0.1
0.2
0.3
0.4 caso cavallo (Registro SS. Pietro e Sebastiano, 1485; Napoli)
0.5
0.6 caciocavallo (fior. ant. seconda metà sec. XIV, Sacchetti, Trecentonovelle, TLIO), Crusca IV; cacio cavallo (TB, 1812, Gherardini II, GDLI); GRADIT, AIS 1209cp;
chavallo (pis. ant. 1322-51, [1322], Statuti inediti della città di Pisa dal XII al XIV secolo, Breve dell’ordine del mare di Pisa e Ordinamenti aggiunti, TLIO); fior. cavallo (XIV pm., Pegolotti, La pratica della mercatura, TLIO);
cascio cavallo (fior. ant., seconda metà sec. XIV, GabellaPorti, TLIO);
casicavalliu (sic. ant., 1380, Bando di Pace, Doc. palerm., 4, TLIOMat), ven. ant. casecavallo (1477, LEI, via Voc Adamo Rodvila-Giustiniani); casicavallu (XVI sec., Il «Thesaurus pauperum» in volgare siciliano [ed. Rapisarda]); it. merid. ant. casocavallo (de Sicilia) (prima metà sec. XVI, Ricettario, Marzano, ACStoriaCucina 158, LEI), VSES;
caso cavallo (nap. ant. 1512, Scoppa, Spicilegium)
chacicavalli (it. merid. ant., prima metà sec. XV, Lettere De Blasi 109, 13, via LEI ); nap. ant. cacicavalli pl. (1311, Registro Angioino, Pettenati, LN 23,123, via LEI);
cavalcasi (lat. mediev., 1071; LEI, DELIN)
0.7 Etimologia discussa. Composto di cacio e cavallo (LEI)
0.8 La parola ‘caciocavallo’ è attestata nel nostro corpus in maniera pressocché omogenea, a partire dalla fine del XVI sec. e fino alla metà del XIX. La voce è senza dubbio di origine meridionale ed è entrata in italiano precocemente. L’etimologia, ampiamente discussa, resta incerta. Tuttavia, si è concordi nel ritenere la voce composto di cacio + cavallo. Se sul primo elemento del composto, caso, non sussistono dubbi, è sul secondo elemento, cavallo, che le diverse proposte etimologiche divergono. Secondo alcuni, l’elemento cavallo si rifarebbe alla forma di piccolo cavallo assunta in origine dal formaggio, come pratica in uso presso alcune località dell’Italia meridionale. Secondo altri, cavallo si rifarebbe all’usanza di appendere i prodotti caseari ad una pertica per la stagionatura. L’ipotesi più convincente appare tuttavia in Varvaro (VSES) secondo il quale la distribuzione del tipo lessicale anche nei Balcani farebbe pensare ad una origine di cavallo dall’ar. qawalib, pl. di qalib ‘forma, stampo, modello’. Attraverso l’arabo, la parola si sarebbe diffusa in turco (dove però sarebbe italianismo), greco moderno, rumeno e ungherese. In sostanza, si tratterebbe di un composto per reduplicazione di caso + ar. pl. qawalib per etimologia popolare (ma sui dubbi dello stesso Varvaro, si veda ancora VSES; per una sintesi delle diverse proposte etimologiche così come per una discussione critica delle stesse, rimandiamo a LEI, s.v. CASEUS e VSES, s.v. cascavaddu). La voce è ampiamente documentata anche nelle fonti dialettali (per una sintesi si veda LEI, s.v. CASEUS) e trova il suo epicentro tra Campania, soprattutto in area napoletana, dove la prima attestazione per il nap. a. è cacicavalli pl. (1311, Registro Angioino, cit. in Buccheri 2023) e Sicilia (1364-76, Il «caternu» dell’abate Angelo Senisio, Rinaldi 29, 150 e 165). Di area napoletana sono anche le forme con il secondo elemento del composto alterate come nap. casocavalluccio m. ‘caciocavallo’ (LEI, s.v. CASEUS); it. reg. cal. caciocavallini m.pl. ‘caciocavallo di piccole dimensioni’ (1922, LEI, s.v. CASEUS); nap. caso cavalluccio ‘caciocavallo di piccole dimensioni’ (Basile, I.Egl. 618, Stromboli 2013) e nap. casecavallone ‘accrescitivo di casecavallo’ (Rocco).
0.9 Categorie
0.11 LEI, DELI, DELIN, TLIO, Crusca IV, TB, GDLI, GRADIT, VSES, AIS, Rocco, Buccheri 2023: 84-90.
Autore della scheda: Valentina Retaro
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/332