0.1
0.2
0.3
0.4 blanc mangier (Liber de coquina A, 1308-1314; Napoli); blasmangiere (Modo di cucinare et fare buone vivande, Sec. XIV primo quarto; Firenze)
0.5
0.6 biancomangiare (TLIO come voce di rinvio a bramangiere; Crusca III-V nel significato di 'sorta di vivanda di farina e zucchero cotti in latte'; TB; GDLI, anche nella scrizione analitica bianco mangiare, nei significati di 'budino fatto con latte e mandorle rappreso', 'specie di budino a base di pollo tritato e latte' e dial. di 'denominazione calabrese dei bianchétti'; CA 1 nel significato di 'gelatina fatta bianca con lattata di mandorle dolci, e raddolcita con zucchero'; CA 2; GRADIT; Zingarelli 2023);
brangiere (1300-1350, Ordinamenti intorno agli sponsali ed ai mortorii [ed. Firenze 1866]: "intendendosi per vivanda raviuoli overo brangiere o tortellecti", TLIO nel significato di 'pietanza (a base di mandorle) cotta nel latte'); bramangiere (TLIO; Crusca I-IV nel significato di 'manicaretto appetitoso'; GDLI nel significato di 'dolce a base di latte di mandorle'; GRADIT); blanc-manger (DM 1 nel significato di 'voce francese già da antico fatta italiana e classica in biancomangiare, piatto dolce da credenza. Il Manuzzi e il Tommaseo la riportano, e zitti. Il Viani la difende, il Fanfani ci fa una delle sue solite chiacchierate. Il Petrocchi la registra fra le voci antiquate'; GRADIT).
0.7 Etimo incerto; vedi infra.
0.8 Glossato come alba comestio e albus cibus nel latino del Liber de coquina, il lessema biancomangiare (con i suoi adattamenti e fraintendimenti, come gran manciere: vedi supra) è attestato nel corpus AtLiTeG dal Tre all'Ottocento. Si tratta di una preparazione appartenente alla categoria delle pappe addensate che, nella sua versione più documentata, si compone di latte di mandorle, zucchero e farina di riso (sostituita dalla mollica di pane nella variante "non catalana" di Maestro Martino e dalla farina di amido in quella del Messi Sbugo, iperbolicamente denominata diamante: vedi supra). Nelle fonti più antiche ricorrono le radici bla- (blas- nel ms. Ricc. 1071, da blans), bra-, per le quali il DEI ipotizza una derivazione diretta dal fr. blanc-manger, che corrisponde effettivamente alla prima attestazione nel nostro corpus (così anche Möhren 2016: 27-61; per il rapporto con l'allotropo biancomangiare cfr. Lubello 2006: 488-489; per la diffusione del tipo lessicale cfr. LEI-Germ). Di fronte alla presenza di elementi "non bianchi" in alcune varianti della pietanza, Scully (1997: 228-229) pensa alla base lat. blandus da cui blant mengier 'piatto blando', ma l'ipotesi non sembra convincente dal momento che bianco non è soltanto un cromonimo ma ha anche una connotazione dietetica puntuale ('poco condito'), tant'è che il piatto è rubricato nei ricettari medievali francesi tra i cibi per gli ammalati (cfr. Carnevale Schianca 2011: 71). Se le varie ipotesi differiscono per le forme evidenziate come tramiti, la trafila storico-culturale e di conseguenza linguistica sembra invece sufficientemente chiara: "Appare sempre più probabile l’ipotesi della trafila siciliana, cioè che la Sicilia abbia accolto piatti, tradizioni e molte preparazioni della cucina araba (di derivazione persiana: alcuni nomi sembrerebbero calchi, come quello del noto biancomangiare)" (Lubello 2016: 78). La voce sembra infatti presupporre un calco da una base araba o persiana, isfīdhabāj 'brodetto bianco' (cfr. Martellotti 2001: 81; per le nuove risultanze reperite negli antichi ricettari normanni come blanc desirree 'lett. bianco di Siria', cfr. Martellotti 2024: 132-134; AND, s.v.). Alla luce di questi dati, resta dunque da chiedersi se il termine francese sia un italianismo o, piuttosto, se il calco non sia avvenuto in Sicilia, nel normanno di Sicilia, sempre partendo dall’arabo (ringrazio Sergio Lubello per il parere sulla voce).
0.9 Categorie
0.10.1 aarìso (s.m.) ,
0.11 Lei-Germ; DEI; TLIO; Crusca III-V; TB; GDLI; CA 1; CA 2; DM 1; GRADIT; Zingarelli 2023; REW 5292; AND; Carnevale Schianca 2011: 70-75; Castellani 1987: 30; Coluccia 2022: 182-185; Frosini 1993: 143-144; Grieco 1990: 31-33; Laurioux 1989: 45; Lubello 2001: 235-236; Id. 2006: 488-489; Id. 2011: 197-198; Id. 2016: 78; Martellotti 2001: 81, 100-101, 274, 298, 312, 315, 330-331; Ead. 2005: 94-95; Ead. i.c.s.; Möhren 2016: 27-61; Pfister 2007; Rodinson 2001: 264; Scully 1997: 227-228.
Autore della scheda: Francesca Cupelloni
Pubblicata il: 31/05/2024
Condizioni accesso: Open Access
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/129