moka s.m.inv. Revisionata

0.1

  1. qualità di caffè molto pregiata proveniente dall'omonima città dello Yemen

0.2

  1. moka -

0.3

caffè moka - Genova 1893; Torino 1899

0.4 moka (L'Arte di convitare, 1851; Milano)

0.5

  1. qualità di caffè molto pregiata proveniente dall'omonima città dello Yemen
    1. L'Arte di convitare (1851 (1ª ed.), Milano) = Occhio e diligenza all’abbrustolimento che non trascenda oltre al dovere: nel qual caso funesto si otterrà una semicarbonizzazione con perdita di tutta la parte aromatica: e, fosse anche moka divino, nel beverlo ci parrebbe un detestabile infuso di peluie di marroni arrostiti. (II.99)
    2. La Cuciniera genovese (1893, 8ª ed., Genova) = DEL CAFFÈ. Ad onta che il Redi abbia cantato nel suo ditirambo: «Beverei prima il veleno «Che un bicchier che fosse pieno «Dell’amaro e rio caffè, fu generalmente provato che questa bevanda fortifica lo stomaco ed il cervello, sollecita la digestione, leva il dolor di capo, rarefà il sangue, abbassa i vapori, reca allegrezza e impedisce il dormire dopo il pasto. Le due migliori qualità del caffè sono il moka e il Portorico. Il moka è il più stimato e il più ricercato, esso si conosce dalla sua forma ordinariamente piccola e quasi rotonda; i grani differiscono fra loro per diversa conformazione; alcuni sono rotondi, altri pialli, altri bislunghi; il suo colore sta fra il giallo e il verdastro: ha un odore soave ed un sapore gentile e molto grato. Il Portorico è di sapore più forte: i suoi grani sono piccoli e leggermente incurvati verso la parte piatta. Vera maniera di fare una buona tazza di caffè. 500. Scegliete caffè Portorico e moka, di buona qualità, e fatelo tostare (brustolî) separatamente, avvertendo di girar continuamente e non tanto (272)
    3. La Cuciniera genovese (1893, 8ª ed., Genova) = quando avrà preso un colore castagno scuro e che suderà, sarà segno ch’esso sarà pienamente tostato; versatelo allora, sempre separatamente in un piatto grande, allargatelo e copritelo con altro piatto affinché non ne svapori l’aroma. Quando sarà freddo, mettete le due qualità in due vasi di lana separati, e macinatelo ogni qualvolta volete farne uso, mescolando due terzi di Portorico ed un terzo di moka. La maniera di ridurlo a bevanda è la seguente: Fate bollire mezzo litro d’acqua; prendete poscia un feltro a modo di cappuccio, di pannolana, mettetevi dentro 50 grammi di caffè e versatevi sopra l’acqua bollente: quando il caffè sarà filtrato, attortigliate in sé stesso il cappuccio e spremetelo fortemente affinché n’esca il più che sarà possibile tutta l’acqua contenente la sostanza del caffè. Riponete questo filtramento in caffettiera, e mettetelo al fuoco affinché si scaldi bene, avvertendo però che non levi il bollore. Versatelo, raddolcitelo con zucchero a vostro piacere, ed avrete una squisita tassa di caffè. (273)
    4. Il piccolo Vialardi (1899, Torino) = Del caffè e modo di prepararlo. — Il caffè è divenuto quasi indispensabile alla società; esso è antifebbrile, corroborante, facilita la digestione, accelera la circolazione del sangue, stimola il sistema nervoso e priva del sonno; usato moderatamente è sanissimo. Il caffè di prima qualità è quello moka di grana piccola, bianca, giallognola; quello della seconda qualità è dell’isola Borbone di grana grossa, biancastra, amendue di buon odore; della terza è della Martinica o di S. Domingo, di color verdastro e di odor erbaceo. Il caffè stato bagnato o tenuto in luogo umido acquista un cattivo odore di romatico; per cui deve esser tenuto in luogo asciutto. (286)
    5. Il piccolo Vialardi (1899, Torino) = Gelato al caffè nero. — Abbrustolite e macinate 2 ettogrammi di caffè moka; posto in una terrina, versate sopra un litro ed un quinto d’acqua bollente e copritelo; venuto quasi freddo, passate chiaro il liquido in modo che ne abbiate un litro chiaro; mischiate ad esso, riscaldandolo, 5 ettogrammi di zucchero bianco; ben fuso lo zucchero, fate gelare come s’è detto sopra al N. 140. (295)
    6. Il piccolo Vialardi (1899, Torino) = sorbetto al caffè all’inglese. — Abbrustolite un ettogramma di caffè moka; gettatelo caldo in un litro metà latte e metà fiore, caldo; venuto freddo, passatelo alla stamigna e formate con questo latte una crema senza droghe nello stesso modo indicato sopra, N. 147; fatela quindi congelare e servitela come s’è detto sopra, N. 140. (298)

