0.1
0.2
0.3
0.4 burro (Modo di cucinare et fare buone vivande, Sec. XIV primo quarto; Toscana/Firenze).
0.5
0.6 burro (1310, Zucchero Bencivenni, Santà [SLeI 1998]: "E lli dee l'uomo [...] ungnere lo stomaco di burro", TLIO; Crusca I-V; TB, con il derivato burrona; GDLI; CA 1; CA 2; SC; GRADIT; Zingarelli 2023). Circa le fonti dialettali cfr. LEI.
0.7 Dal lat. BŪTῨRUM 'burro' (esito intermedio BUTRUM) attraverso fr.a. bure (DELIN; LEI).
0.8 Il francesismo burro percorre l’intero arco cronologico del nostro corpus, dal Medioevo all'Unità. Se ne riscontra tuttavia la "quasi totale assenza" nei libri di cucina italiani anteriori alla metà del XV sec. (Carnevale Schianca 2011: 95), a significativa eccezione della tradizione dei "XII commensali", nella quale la voce risulta attestata nell'accezione di prodotto d'origine animale e vegetale (vd. sign. 1-2). La mediazione francese appare confermata sul piano storico-culturale dalla mappatura delle cosiddette "regioni del burro" (Montanari 1997: 47), tutte localizzate in Francia (Bretagna, Normandia, ecc.), ad eccezione delle Fiandre. Diversi però i tempi e le modalità attraverso i quali il prestito è giunto negli antichi volgari italiani: le forme toscane e veneziane parlano in favore di un prestito duecentesco dovuto ai contatti commerciali fra Francia e Italia centro-settentrionale (zona di maggiore attestazione nel corpus AtLiTeG), mentre per l’Italia meridionale e la Sicilia le attestazioni tre-quattrocentesche lasciano pensare piuttosto a un angioismo (o a un normannismo?; cfr. LEI). Stando al DELIN, la vittoria del francesismo burro sull’autoctono butirro (vd. butirro) non è stata immediata ma lenta e progressiva, pur avendo con sé l’autorità di Dante, Inf. XVII 63 ("mostrando un'oca bianca più che burro"; cfr. Migliorini 1960: 415, 480); anche secondo Castellani (2000: 124) burro si sarebbe sovrapposto soltanto gradualmente alle due forme indigene butìro e bitùro (forma, quest'ultima, derivata a sua volta da un attestato butùro per dissimilazione della prima u in i). Bitùro sarebbe poi scomparso, mentre butìro, specie nella forma con geminata butìrro, sarebbe rimasto fuor di Toscana fino a tempi recenti, in alternativa a burro (per il romanesco cfr. per es. D'Achille-Giovanardi 2018: 216; su questi e altri tipi autoctoni cfr. LEI).
0.9 Categorie
0.10.1 butirro (s.m.) , butirata (s.f.) ,
0.10.2
0.11 LEI; DEI; DELIN: Nocentini; TLIO; Crusca I-V; TB; GDLI; CA 1; CA 2; SC; GRADIT; Zingarelli 2023; AIS 997; Carnevale Schianca 2011: 95-96; Castellani 2000: 124; D'Achille-Giovanardi 2018: 216; Flandrin 1997: 30; Migliorini 1960: 415, 480; Montanari 1997: 47; Pregnolato 2019: 285; Serianni 2009b: 114; Sgroi 2009.
Autore della scheda: Francesca Cupelloni
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/174