0.1
0.2
0.3
0.4 timballa (Cuoco piemontese, 1766; Torino); timballo (L'Apicio Moderno, 2ª ed., 1808; Roma)
0.5
0.6 timballo (1839, Panlessico Italiano, ossia Dizionario Universale della lingua italiana [...] diretto da Marco Bognolo, DEI; 1836, Vincenzo Corrado, Il Cuoco galante [ed. Milano, 1966]: "La pasta per i timballi è la sfogliata o la mezza frolla, ma senza zucchero", GDLI; SC; GRADIT, nel significato di 'preparazione consistente in un pasticcio di pasta o riso, condito con strati di carne o verdure, racchiuso o meno in pasta sfoglia o brisée e cotto al forno in uno stampo '; Zingarelli 2024); timballa (XIX sec., Giovanni Vialardi, Trattato di cucina, pasticceria moderna, credenza e relativa confettureria [ed. Torino, s.d.]: "Timballa di maccheroni alla sarda", GDLI).
0.7 Dal fr. timbale, alterazione di tamballe 'timpano' per attrazione di cymbale 'cembalo' (Nocentini).
0.8 La voce timballo e le sue varianti sono attestate nel nostro corpus dalla metà degli anni Sessanta del Settecento in poi. Si può notare in soli due testi del nostro corpus, il Cuoco piemontese (1766) e Il piccolo Vialardi (1899), entrambi stampati a Torino, la diffusione di forme al femminile del tipo timbala, timbale, timballa e timballe, che solo lì vengono riscontrate. Le forme femminili rimandano in alcuni casi alla ‘sorta di pasticcio di pasta o riso, condito con carne, verdure o altri ingredienti, racchiuso o meno in pasta sfoglia o brisé e cotto in uno stampo al forno o sulla brace’, in altri casi fanno invece riferimento a degli stampi o contenitori, nella maggior parte dei contesti realizzati in rame. Il passaggio semantico da ‘timpano, tamburo’ a ‘pasticcio’, dovuto alla somiglianza tra la forma dello stampo rotondo che lo contiene durante la cottura e lo strumento musicale, è stato oggetto di discussione. In origine, infatti, il francese timbale indicava uno strumento militare di rame proprio della cavalleria (in particolare, consisteva in due vasi rivestiti di cuoio e coperti con pelle da tamburo, suonati con due bacchette); Rambelli (1850) sostiene che questa “è voce ripresa come gallicismo, e da sostituirsi con sformato, pasticcio” e Dardi (1981: 59) aggiunge che il passaggio a ‘pasticcio’ sarebbe tardo e indipendente dall’esempio francese.
0.9 Categorie
0.10.1 pastello (s.m.) , pasticcio (s.m.) ,
0.11 DEI; DELIN; GDLI; GRADIT; Nocentini; SC; VEI; Zingarelli 2024. Bognolo 1839; Dardi 1981; Frosini 2009a; Rambelli 1850.
Autore della scheda: Valentina Iosco
Pubblicata il: 31/05/2024
Condizioni accesso: Open Access
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/337