0.1
0.2
0.3
0.4 fermentine (Libro de arte coquinaria [ms. Washington], sec. XV ultimo quarto, Lazio).
0.5
0.6 formentini (1553, O. Lando, Commentario; 1575, M. Savonarola, Libro della natura; XVIII sec., Manoscritto trentino di cucina e pasticceria, Libera 2004); fermentine (1517, G. Rosselli, Epulario).
0.7 Da formento con aggiunta del suffisso -ino, probabilmente per il tipo di farina impiegato per il confezionamento del formato.
0.8 La voce è un derivato di formento, variante metatetica di fromento, attestata in toscano e in area settentrionale (cfr. TLIO, s.v. frumento; cfr. anche Crifò 2016, p. 306 n. 242).
Nel corpus, la parola è attestata esclusivamente nei ricettari di Maestro Martino, in cui è utilizzata come sinonimo di triti. Nel Libro de arte coquinaria (tanto nel ms. Washington quanto nell’Urbinate) è possibile leggere una descrizione del formato di pasta, che si prepara come i succitati maccheroni romaneschi, con la sola differenza dello spessore della pasta, maggiore per le formentine. Come segnalato da Benporat (1990: 23), una prima rappresentazione iconografica del formato si rintraccia nel Tacuinum sanitatis della Biblioteca Nazione di Vienna (per una riproduzione, cfr. Cogliati Arano 1976).
Le più antiche attestazioni della voce, ignorata dalla lessicografia, conducono all’Italia settentrionale. Tra queste si ricorda l’occorrenza del termine nel trecentesco Compendium de naturis et proprietatibus alimentorum di Barnaba da Reggio, in cui è fornita una lista di geosinonimi del sostantivo tria ‘pasta lunga e secca’, tra i quali figura formentini, denominazione diffusa, secondo l’autore, a Reggio Emilia (gli altri sinonimi sono vermicelli in Toscana, oreti a Bologna, minutelli a Venezia e pancardelle a Mantova: Nicoud 1995: 217; il passo è ripreso da Zanini De Vita 2004: 479, ma la stessa autrice, a p. 329, associa erroneamente i formentini alla pastina, proponendo sì l’etimo da frumento, ma con riferimento alla presunta dimensione del formato). Nicoud (1995: 218n) segnala che nella forma fornentinos la voce ricorre anche nei Consilia di Ugo Benzi, mentre Sabban-Serventi (2000: 73) ricordano l’occorrenza di formentini negli Statuta victualium civitatis del 1421.
I contesti tratti dai ricettari di Maestro Martino costituiscono anche i luoghi delle più antiche attestazioni della parola in volgare, accanto cui vanno ricordati i formentini citati nel Commentario di Ortensio Lando (1553: 59r), dove il formato è associato alle lasagnuole e ai pinzoccheri, e i formentini del Libro della natura di M. Savonarola (1575; a p. 8 è documentata la forma fromentini, che denuncia l’appartenenza della voce ai derivati di frumento).
Una torta di formentini è citata ancora in un manoscritto trentino di cucina e pasticceria del XVIII secolo, per il quale cfr. Libera 2004: 254.
La variante maschile, scarsamente attestata nel corpus ma documentata in alcuni testi cinquecenteschi (cfr. campo 0.6 in questa scheda) dovrà forse valutarsi nell'ambito delle frequenti oscillazioni di genere a cui sono sottoposti i termini indicanti formati di pasta (come si può osservare nei contesti proposti, l'oscillazione interessa anche il sost. f. pl. trite, talora indicato come triti o tritti).
0.9 Categorie
0.11 Benporat 1990; Carnevale Schianca 2011; Cogliati Arano 1976; Crifò 2016; Lando 1553; Libera 2004; Nicoud 1995; Sabban-Serventi 2000; Savonarola 1575; Zanini De Vita 2004.
Autore della scheda: Lucia Buccheri
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/258