    16. Il cuoco senza pretese (1826, 2ª ed., Como) = Riso pasticciato. Del risotto potrete anche servirvi per cassa di pasticcio aggiungendovi dopo fatto alcuni rossi d’ovo, perché meglio si unisca: e così impannato secondo il solito un timballo, vi verserete detto riso adattandolo all’intorno, poi versandovi nel mezzo dei maccheroni con trifole, lacetti, piccioni in quarti, funghi (s’intende però che sieno queste cose cotte in prima), e se di magro con anguilla, code di gamberi, laceti di pesci cotti a parte, quale forma empita, la coprirete dello stesso riso, di cui ne avrete servata porzione, e tostato il pasticcio al forno, o con testo, versato sul tondo Io servirete. (I.33)
    17. Nuovo cuoco milanese economico (1853, 3ª ed., Milano) = Regola per i Pasticci. 1. Osservate che i composti, prima che abbiano preso il sapore, devono stare in infusione se d’inverno non meno di quattro giorni, se è d’estate due giorni. Come pure osservate che i pasticci, prima che abbiano preso un bel colore, debbono stare nel forno un’ora e mezza o più secondo la loro grossezza e secondo la qualità delle carni. Il forno poi dev’essere ben caldo, ma dovete curare che non prendino troppo colore. (202)
    18. La Cuciniera genovese (1893, 8ª ed., Genova) = pasticcio di riso o polenta. 312. Ammanite prima una fasciatura o di riso cotto in buon sugo, o di patate lessate e ben pesto in mortaio con burro, o di polenta cotta pure con burro e tagliata a sfalde ovvero di pasta frolla, e adattatela entro la forma del budino, spalmata di burro. Prendete quindi due carciofi tagliati a fette, tre o quattro fegatelli di pollo divisi a lobi, un’animella, un po’ di magro di vitello ed un piccione, ovvero alcuni uccelletti, alcune once di salciccia e delle olive in concia disossate, ponete il tutto in casseruola a rosolare con burro, indi aggiungetevi sugo d’arrosto, e quando comincia ad avere una discreta cottura levatelo dal fuoco; empitene la forma già fasciata come sopra, copritene la parte superiore colla medesima pasta che avrete serbata e fate cuocere con fuoco sopra e sotto. Servitelo caldo. (179)
  2. nella loc. in pasticcio: che prevede una farcitura
    1. Singolar dottrina (1560, Firenze) = I passerotti, se gli vorrete ristorativi buoni, farete che sieno in un medesimo tempo morti pelati abbruscati, voti, e lavati nel vino, e si coceranno stufati nel modo delle cervella alla tedesca e al simile si faranno in pasticcio. (155r)
    2. Libro dello scalco (1609, Roma) = QUAGLIE [...] In pasticcio con salciccione grattato dentro, come a suo luogo. (54)
    3. L'apicio (1647, Bologna) = Delle cervella Le cervella del vitello si possono accomodare in varie maniere. Servono calde in bianco, con petrosello, fritte in buon distrutto, dorate con uova; e in pasticci, tagliate in bocconi, con suoi dovuti ingredienti. (3)
    4. L'arte di ben cucinare (1662, Mantova) = trippa del vitello Molti cuochi vi sono, che per ubbidire allo scalco, accommodano la trippa del vitello in diverse maniere, ma io dirò solo d’una minestra, e d’una vivanda [...]; non volendo io discorrere di trippa arosto, o stuffato, né in pasticcio, poiché a me non sodisfanno. (17)
    5. Cuoco piemontese (1766, Torino) = Porco da latte in pasticcio freddo. Per fare questo pasticcio freddo, adoperate quello, che spiegheremo nell’articolo de’ pasticci. (126)
    6. Il cuoco reale e cittadino (1791, Bologna) = Barbi. Il barbio è un pesce di lago, e di riviera. Lo potete servire in pasticcio, e farne una zuppa al brodo scuro. (31)