0.6 moka (1777, Nota de' Prezzi Corenti delle Mercanzie [...] [riportata in G. Bellosio, Usi, alimentazione e commerci nella Napoli settecentesca, in Appunti di Gastronomia, vol. XXV]: "caffè di Mòka", DI: III, 294; 1825, Cenni storici su il caffè, in Annali universali di statistica, economia pubblica, storia e viaggi, ArchiDATATB: III, 312 s.v. caffè: "caffè moka"; GDLI, con rimando a mocaDM 1: "forma fr. più comune dell' italiana moca"; GRADIT; SC, con rimando a moca; Zingarelli 2024); 
mocca (1824, G. B. Brocchi, Giornale delle osservazioni fatte ne' viaggi in Egitto, nella Siria e nella Nubia: "caffè di Mocca", DI: III, 295; 1826, F. Ottomani, Il costume antico e moderno [in  M. Mancini, Viaggiare con le parole: l'esotismo linguistico in Salgari, 1997], DI: III, 295; 1931, M. Venditti, Il nottambulo delusoGDLI: XIII, 995 s.v. portorico); moca (1850, Dizionario delle invenzioni, origini e scoperte relative ad arti, scienze, geografia, storia, agricoltura, commercio, ec. [...], compilato da Noel, Carpentier, e Puissant figlio. Traduzione dal francese di Angiolo Orvieto: "caffè di Moca", DI: III, 295; TB; 1861-1879,  N. Tommaseo, Dizionario della lingua italianaGDLIDM 1; GRADIT, come var. di mokaSC; Zingarelli 2024, con rimando a moka). 

0.7  Dalla località yemenita, in ar. al-Mukka, luogo di produzione della pianta del pregiato caffè (DELIN s.v. mòca).

0.8 La voce proviene dalla località yemenita al-Mukka (DELIN; nella grafia Ar. al-Mukhā/ al-Makhā / al-Mokhā per DI: III, 294). La prima attestazione italiana della voce nell'accezione qui considerata si rintraccia nella loc. caffè di Moka in un documento commerciale: una nota che reca i prezzi delle merci presenti sulla piazza napoletana relativa alla settimana dal 2 all’8 novembre 1777 (cfr. Bellosio 1996: 83). Nel corpus AtLiTeG moka è documentato nella seconda metà dell’Ottocento, a partire dall’Arte di convitare di Giovanni Rajberti. Si tratta di una varietà di caffè molto pregiata e apprezzata, come si evince dall'attributo divino impiegato da Rajberti e dalle descrizioni di Ratto e Vialardi in 0.5, nonché dal costo tre volte superiore rispetto ad altri tipi di caffè che ricaviamo dalla nota riportata da Bellosio. I repertori lessicografici registrano il vocabolo nelle varianti moca e moka, documentando, sul piano semantico, le accezioni di 'qualità di caffè', di 'bevanda' e la più recente, novecentesca, di 'caffettiera', nata in seguito all'invenzione della caffettiera moka. Anche DELIN riporta entrambe le forme ma registra le accezioni poc’anzi menzionate s.v. moca; s.v. moka fa invece riferimento al marchionimo, neologismo, specifica, facilmente entrato anche nei dialetti. 

0.9 Categorie

0.10.1 caffettiera (s.f.) ,

0.11 ArchiDATA; DEI; DELIN; DI: III, 295; DM 1GDLI; GRADIT; Nocentini; SC; TB: III, 312;  Zingarelli 2024; Bellosio 1996: 83.  


Autore della scheda: Francesca Porcu

Pubblicata il: 31/05/2024

Condizioni accesso: Open Access

Licenza di utilizzo: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/deed.it

Copyright: AtLiTeG

Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/324