0.1
0.2
0.3
0.4 frilengotti (Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale, 1549; Ferrara)
0.5
0.7 Etimo non accertato.
0.8 La voce frilengotto e la sua variante frilingotti sono attestate nel nostro corpus a metà del Cinquecento. La sola delle nostre fonti a contenere le tre occorrenze di frilengotti e l'unica di frilingotti è rappresentata dai Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale (1549) di Cristoforo Messi Sbugo. Come osserva Parenti (2015, 78), nell'Opera di M. Bartolomeo Scappi, cuoco secreto di papa Pio V, divisa in sei libri «Bartolomeo Scappi [...] dà anche la ricetta della pietanza, sotto l’intestazione «Per fare, et friggere maccaroni in oglio, liquali dal vulgo sono chiamati Ferlinghotti». Una volta creati gli gnocchi con l'impasto - a base di farina, zucchero e mollica di pane imbevuta di latte di pinoli o di mandorle, olio di mandorle e vino bianco - «frigganosi in oglio, et servanosi con zuccaro sopra». Oltre alla variante frilengotti della prima edizione e frilingotti nelle stampe successive dei Banchetti di Cristoforo Messi Sbugo, Parenti (2015, 79) ricorda che «La stessa variante frilingotti compare in un elenco di «cibi di pasta» stilato da Alessandro Citolini nella Tipocosmia (1561), elenco poi ricopiato da Tommaso Garzoni nella Piazza universale (1585), dove però si legge frilingoti. Il frilingotti del Citolini entra anche nelle due edizioni (1598 e 1611) del dizionario italiano-inglese di John Florio. E un esempio di firlingotto, da intendere probabilmente nel senso culinario, si trova – molto più tardi – nella commedia Le novantanove disgrazie di Pulcinella (1769) del romano Gregorio Mancinelli («volete un firlingotto?»; la battuta è di un giudeo)».
0.9 Categorie
0.11 DEI 1659. Parenti 2015: 65-89.
Autore della scheda: Valentina Iosco
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/251