    7. L'Apicio Moderno (1808, 2ª ed., Roma) = In Italia per altro si fa poco uso de’ rognoni di qualunque sorte essi siano: si possano bensì accomodare in diverse maniere tanto in pasticcio, che a qualunque Salsa, o ragù. (I.143)
    8. La Nuovissima Cucina Economica (1814, Roma) = Tanto la polleria, che gli uccelli, potrete ancora apprestarli in pasticcio, tanto naturali, che ripieni di qualche farsa, o ragù, vedi cap. della Polleria, e degli Uccelli. La grossa carne ancora v. g. come cosciotti di agnello, di castrato, la noce, il petto di mongana, ed altra, si può apprestare in pasticcio, tanto lardata solamente, che piccata, ripiena, e senza riempire ancora, ved. ai loro cap. le maniere di apprestarla, tanto quella di manzo, che di mongana, di maiale, della grossa caccia ec. Per carne, ovvero uccelli, pollaria ec. passata in sostanza, s’intende di passarla sul fuoco dentro una cazzarola con butirro, o lardo rapato, prosciutto, erbe fine, e droghe. (212)
    9. Il Cuoco galante (1820, 6ª ed., Napoli) = Patate in pasticcio. — Tra la brace cotte le Patate e polite, si faranno assaporare in un denso colì di vitello, nel quale siavi un salpicco di animelle, funghetti, presciutto ed altre piacevoli delicate cose. Se ne farà dopo il pasticcio, mettendo il composto fra la pasta mezza frolla e, cotto, si servirà caldo. (196)
    10. Nuovo cuoco milanese economico (1853, 3ª ed., Milano) = Falsone al Duca in pasticcio. (139)
  3. nella loc. pasticcio all'inglese: significato incerto, vedi commento
    1. Libro dello scalco (1609, Roma) = pasticcio sfogliato all’inglese, repieno de diverse robbe, con verdura a torno. (116)
    2. Lo scalco prattico (1627, Roma) = Quarto, e ultimo servitio di cucina Pasticci all’inglese di pasta reale, impastata con pasta di marzapane di più, di vitella, piccioni spolpati, bocconi d’animelle, cervella di vitella, tartufoli, carciofoli, pignoli, parmigiano grattato, medolla, e grasso di vaccina, fettoline di presciutto, e cedro condito, rossi d’ova; agghiacciati di zuccaro à modo di lustro di marzapane, con zuccaro sopra. (81)
    3. L'apicio (1647, Bologna) = Terzo servigio di cucina Pasticci all’inglese fatti in forma d’aquile, agghiacciati con zucchero; intorno l’orlo del piatto una corona di zucchero dorata. (21)
    4. L'arte di ben cucinare (1662, Mantova) = Un pasticcio all’inglese, fatto di pasta finissima, pieno di petto di cappone piccato, midolla, zuccaro, le solite speciarie, tartuffi, bocconi de latticini, ortolani, quaglie smembrate, cedro condito, pignoli, cime di sparagi, e un ghiaccio di sopra, fatto di zuccaro. (99)
    5. Il cuoco reale e cittadino (1791, Bologna) = pasticcio all’inglese. Bisogna prendere della carne di lepre e della coscia di vitello ben tenera, secondo la grossezza del vostro pasticcio. Pestate il tutto sopra la tavola con buon lardo crudo, midolla, un poco di grasso di vitello, scorza di limone confetta, zucchero, cannella in polvere, un poco di coriandoli, il tutto ben trito, ben nutrito e ben condito di ogni sorta di speziarie dolci, e legato con quattro o cinque rossi d’ovo. Bisogna aver una pasta ben fatta, farla d’una bella altezza, mettere il vostro pieno dentro, qualche etta di limone e fette di lardo, e coprirlo con l’altra spoglia. Fate cuocere il vostro pasticcio; essendo cotto, fate una salsa composta di due buoni bicchieri di aceto, un poco di zucchero, stecchi di garofalo e cannella in stecchi. Fate bollire il tutto insieme, che la salsa sia quasi che cotta: e se il vostro pasticcio è grosso, ne bisogna a proporzione. Scoprite il pasticcio, sgrassatelo bene e versateci la salsa; fate un bell’intaglio sopra a fiori secchi, se volete, e servitelo caldamente per antrè. (206)
