0.1
0.2
0.3
0.4 escalope (1766, Cuoco piemontese; Torino).
0.5
0.6 scalòppa (1817, La cucina casereccia (6ª ed.), ArchiDATA; 1895, DISC, GRADIT, Zingarelli 2023; 1905, DM 1, DELIN; 1966, P. Jahier, Risultanze in merito alla vita e al carattere di Gino Bianchi, GDLI; XX sec., DEI).
escalope (XIX sec., DEI); scaloppina (1883, G.C. Chielli, L'eredità Ferramonti; 1890, GRADIT; 1905, DM 1, GDLI), scaloppino (1890, E. De Marchi, Demetrio Pianelli, DELIN, GDLI); scalòpa (1895, Piccola enciclopedia Hoepli, DELIN; XIX sec., DEI); escalòppa (1918, A. Savinio, Hermaphrodito, GDLI).
0.7 Prestito dal fr. escalope 'modo di approntare il pollame' (FEW 17,83), attestato dal 1691 (TLFi, s.v. escalope).
0.8 L'etimo remoto della parola francese è incerto: potrebbe derivare da écale ‘guscio, squama’, variante dialettale piccardo-normanna di écaille corrispondente all’it. scaglia (cfr. Nocentini s.v. scalòppa, DELIN s.v. scalòppa; von Wartburg colloca la voce sotto un germ. *SKALA, variante di *SKALJA, da cui anche l'italiano scaglia: FEW 17,83). I nostri testi, nei quali la voce occorre quasi sempre al plurale, documentano sia forme non adattate del prestito (escalope), sia forme variamente adattate (con raddoppiamento dell'occlusiva bilabiale sorda: escaloppe; con aferesi della vocale iniziale: scalope e dim. scalopine; con entrambi i fenomeni: scaloppe e dim. scaloppette; con palatalizzazione del nesso iniziale: escialope, scialoppe). Non attestata dal nostro corpus, invece, è la variante maschile scaloppino (dal 1890, cfr. campo 0.6), ma la flessibilità nel genere è una caratteristica non inconsueta negli adattamenti dei francesismi di ambito gastronomico (cfr. ad es. le voci bignè, caramella e caramello). Il DEI registra inoltre anche la variante con occlusiva velare sonora sgaloppa, restringendone la diffusione all'area romana (DEI s.v. scalòppa). Si rileva che nelle due forme alterate, scalopina e scaloppetta, il morfema suffissale sembra essersi lessicalizzato e aver perso la sua funzione diminutiva. Sul versante cronologico, il tipo occorre per la prima volta all'interno della princeps del Cuoco reale e cittadino (non ancora presente nel nostro corpus) nella loc. all'escalope (1724, vd. Iacolare 2022: 1125; la locuzione appare un calco di quella fr. à l'escalope, attestata dal 1691); considerando i contesti del Cuoco piemontese qui riprodotti (1766), si può pensare che la forma sostantivale derivi da un'ellissi della locuzione (attestata d'altronde in fr. prima del sostantivo). Panzini ne registra poi l'ingresso nell'uso all'inizio del XX secolo (s.v. escalope, ma è presente anche la voce scaloppina). Sul piano semantico, i tratti costitutivi e presenti sin dalle prime attestazioni sono il taglio sottile della carne e la sfumatura mediante un liquido durante la cottura. In una seconda fase sembra divenire caratterizzante anche la cottura in burro. Infine, si noti che all'inizio del XX secolo il tipo occorre anche nell'artusiana Spiegazione di voci che, essendo dal
volgare toscano, non tutti intenderebbero (Artusi 1911).
0.9 Categorie
0.11 DEI 1531 e 3367; DELIN 1454; GDLI s.vv. escaloppa, scaloppa; SC; GRADIT; Zingarelli 2023; ArchiDATA; FEW 17,83; Artusi 1911; Iacolare 2022.
Autore della scheda: Salvatore Iacolare
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/131