0.1
0.2
0.3
0.4 vermut (L'Apicio Moderno, 1808; Roma); vermouth (La cuciniera genovese, 1893; Genova)
0.5
0.6 vèrmouth (1773, GRADIT, senza indicare la fonte; SC; Zingarelli 2024); vermut (le fonti di non segnalano l'accento) (1789, F. Paoletti, Opere agrarie, vol 2, GDLI; 1790, F. Leonardi, L'Apicio moderno II, XXVI; 1850, A. Bresciani, L'ebreo di Verona, ArchiDATA; TB: vermut, e più com. vermutte; DM 1: 157 s.v. vermout e vermouth); vermouth (le fonti di non segnano l'accento) (1889, A. Ghislanzoni, Un viaggio d’istruzione. Le acque minerali di S. R., GDLI, senza doc.; DM 1); vèrmut (1891, P. Petrocchi, Novo dizionario universale della lingua italiana: ‘vermutte più spiritoso’', DELIN: “nel 1891, Petr. distingueva tra vermùt, vermutte ‘sorta di vino bianco aromatizzato’ e vèrmut ‘vermutte più spiritoso’”; GDLI, senza doc.; GRADIT come variante di vermouth; SC; Zingarelli 2024); vermùt (1891, P. Petrocchi, Novo dizionario universale della lingua italiana: ‘sorta di vino bianco aromatizzato', DELIN; GDLI, senza doc.; Zingarelli 2024 marcato disus.);
wermuth (1773, C. Villifranchi, Oenologia toscana o sia memoria sopra i vini e inspecie toscani scritta a vantaggio del Paese: "In Toscana, e altrove, è odiernamente molto stimato un certo vino bianco nominato con un vocabolo tedesco ‘Wermuth’", GDLI); vermutt (1808, F. Pananti, Il poeta di teatro, GDLI); vermutti (pl.) (1867, I. Nievo, Le confessioni di un italiano, GDLI); vermutte (le fonti di non segnalano l'accento) (1882, G. Faldella, Assaggiature, GDLI; TB: IV, 1802 s.v. vermut; IV, 1964 s.v. chinato: "vermutte chinato" e IV, 1354 s.v. tamarindato: "Così in Firenze dicesi: Vermutte chinato"; DM 1: 157 s.v. vermout e vermouth: "[...] secondo i toscani vermutte"); vermùtte (1891, P. Petrocchi, Novo dizionario universale della lingua italiana: ‘sorta di vino bianco aromatizzato’, DELIN; Zingarelli 2024 marcato disus); wermouth (1901, A. Cantoni, Scaricalasino. Grotteschi, GDLI); vermout (le fonti di non segnalano l'accento) (DM 1); vermuttino (dim.) (av. 1922, G. Verga, Tutte le novelle, GDLI; Zingarelli 2024); vèrmutte (1951, A. Soffici, L'uva e la croce, GDLI, marcato tosc.; GRADIT come variante di vermouth, marcata reg. tosc.; Zingarelli 2024, marcato tosc.); vermùth (GDLI); vèrmout (GRADIT come variante di vermouth); vèrmuth (GRADIT).
0.7 Dal ted. Wermuth 'assenzio' (DELIN); di origine oscura.
0.8 La voce vermut è documentata nel corpus AtLiTeG nelle forme vermut e vermouth, ancora oggi vitali, in due testi: nell’Apicio Moderno di Leonardi (in cui ricorre sin dalla prima ed. del 1790) e nell’ottava ed. della Cuciniera genovese di Ratto. Se nel nostro corpus sono solo due le varianti presenti, la parola ha conosciuto nel corso del tempo numerosi adattamenti e «una oscillazione accentuale che ha segnato e che in parte segna ancora [...] la storia della parola, sia in italiano sia nei diversi dialetti in cui essa e entrata» (cfr. Telmon 2007: 384 da cui è tratta la cit. e DELIN).
La parola è di inequivocabile origine germanica (Lubello 2022: 176), deriva da Wermuth “assenzio”, termine di origine oscura (cfr. TFLi s.v. vermouth, che documenta la voce dal 1798 nella forma vermout), tuttavia permangono dubbi circa l'ingresso in italiano attraverso la mediazione francese, proposta ad esempio da Panzini, DEI, GDLI, Zingarelli 2024. Sulla questione è intervenuto Telmon ipotizzando che la nuova denominazione “colta” del liquore, già comune nella tradizione popolare e familiare piemontese, sia sorta in Italia alla corte sabauda: «In un ambiente in cui non era certamente difficile assorbire un termine come ted. Wermut "assenzio", attraverso gli ambienti diplomatici, era altrettanto facile che esso venisse piegato – a Torino, però, non a Parigi – alle norme fonologiche e intonazionali del francese locale, coincidenti, in questo particolare caso, con quelle del torinese stesso». A supporto di tale ipotesi intervengono, secondo lo studioso, diversi indizi: la prima attestazione italiana della parola precedente alla prima attestazione francese, il diffondersi della “cultura del vermut” nelle province di Torino, Asti e Cuneo e non in Francia e l’ingresso in italiano della parola in forme ossitone, compatibili sì con una mediazione francese ma veicolate anche dai dizionari dialettali piemontesi (cfr. Telmon 2007: 381-387, la cit. è a pag. 385). Sulla storia del referente si veda Ludovisi 1995.
Data l'importanza che riveste la collocazione degli accenti nella storia della parola, nel presentare la documentazione in 0.6 si è scelto di separare gli omografi per i quali la posizione dell’accento non è esplicitata dalla fonte.
0.9 Categorie
0.11 ArchiDATA; DEI; DELIN; DM 1; GDLI; GRADIT; Nocentini; TB; TLFi; SC; Zingarelli 2024; Leonardi 1790: II, XXVI; Lubello 2022: 176; Ludovisi 1995: 74-83; Telmon 2007: 381-387.
Autore della scheda: Francesca Porcu
Pubblicata il: 31/05/2024
Condizioni accesso: Open Access
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/409