0.1
0.2
0.3
0.4 provola (Apparecchi diversi, 3 agosto 1524; Lazio)
0.5
0.6 provola (av. 1620, T. Costo, Le otto giornate del fuggilozio [ed. Venezia, 1620]: "Si posero a tavola, e benché avessino del- l’altre cose, pur s’attaccarono alle lasagne, perché la Tita le aveva fatte bene incacciare di buon cacio parmigiano e provole, accioché facessero le fila", GDLI; SC, 'Formaggio di latte di mucca o di bufala, di forma sferica o oblunga, tipico dell'Italia centro-meridionale'; GRADIT; Zingarelli 2023).
0.7 Voce meridionale di etimo incerto; vedi infra.
0.8 La forma provola è attestata nel nostro corpus dal primo quarto del Cinquecento in poi, in due testi napoletani e uno di area laziale, Apparecchi diversi, che registra la prima attestazione fino a ora conosciuta del termine. DELIN ipotizza una derivazione «da pròva, essendo le provature e le provòle in origine pròve o saggi del cacio»; così anche EVLI sostiene si tratti del diminutivo di prova perché confezionato per assaggio e aggiunge: «la provatura laziale, la provola campana, il provolone pugliese hanno tutti la stessa motivazione in quanto rappresentano la prima confezione per provare la bontà della pasta del cacio». Invece, secondo DEI la derivazione dal latino tardo proba 'prova, saggio' è «semanticamente poco convincente. Si potrebbe pensare al gr. probolē' il buttar fuori (probállō) nel senso di produzione, prodotto [...], che avrebbe l'appoggio semantico del fr. svizz. frü «formaggio», rum. frupt cibo di latte (lat. frūctus prodotto, frutto), o nel senso di prominenza (pr. tês kephalês bernoccolo), con allusione al picciolo della provola».
0.9 Categorie
0.10.1
Autore della scheda: Valentina Iosco
Pubblicata il: 31/05/2024
Condizioni accesso: Open Access
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/326