0.1
0.2
0.3
0.4 raviolas (Liber de coquina A, 1308-1314; Napoli); raviuoli (Modo di cucinare et fare buone vivande, Sec. XIV primo quarto; Firenze)
0.5
0.6 raviolo (av. 1388, Antonio Pucci, Rime [Firenze 1775]: "Altre vendono uova con formaggio / per far degli erbolati e delle torte / e raviuoli ed altro di paraggio", GDLI, nel significato di 'vivanda costituita da carni arrostite o lesse e macinate con verdure, oppure da verdure e ricotta pestate, avvolte in piccola quantità in pezzettini di pasta richiusi su se stessi in vario modo, ma prevalentemente in forma quadrata; si mangiano lessi e conditi con sugo e parmigiano o con burro fuso e salvia (ed è specialità di origine ligure-piemontese)'; Crusca I-IV; CA 1, nel significato di 'morselli tondi, o stiacciati, d'erbe battute, incorporate con uova, cacio, ricotta, o altro, e cotte nel piatto con burro"; CA 2; DM 1, nel significato di 'cappelletti'; SC; GRADIT, nel significato di 'involucro di pasta fresca ripieno di carni arrostite o lesse e macinate con verdure oppure di ricotta e verdure: ravioli di magro, di carne, al sugo'; Zingarelli 2023);
raviola (XIII sec., Anonimo genovese [Roma-Torino-Firenze 1873]: "de capon grosi con bone raviole", GDLI, con marche "ant." e "dial.", nel significato di 'raviolo').
0.7 Etimo incerto: vedi commento.
0.8 La voce raviolo (specie nella forma pl. ravioli) è documentata dall'inizio del Trecento alla fine dell'Ottocento. Il raviolo è oggi classificato tra le paste fresche ripiene e le sue varie definizioni nella lessicografia sincronica fanno sempre riferimento all'involucro di pasta, che è invece presenza solo saltuaria nelle ricette più antiche (vedi anche v. tortello in AtLiTeG; ancora Artusi, nella ricetta 63 dedicata ai Ravioli alla genovese, dirà che "i veri raviuoli non si fanno di carne e non si involgono nella sfoglia": cfr. Alba 2023). Diverse sono le fogge e le dimensioni della porzione d'impasto: dalla grossezza di un uovo a quella di una castagna, da lembi di sfoglia distesi a bastoncelli spessi un dito e larghi quattro (vedi contesti in 0.5, suddivisi in base alla dicotomia con pasta/senza pasta). Sulla scorta della più antica attestazione nel lat.mediev.emil. (raviolus sine crusta de pasta: 1281-1288, Salimbene, Sella 1937: 288), il DEI considera la voce d'origine settentrionale; dello stesso parere Devoto 1968, che propone di partire dal lat.mediev. rabiola 'piccola rapa' (con lenizione settentrionale) ma, come osserva Carnevale Schianca (2011: 553), non si chiarisce il riferimento alla rapa, a cui il raviolo potrebbe forse accostarsi per la comune forma della polpettina senza sfoglia. Anche il FEW inserisce raviolle fra i derivati di RAPUM 'rapa' a cui si aggiunge, nella parziale ricognizione del DELIN, l'etimo ravieu 'smerlo' (cfr. Pellegrini 1975: 30) - benché la 'smerlatura' della pasta non sia "elemento indispensabile" (Frosini 1993: 156) - e l'accostamento a ravigiuolo 'varietà di formaggio caprino' (Vollenweider 1964: 418-432). Tra le ultime acquisizioni, merita particolare attenzione la forma ravieles emersa nei ricettari normanni di Martellotti 2024 (pp. 49-58), secondo una trafila meridionale: dalla forma ravoglio, a sua volta derivata dal latino REVOLVERE, poi latinizzata in RAVIOLUS.
0.9 Categorie
0.10.1 agnolotto (s.m.) , anolini (s.m.pl.) , quinquinelli (s.m.pl.) , tortello (s.m.) , tortellino (s.m.) ,
0.11 DEI; DELIN; Nocentini; GDLI; CA 1; CA 2; DM 1; SC; GRADIT; Zingarelli 2023; FEW; Alba 2023; Carnevale Schianca 2011: 553-554; Frosini 1993: 154-157; Martellotti 2024: 56-59; Sella 1937: 288.
Autore della scheda: Francesca Cupelloni
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/428