    6. Cucina teorico-pratica (1852, 7ª ed., Napoli) = pasticcio all’Inglese. Prendi tre pollanche, le farai in pezzettini con tutte le ossa, le porrai in un vaso di creta con sale, aromi, quattro foglie di salvia, una d’alloro, e covrirai tutti questi pezzettini con ottimo aceto bianco; li terrai in fusione per un’ora e mezzo; passerai in una casseruola ben sgocciolati li detti pezzettini con delle fettoline di prosciutto, delli filettini di tartufi, pochissimi capperini, de’ funghi ben purificati, ma pochi, triturati, ed once quattro di butiro; mescolerai tutto e farai cuocere lentamente, e bisognandoci maggior umido, bagnerai con culì. La cottura dev’essere giusta, ma che non si fatighi nel masticare. Questo pasticcio si serve in una forma di maiolica o di terraglia espressamente fatta per quest’uso, oppure farai in una casseruola una forma di pasta brisè che farai cuocere vuota al forno, cioè, dopo che avrai situata la pasta nella casseruola verniciata di strutto, ci farai una contro-cassa di carta e quindi la riempirai di brenna, e farai ben cotta, che sformerai, la porrai nel piatto proprio, ed in quella forma servirai li pezzetti di polli. (232)
    7. Cucina teorico-pratica (1852, 7ª ed., Napoli) = pasticcio di fagiani all’Inglese. Prendi due fagiani ben spennati, lavati e puliti, li farai in pezzetti con tutte le ossa, li porrai in un vaso di creta con sale, aromi, quattro foglie di salvia, una d’alloro, e covrirai tutto con ottimo aceto bianco; terrai tutto in marinato per un’ora e mezzo e poi passerai li pezzetti de’ fagiani bene sgocciolati in una casseruola con delle fettoline di prosciutto, de’ filettini di tartufo, pochissimi capperini, de’ funghi ben purificati, ma pochi e triturati, ed once quattro di butiro; mescolerai tutto e farai cuocere lentamente, e, bisognandoci maggior umido, bagnerai con culì. La cottura dev’essere giusta ma che non si fatichi nel masticare. Questo pasticcio si serve in una forma di maiolica o di terraglia espressamente fatta per quest’uso, oppure farai in una casseruola una forma di pasta brisè verniciata di sugna, vedi per questa pasta il cap. IV. §4, facendola cuocere vuota al forno, cioè con fodera di carta e forma di brenna appena bagnata con acqua calda; cotta che sarà la forma, diligentemente la sformerai, l’adatterai nel piatto proprio con salvietta sotto ed in essa ci verserai li cotti pezzetti de’ fagiani. (389)
  4. dolcetto a base di pasta frolla variamente farcita cotto in stampi (in partic. dalla forma allungata e ovale)
    1. Cuoco piemontese (1766, Torino) = Pasticetti di crema. 1. (33)
    2. L'Apicio Moderno (1808, 2ª ed., Roma) = Coprite delle barachiglie piatte da pasticcietti di pasta frolla, o all’Inglese, formate colla medesima pasta grossa come uno scudo tanti coperchi, quante sono le barachiglie, bucateli tutto all’intorno con un cannellino di latta, e fateli cuocere ad un forno temperato, unitamente alle baracchiglie, e glassateli sopra con zucchero fino. (IV.300)
    3. Il cuoco senza pretese (1826, 2ª ed., Como) = Pasta frolla. Per la cassa d’un pasticcio once dodici farina fioretto, once sei butiro, once sei zuccaro, due rossi d’ovo con un po’ di raschiatura di limone. Fate l'impasto, e tiratelo alla grossezza d’uno scudo. Di questa pasta si potranno fare anche i pasticcietti, ma vorrà esservi aggiunta un po’ di farina gialla, e si faranno cuocere al testo nelle sue formette. (I.53)
