0.1
0.2
0.3
0.4 archemes (Libro di secreti per fare cose dolci, 1748; Sicilia)
0.5
0.6 alchermes (1548, P. A. Mattioli, Il Dioscoride, ArchiDATA; 1567, Ricettario fiorentino, Crusca IV: Lattovaro alchermes di Mesue 'sorta di lattovaro'; Crusca V: 'sorta di rosolio, tinto col Chermes. Dall'arabo al e kirmiz, o kermez, che è il coccus baphica de' Botanici, e anche l'insetto che cresce in quella pianta, e la pasta che se ne fa, e che dà una bella tinta rossa cremisina'; TB: "con questo nome si qualificano certe Preparazioni farmaceutiche, e certi speciali liquori spiritosi colorati di rosso granatino, sia con estratto di chermes sia colla cocciniglia"; 1721, L. Magalotti, Lettere scientifiche ed erudite, GDLI; DM 1: "è il Coceus ibicis L. o Chermes vermilis Planch, insetto affine alla cocciniglia, vivente sopra una quercia sempreverde (Quercus coccifera L.). Le femmine disseccate forniscono una materia colorante scarlatta, detta appunto chermes o alchermes, da taluni it. in alchermisi. Term. zool. e industr. da cui il il nome del noto rosolio, così colorito."; GRADIT; SC; Zingarelli 2024);
alkermes (1618, Documenti delle scienze fisiche in toscana [in 1780, G. Targioni Tozzetti, Notizie degli aggrandimenti delle scienze fisiche accaduti in Toscana nel corso di anni LX. del secolo XVII]: "parere della pietra lazuli, per la confezzione alkermes di Giovanni Mesue", GDLI: XIII, 429 s.v. pietra; GDLI con rimando ad alchermes; GRADIT); alchermisi (DM 1: 12 s. v. alchermes); alchermes 'colorante' (GRADIT nell'accezione 2, marcato TS. chim.: 'corpo essiccato di una specie di cocciniglia, da cui veniva estratto un colorante rosso; il colorante stesso, un tempo utilizzato anche nella preparazione del liquore').
0.7 Sp. alquermes (cat. alquermes, 1460), dall'ar. della penisola iberica qármaz (ar. qírmiz) ‘cocciniglia’, a sua volta dal persiano kirm ‘verme, lombrico’ (DELIN)
0.8 La voce alchermes giunge attraverso la mediazione dello spagnolo alquermes (cat. alquermes, 1460), dall'ar. della penisola iberica qármaz (ar. qírmiz) ‘cocciniglia’, a sua volta dal persiano kirm ‘verme, lombrico’, con riferimento agli insetti da cui si ricavava un colorante rosso. La prima attestazione italiana risale al Dioscoride (1548) con il quale ArchiDATA retrodata la precedente attestazione del Ricettario fiorentino (1567) di DELIN e GRADIT. Nel corpus AtLiTeG la voce è documentata tra Sette e Ottocento, a partire dal Libro di secreti per fare cose dolci (1748) del dolciere siciliano Michele Marceca.
Nata nell’ambito della farmacopea persiana nel IX sec., la ricetta dell'alchermes arriva in Europa durante il medioevo come rimedio medicinale. Nel corso dei secoli il preparato acquista una fama crescente in numerosi paesi grazie ai portentosi effetti terapeutici che gli sono riconosciuti. Col passare del tempo e col variare delle ricette e dei metodi di assunzione, che solo nel XVIII secolo iniziano a prevedere l'aggiunta di alcol, si assiste a un graduale passaggio del preparato dalla farmacopea alla gastronomia (cfr. Butler Greenfield 2007, a cui si rimanda per la storia del referente). L'affermazione in ambito culinario avviene anche grazie ai monaci domenicani dell'Officina della Farmacia di Santa Maria Novella di Firenze, i quali, sulla scia dei monasteri rinascimentali che avevano inventato il Benedictine e lo Chartreuse, nel 1743 crearono e resero celebre il liquore alchermes (ivi: 29), la cui formula viene tradizionalmente attribuita all'allora direttore dell'Officina fra Cosimo Bucelli (cfr. Cipriani 2015: 59). Nel Ricettario de’ segreti della Fonderia de’ Padri di Santa Maria Novella di Firenze Bucelli decanta le straordinarie virtù del liquore, capace di «ravvivare gli spiriti, già lassi e pigri che, posti in maggiore oscillità, possono divertire e consumare e scacciare la cagione di molte malattie» (ibid., da cui è tratta anche la cit. di Bucelli). In epoca postunitaria il liquore figura tra gli ingredienti di alcune ricette della Scienza in cucina e l'arte di mangiar bene (1891) di Pellegrino Artusi, grazie al quale la parola che lo designa, accolta nella forma alkermes, sarà definitivamente consacrata nel lessico culinario italiano (Frosini 2009a: 91).
0.9 Categorie
0.11 ArchiDATA; Crusca IV-V; DEI; DELIN; DM 1; GDLI; GDLI: XIII, 429; GRADIT; Nocentini; SC; TB; Zingarelli 2024; Butler Greenfield 2007; Cipriani 2015: 59; Frosini 2009a: 91.
Autore della scheda: Francesca Porcu
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/166