0.1
0.2
0.3
0.4 cacau (Libro di secreti per fare cose dolci, 1748; Sicilia)
0.5
0.6 cacao (1556, G. B. Ramusio, Navigazioni e viaggi, vol. III, Venezia, Variano 2016: 143; 1595, G. Botero, Delle relationi universali [ed. Baldini, Ferrara], Rossebastiano 2014: 91; 1620, L. Franciosini, Vocabolario italiano e spagnuolo, [VEI], DELIN; 1666, F. Redi, Bacco in Toscana, GDLI; Crusca IV-V; TB; DM 1: 106 s.v. confezione; GRADIT; SC, nel significato 2 'Polvere commestibile, scura, amara, ottenuta dai semi di quest'albero tostati e macinati, ingrediente base del cioccolato'; Zingarelli 2024);
cacap (1556, G. B. Ramusio, Navigazioni e viaggi, vol. III, Venezia "[...] e di cacap, che è un frutto simile alla mandorla, il quale ridotto in polvere l'usano in luogo di vino; e in quella provincia è di tanta stima, che con quello in vece di danari nelle piazze e ne' mercati e in ogni luogo comprano tutte le cose necessarie", Manzelli 1994: 342-343); caccao (1594-1606, F. Carletti, Ragionamenti del mio viaggio intorno al mondo, Variano 2016: 142; Crusca III-IV; TB; av. 1730, A. Vallisneri, GDLI; Zingarelli 2024, marcato come pop.); cacai (pl.) (1595, G. Botero, Le relationi universali [ed. Baldini, Ferrara], Rossebastiano 2014: 90); cacaù (1602, I. Ferro, Trattato de meravigliosi secreti, Porcelli 1989: 433); cacau (1602, I. Ferro, Trattato de meravigliosi secreti, Porcelli 1989: 433); cacaos (pl.) (1615, G.M. Pio, Della nobile et generosa progenie de P.S. Domenico in Italia, Variano 2016: 143; 1697, nei registri contabili sabaudi, Rossebastiano 2014: 91); cachaos (pl.) (1697, nei registri contabili sabaudi, Rossebastiano 2014: 90); caccaos (pl.) (1794, Gazzetta Universale, Variano 2016: 142; TB); per le attestazioni dialettali si rimanda a Variano 2016: 89.
0.7 Dall'azteco cacahuatl, propr. ‘grano di cacao’, attrav. lo sp. cacao (1535) (DELIN).
0.8 La parola cacao arriva in Spagna nel secondo decennio del Cinquecento attraverso le lettere (cartas de relación) che il condottiero Hernán Cortés invia a Carlo V dal Messico, in cui si trova dal 1519. La forma utilizzata da Cortès per indicare il nuovo prodotto è cacap, con bilabiale sorda finale, sulla cui genesi sono state formulate diverse teorie; tra le più recenti quella di Manzelli, che la attribuisce alla pronuncia dell’interprete indigena di Cortés. Attraverso le traduzioni delle lettere di Cortés le forme cacap e cacao giungeranno in Italia (cfr. Manzelli 1994: 338-372, a cui si rinvia per un più dettagliato quadro sulla trafila di ingresso e l'etimologia della parola); ma passerà ancora qualche decennio prima che cacao (e il pl. cacai) compaia in un testo scritto direttamente in italiano, ossia Delle Relationi universali (1595) di Giovanni Botero (Rossebastiano 2014: 90). Qualche anno più tardi Botero fu chiamato a servizio da Carlo Emanuele I, ma la sua presenza alla corte torinese non sembra aver influito sulla diffusione della voce; il forestierismo è infatti documentato a corte per la prima volta quasi un secolo dopo, nei registri delle spese, dai quali si ricavano attestazioni in forma integrale dei plurali sigmatici cacaos e cachaos (ivi: 91-92).
Nel corpus AtLiTeG la voce è documentata dalla metà del XVIII secolo, a partire dal ricettario del dolciere siciliano Michele Marceca. Le numerose varianti rintracciate dentro e fuori il nostro corpus restituiscono incertezze formali durate anche per lungo tempo, che si evidenziano, ad esempio, nell’oscillazione delle grafie con velare semplice e geminata cacao/caccao (quest'ultima variante italiana registrata già dal 1691 dal Dizionario degli Accademici della Crusca e presente in moltissimi testi fino alla fine dell'Ottocento [cfr. Variano 2016: 88-89]) o nei plurali (cacai in Botero, rimasto però isolato, e i pl. sigmatici con -s di origine spagnola), abbandonati nella lingua moderna in favore del sostantivo invariabile (cfr. Rossebastiano 2014: 91-92).
Nell’analizzare gli amerindianismi nei dialetti, Variano 2016: 88-89 rileva che le parole della sfera quotidiana non sempre subiscono cambiamenti: è il caso di cacao, inalterato in Toscana e in molte zone dell’area gallo-italica e veneta, nelle quali si registrano, appunto, cacao e caccao. Lo studioso evidenzia, invece, interessanti cambiamenti in area mediana e in area meridionale intermedia ed estrema, dove segnala forme con fricativa antiiatica. Documenta forme epentetiche con v estirpatrice di iato (cfr. ad es. nap. cacàvo) e, al sud, esiti della variante ottocentesca cacaos, caccaos derivati dal pl. spagnolo (cfr. ad es. sic. e calabr. cacàusu).
0.9 Categorie
0.11 Crusca III-V; DEI; DELIN; DM 1: 106; GDLI; GRADIT; Nocentini; TB; SC; Zingarelli 2024; Manzelli 1994: 338-372; Porcelli 1989: 433-434; Rossebastiano 2014: 90-92; Variano 2016: 88-89; 142-143.
Autore della scheda: Francesca Porcu
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/373