    4. Cucina teorico-pratica (1852, 7ª ed., Napoli) = Pasticcetti di pasta frolla. Farai la pasta frolla, con libbre due di fior di farina giusta la proporzione generale data nel cap. IV. §1, senza molto maneggiare, terrai pronte le barchiglie ovvero le formette lunghe per li pasticcetti, regolandoti farne uscire dalla pasta trenta, e per non errare ne farai sessanta uguali porzioni che di ogni coppia di esse formerai il pasticcetto, che riempirai di amarene sciroppate, e di queste ne prenderai libbre due e mezzo, che le ripartirai per trenta pasticcetti; porrai queste forme nei ruoti e farai cuocere o al forno o sotto al fornello: dopo cotti di bel biondo colore, li farai riposare tal quale sul pancone, e quindi diligentemente li sformerai, accomodandoli nel piatto proprio con tovagliolo al di sotto polverizzandoli di zucchero finissimo. (64)
    5. La Cuciniera genovese (1893, 8ª ed., Genova) = Ravioli dolci ossia Pasticciotti a buon boccone. 418. Il titolo di Ravioli dolci che portano questi pasticciotti basta di per sé a prevenire che deve essere un dolce squisitissimo e preferibile a tutti. (226)
  5. nelle loc. pasticcio di maccheroni, di lasagne: pietanza cotta in forno che prevede un ripieno (di maccheroni, lasagne, ecc.) posto in un involucro di pasta frolla o, più raramente, sfoglia
    1. L'Apicio Moderno (1808, 2ª ed., Roma) = Ma siccome io non ammetto questa maniera di fare i Pasticci, così parlerò sempre dei Pasticci dirizzati, prescindendo però da quelli di Maccaroni, lasagne, Tortelli ec., che si formano con pasta Frolla, e non Brisè. (IV.254)
    2. L'Apicio Moderno (1808, 2ª ed., Roma) = Alcuni, come ho detto all’Articolo dei Pasticci caldi, si servono della pasta frolla in luogo di quella sfoglia per fare dei Pasticci di cappelletti, tortellini, maccaroni, ravioletti, lasagne ec. Per farle dunque in questa maniera, stendete una sfoglia di pasta sfoglia, ponetela sopra il piatto, aggiustateci nel mezzo a guisa di cuppola il ripieno, come è indicato alla pag. 258, indorate all’intorno con uovo sbattuto, coprite con altra sfoglia di pasta, fateci sopra qualche lavoro, indorate di nuovo all’intorno, posateci un bordo di detta pasta sfoglia largo più di due dita, e alto una cosa giusta, rifilate all’intorno, indorate per tutto, fate cuocere al forno di bel colore, e servite subito. (IV.277)
    3. La Nuovissima Cucina Economica (1814, Roma) = Quattordici Antrè, e Orduvre. Uno di Rombo farsito al forno, salsa di carote, uno di atelette d’ostriche, uno di gattò di pomi di terra, uno di panchef al capo di latte, uno di triglie panate al dragoncello, uno di ragoste alla maitrè d’Hotel, uno di uovi in trippa al pomidoro, uno di pasticcio di lasagne alla pasta sfoglia [...] (334)
    4. Il Cuoco maceratese (1820, 5ª ed. veneta, Macerata) = Modo di empire pasticetti, bocconotti, cappelletti. Prendete mezza libbra di maccaroni di Napoli, fateli bollire nel brodo o nell’acqua con sale, e non li fate passare di cottura, e cotti che saranno, fateli scolare; tenete in ordine formaggio parmigiano e incasateli subito scolati, acciocché s’incorporino con esso formaggio; dappoi farete un colì in questa forma [...]; piuttosto densarello, acciò il pasticcio dopo cotto non si sbrighi; dappoi mettete tutta questa composizione nei maccaroni, involgeteli bene con altro formaggio parmigiano, formate il vostro pasticcio con la pasta frolla, benché nelle tavole non si usano più pasticci di pasta frolla, ma si fanno delle timpalle [...] (118)
