0.1
0.2
0.3
0.4 vaniglia (Libro di secreti per fare cose dolci, 1748; Sicilia)
0.5
0.6 vaniglia (1676, F. Felini, Risposta dimostrativa che la cioccolata rompe il digiuno, Giovanni Ciarlo, e Compagno, Genova; 1697, Rossebastiano 2014: 89-90; TB, marcata con †; 1965, G. Raimondi, L'ingiustizia, GDLI; GRADIT; SC; Zingarelli 2024, indica la data del 1485, forse per errore);
vainiglia (1671, F. Redi, Lettera a Francesco Urea [da 1809-1811, F. Redi, Opere, 9 voll., Dalla Società Tipografica de' Classici Italiani, Milano]: al pl. "vainiglie"; Crusca III-IV; TB; 1695, L. Magalotti, Lettere sopra i buccheri, GDLI; CA 1: 471, s.v. cioccolata; CA 2: 484 s.v. cioccolata; GRADIT, come var. di vaniglia, marcata di basso uso; Zingarelli 2024); piem. vanilia (Zalli 1830); gen. vainigia, vainilia (Rossebastiano 2014: 89 [da Toso 1993, Gli ispanismi nei dialetti liguri]); venez. vaniglia (Boerio 1829); parm. vanilia (Malaspina 1859); nap. vainiglia (Andreoli 1887); sic. vanigghia (Rossebastiano 2014: 90 [da Michel 1996, Vocabolario critico degli ispanismi siciliani]).
0.7 Dallo sp. vainilla, dim. di vaína ‘baccello’ dal lat. VAGĪNA(M) per la forma a capsula del suo frutto (DELIN).
0.8 Così come il cacao e la cioccolata, anche la vaniglia fu scoperta in Messico dal condottiero Hernán Cortés. Importata in Spagna e diffusasi poi nel resto di Europa, la vaniglia divenne presto uno degli aromi più apprezzati e utilizzati in cucina, e non solo. Il suo successo è testimoniato anche dalle numerose occorrenze nel nostro corpus che, a partire dal ricettario del dolciere siciliano Michele Marceca, documenta le varianti vainiglia e vaniglia, per lungo tempo concorrenti.
L’iberismo è registrato in italiano dalla seconda metà del Seicento. Nel pl. vainiglie compare per la prima volta negli scritti di Francesco Redi. Con specifico riferimento alla sostanza aromatica Rossebastiano (2014: 89-90) indica come fonte il Bacco in Toscana (1685); ma un precedente si rintraccia già qualche anno prima in una lettera di Redi a Francesco Urea datata giugno 1671, riportata da GDLI come primo esempio per l'accezione botanica di vaniglia. La variante moderna vaniglia appare invece in un opuscolo pubblicato a Genova nel 1676 che interviene nella diatriba teologica in merito alla legittimità o meno di consumare la cioccolata nel tempo del digiuno; tale attestazione anticipa di un paio di decenni quella segnalata nei registri dei conti sabaudi da Rossebastiano (2014: 89). Alla luce di questa nuova data, il tramite dal francese vanille, secondo DELIN attestato dal 1693 e non nel 1664, come indicato in altri studi, necessita di ulteriori verifiche. La voce è documentata anche nei dialetti italiani, per i quali si riporta una selezione di attestazioni in 0.6.
0.9 Categorie
0.11 Andreoli 1887; Boerio 1829; CA 1: 471; CA 2: 484; Crusca III-IV; DEI; DELIN; GDLI; GRADIT; Malaspina 1859; Nocentini; SC; TB; Zalli 1830; Zingarelli 2024; Felini 1676: 40; Redi 1811: 87; Rossebastiano 2014: 89-90.
Autore della scheda: Francesca Porcu
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/278