0.1
0.2
0.3
0.4 marzapane (Convito fatto ai figliuoli del re di Napoli da Benedetto Salutati e Compagni 1476; Firenze).
0.5
0.6 *Marzapane (TLIO, nel significato di 'dolce a base di mandorle' (prima metà sec. XIV, Pegolotti, Pratica della mercatura [a cura di Evans]: “Peso e costo di scatole di legno in che si mette il marzapane quando si fa fresco”); Crusca II nel significato di 'pasta fatta di mandorle, e di zucchero, infusovi un po' d'acqua rosa, della quale, per lo più si fa torte'; Crusca V cambia la definizione in 'pasta fatta di mandorle cotte, in parte dolci e in parte amare, e di zucchero chiarito, della quale per lo più si formano pasticcini o torte'; TB; SC 'pasta dolce ottenuta con zucchero, albume d'uovo e mandorle tritate cotti in forno, usata in pasticceria'; GRADIT; Zingarelli 2023). *Marciapani (av. 1565, Anton Francesco Doni, La zucca, GDLI); *marsapani (av. 1863, Paolo Giovio, Ragionamento sopra i motti, GDLI); *marzappani (av. 1546, Girolamo Parabosco, La notte, GDLI).
0.7 Adattamento dall'ar. martabān, dal nome della città indiana di Martaban, nota per la fabbricazione e l'esportazione di vasi di porcellana contenenti confetture (DI s.v.).
0.8 La voce marzapane e le sue varianti sono presenti nel nostro corpus dall'ultimo quarto del Quattrocento in poi. I significati più attestati sono quello di 'pasta soda a base di mandorle spellate e zucchero usata come base per altre preparazioni' e quello di 'pasta di mandorle usata per modellare dolci e decorazioni di forma varia', uniti a quello di 'mandorla', che fa forse riferimento a una varietà nota per il gusto amaro. Interessante è mettere in evidenza che ne Lo scalco prattico (1627, Roma) si individua la locuzione marzapane di Siena: il dolcetto senese a cui si fa qui riferimento potrebbe essere l'antenato dei noti ricciarelli, specialità dolciaria senese a base di pasta di mandorle. DEI ipotizza la derivazione del gastronimo da marzapane, inteso nel senso di 'scatola o cestino dalla capacità di un decimo di moggio', etimologicamente sovrapponibile alla forma mattapàn, con evoluzione da moneta a unità di misura; per il significato di contenitore si può estendere il confronto al prov. massapan 'scatola', al calabr. marzapane 'zaino, tasca', al nap. marzapanë 'paniere da spesa' e al lat. mediev. massapanus 'recipiente', nel contesto, in particolare, per la cotognata (Sella, Curia rom., a. 1337). Inoltre, mette in evidenza il raccostamento secondario al gr. mâza 'pasta' e a pane. In realtà, come mette in evidenza Schweickard, l'italiano marzapane nel senso di ‘unità di misura di capacità’ deriva dall'ar. marzabān, che non è etimologicamente connesso con Martabān, città indiana nota per la fabbricazione e l'esportazione di vasi di porcellana riempiti con frutti canditi (cfr. DI 3,153). DELIN ricorda che due studiosi, G. R. Cardona e G. B. Pellegrini, hanno contemporaneamente e indipendentemente individuato il punto di partenza della storia di marzapane nel nome della città indiana di Martaban: l'arabo marṭabān prima designò un particolare tipo di 'vaso di porcellana' proveniente da quella città (cfr. lat. mediev. massapanus, Curia romana, a. 1337; sic. marzapani in inventari del 1487 e del 1490) e poi sarebbe passato a indicare la 'confettura di zucchero e spezie' che contenteva (cfr. martabana in una lettera scritta nel 1574 da un mercante veneziano che si trovava presso Aleppo). Nocentini condivide questa posizione e aggiunge un elemento importante: la confettura a base di zucchero è arricchita da mandorle. Il passaggio da contenitore a contenuto di questa specialità orientale che giunge in Europa alla fine del Medioevo viene messo in evidenza pure da Carnevale Schianca, che ricorda non solo come i mercanti arabi fossero soliti usare il vasellame di porcellana prodotto nell'omonima città indiana come contenitore per la pasta zuccherata di mandorle, ma anche come pian piano fossero passati a più pratici e facilmente trasportabili contenitori di legno (cfr. Carnevale Schianca 2011: 383). Dunque, «con la merce fu esportata pure la denominazione il cui significato, nelle lingue occidentali, si estese anche ai recipienti di legno che servivano preferibilmente a conservare la pasta di marzapane. In un'ulteriore tappa dello sviluppo semantico, il nome del recipiente fu poi trasferito al marzapane stesso» (DI 3,153-54).
0.9 Categorie
0.10.1
0.11 DEI; DELIN; DI 3,150-54; FEW; Nocentini; Crusca II-V; TB; GDLI; SC; GRADIT; Zingarelli 2023. Carnevale Schianca 2011.
Autore della scheda: Valentina Iosco
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/235