    5. Il cuoco senza pretese (1826, 2ª ed., Como) = pasticcio di maccheroni. Fatti cuocere lentamente in brodo i maccheroni, e fatti sgocciolare in seguito nel cribbio, pongasi una cazzaruola a fuoco con brodo o sugo facendovi in esso sciogliere del butiro, e vi si uniscano piccioni tagliati in quarto, creste, triffole, funghi, lacetti in pezzi, palato già lessato, e mondo dalla pelle con poco sale, e lasciate tutto cuocere in ristretto. Poi vi si uniscano i maccheroni quali vorranno essere tirati in prima per qualche poco a parte nella stessa sostanza dei piccioni ecc.; e dopo mescolati assieme si levino dal fuoco, e preparata la pasta con farina di frumento, uova, e poco zuccaro, e tirata colla cannella alla grossezza di uno scudo poco più, questa servirà per la cassa, che formerete in una cazzaruola o forma, che avrete in prima bene untata. Allora vi si versi il composto, e si copra colla stessa pasta, e si faccia cuocere al forno o al testo con poco fuoco sotto, e molto sopra. (I.36)
  6. nella loc. pasticcio di Strasburgo: vivanda cotta in forno che prevede un ripieno a base di fegato d'oca avvolto nella pasta brisé
    1. L'Arte di convitare (1851 (1ª ed.), Milano) = Sì; trattandosi di amici e persone di confidenza potete prendere per pretesto d’invito un qualunque piatto non commune che intendiate di dare. Per esempio: avete delle lingue di Zurigo? O dei fagiani della Stiria? O un porcellino di Praga? O un pasticcio di Strasburgo? (I.11)
    2. Nuovo cuoco milanese economico (1853, 3ª ed., Milano) = pasticcio di fegato d’Oca all’uso di Strasburgo. 14. Mettete in infusione nel latte sei fegati d’oca nostrane lasciandoveli per tre giorni, cambiando per due volte al giorno il latte. Levateli dal latte, asciugateli, lasciateli nella marinatura per sei ore in olio, pepe, presemolo tridato e con sugo di limone. Ponete in una cassarola un ascié di poco presemolo, poco butirro, poco olio e fatelo passare al fuoco, indi unite i fegati con due belle triffole tridate a minuto. Fateli passare al fuoco, unendovi poco sostanza, mischiatelo e lasciatelo venir freddo. Prontate una falsa di lacetti imbianchiti, una tettina di vitello cotta in brodo, altrettanta grassa di manzo, un pezzo di mollica di pane inzuppato nel latte, pestate questa falsa nel mortaio, unendovi sale, pepe, noce moscata ed un bicchiere di mezza zaina di rosolio al fleur d’orange e passatela al sedaccio. Montate una cassa di pasta brisé (capitolo 16 n. 131 e 132), nel fondo fate un letto con metà falsa e nel mezzo versate il ragottino dei fegati, copritelo con l’altra falsa. Disopra versate un ragò freddo di una libbra di triffole tagliate a fette o a quarti che sia passato all’ascié; copritelo con fette di lardo, indi ponetevi la sua pasta, montatelo a piacere, fasciatelo con carta unta di butirro e legatelo con spago: mettetelo sopra una tortiera, fatelo cuocere al forno due ore di bollo. Cotto, levatelo dal forno, pulitelo, levategli il coperchio e il lardo, mettetelo sul piatto, versatevi sopra una buona sostanzi e servitelo. Se lo presenterete freddo, ponete della geladina nel cammino del pasticcio come si è praticato nei numeri antecedenti: questo si potrà servire anche naturale. (210)

0.6 pasticcio (dal 1535, Orlando innamorato, Francesco Berni DEI, DELIN); (Crusca I-IV; TB; dal 1557, Giovanni Battista Ramusio, Navigazioni e viaggi [ed. Venezia, 1554-1565]: "Vendono pasticci fatti d’uccelle di  pesci freschi e salati, crudi e cotti", GDLI; CA 1, CA 2 s.v. forma; DM 1 s.v. pâté; SC; GRADIT nel significato di 'pietanza a base di carne, pesce, verdura o pasta, cucinata e aromatizzata in vari modi, racchiusa in un involucro di pasta e cotta in forno'; Zingarelli 2024).
