0.1
0.2
0.3
0.4 cafettiera, caffettiera (Cuoco piemontese,1766; Torino)
0.5
0.6 caffettiera (1711, L. Magalotti, DELIN; 1750, C. Goldoni, La bottega del caffè, GDLI; CA 1; CA 2; Crusca IV-V: 'vaso in cui si fa bollire il caffè tostato, e polverizzato per farne bevanda; Crusca V aggiunge: [...] oggi più comunemente detto bricco; e dicesi pure così il vaso, dal quale si mesce il caffè'; TB nell'accezione 2; nell'accezione 1 'moglie del caffettiere'; DM 1: 58 s.v. bouilloir; GRADIT; SC; Zingarelli 2024).
0.7 Der. di caffè (dal turco qahve, a sua volta dall'ar. qahwa) (DELIN); ma vedi anche commento.
0.8 Caffettiera è registrata tra i derivati di caffè da DELIN e Nocentini; quest’ultimo specifica che la voce si è formata sul modello del fr. cafetière (dal 1690, cfr. anche DEI e TFLi). Nel corpus AtLiTeG il termine è attestato a partire dal Cuoco piemontese perfezionato a Parigi (1766), come noto traduzione rimaneggiata de La cuisinière bourgeoise di Menon (1746), dove l’adattamento trova sostegno nel tramite dialettale (Quaglino 2015: 127). La voce veicolata dal ricettario piemontese circola tra Sette e Ottocento insieme a diversi geosinonimi, come bricco o cuccuma, verso i quali è invece sbilanciata la lessicografia coeva (ibid.).
Nella distribuzione attuale delle voci concorrenti, fotografata dalla carta ALI V, 456 ‘bricco di caffè’, forme riconducibili a caffettiera prevalgono in Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria, nel versante occidentale della Lombardia, in Sicilia e Sardegna; forme riconducibili a cuccuma in area lombarda, veneta, emiliana e romagnola, mentre bricco è documentato quasi solo in Toscana, dove è voce prevalente, se si eccettuano scarse attestazioni di cuccuma; si unisce a questi anche cioccolatiera prevalente, invece, in area meridionale intermedia e meridionale estrema. Anche il nostro corpus documenta l’interessante sovrapposizione semantica di caffettiera e cioccolatiera, sulla quale forse potrebbero aver influito le fattezze (cfr. Carena 1846 s.v. cioccolatiera) e la simile destinazione d’uso dei due strumenti, entrambi impiegati per scaldare e/o preparare bevande aromatiche e corroboranti, quali caffè e cioccolata.
Alla popolarità del caffè sono legate le numerosissime macchinette per la preparazione della bevanda inventate e brevettate in Francia nel corso dell’Ottocento; tra queste anche la caffettiera di Harel descritta da Cavalcanti, composta da tre parti: un contenitore superiore in cui si versa l’acqua che attraversando un filtro con il caffè passa in un contenitore intermedio, messo a bagnomaria in un terzo contenitore posto sul fuoco in modo che il caffè possa essere anche infuso a freddo e scaldato senza bollire (cfr. Leone 1999: 103, anche per un excursus sui diversi modi di preparare il caffè).
Nel corso del Novecento l’evoluzione tecnologica della caffettiera porta un’evoluzione linguistica: in relazione all’invenzione della moka Bialetti Setti (2017: 301) osserva infatti: «questo nuovo strumento ha richiesto una sua denominazione: caffettiera, originariamente il ‘recipiente in cui si fa bollire il caffè tostato’, dopo l’invenzione della Bialetti, è passata a indicare quasi esclusivamente quella particolare ‘macchinetta’, la macchinetta per il caffè appunto, espressione che ben presto ha affiancato e, in larga parte, sostituito quella di caffettiera».
0.9 Categorie
0.10.1 cioccolatiera (s.f.) ,
0.11 ALI V, 456; CA 1; CA 2; Crusca IV-V; DEI; DELIN; DM 1: 58; GDLI; GRADIT; Nocentini; SC; TB; TLFi; Zingarelli 2024; Leone 1999; Quaglino 2015: 127; Setti 2017: 300-301.
Autore della scheda: Francesca Porcu
Pubblicata il: 31/05/2024
Condizioni accesso: Open Access
Licenza di utilizzo: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/deed.it
Copyright: AtLiTeG
Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/392