pastizzo (dal 1589, Tommaso Garzoni, Opere [ed. Napoli, 1972]: "Qui si fanno le adunanze tra la pignatta e la tegghia..., qui si discorre del modo di comporre un pastizzo", GDLI).

0.7 Da pasta (< lat. parlato *PASTĪCIU(M)) (DELIN).

0.8 La voce pasticcio e le sue varianti sono attestate nel nostro corpus dagli anni Settanta del Quattrocento in poi. In area romanza, come riportano FEW e REW, il latino *PASTĪCIUS dà esito, oltre che al friulano pastits e all'italiano pasticcio, al provenzale antico pastitz, all'antico francese pastiz  nel senso di 'ciò che è costituito da un impasto' („aus Teig bestehend“) e al catalano pastís, definito 'pastete', un piatto a base di carne o pesce posti in un involucro di pasta. La diffusione della parola in area italiana si intreccia a quella di pastello, con cui convive per circa un secolo, quando pastello tende a essere soppiantato dal lemma in questione per riferirsi a quel tipo di preparazione gastronomica cotta in forno, che prevede un ripieno (a base di carne, pesce o altri ingredienti) avvolto in un involucro di pasta o, in alcuni casi, di riso o polenta. Sulla base delle emergenze lessicali, si intuisce che la pietanza riscuote un grande successo nel corso dell’Ottocento. Il pasticcio può essere servito caldo oppure freddo e, in questo caso, non solo si può semplicemente aspettare che si raffreddi ma si può anche fare uso della gelatina, come si legge nella 2ª ed. di Il cuoco senza pretese (1826): “Modo di usare di questa gelatina. Se per pasticci freddi converrà, che per disgelarla vi serviate dell’acqua tiepida immergendovi il vaso che la contiene; poi versandola a strati nella forma, e di mano in mano che gela aggiungendovi quel composto, che più vi piacerà p.e. quaglie cotte, trifole in fette, lacetti cotti in ristretto [...]”. Interessante è, infine, dare uno sguardo al quarto significato di ‘dolcetto a base di pasta frolla variamente farcita’ che viene solitamente cotto in uno stampo dalla forma lunga e stretta detta barchiglia, significato che accomuna gli alterati pasticetti, pasticcietti e pasticciotti. Questi ultimi hanno in comune con gli attuali pasticciotti tipici della zona del Salento non solo il nome ma anche il ripieno e la forma ovaleggiante (“in forma di navicelle”, Lo scalco pratico, 1627). Per quanto riguarda la loc. pasticcio all’inglese, ben attestata nel nostro corpus dall’inizio del Seicento, non si riesce a individuare chiaramente la caratteristica di base: si può forse ipotizzare un legame con la minced pie, preparazione simile al pasticcio in quanto prevede che il ripieno sia ben sminuzzato (cfr. Baretti 1820).

0.9 Categorie

0.10.1 barchiglia (s.f.) , pastello (s.m.) , timballo (s.m.) ,

0.11 CA 1CA 2Crusca I-IV; DEI; DELIN 1147; DM 1FEWGDLI; Nocentini; GRADITREW; VEI; SCTB; Zingarelli 2024. Baretti 1820; Carnevale Schianca 2011.


Autore della scheda: Valentina Iosco

Pubblicata il: 31/05/2024

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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/239