0.1
0.2
0.3
0.4 casciata (Libro de la cocina, sec. XIV secondo terzo; Toscana sud-orientale).
0.5
0.6 cassata (1348, Senisio, Declarus [ed. Palermo, 1955]: "panis cum caseo recenter conmistus, qui dicitur cassata", TLIO nel significato di 'torta di formaggio'; GDLI; DM 1 nel significato di 'nome siciliano dato ad una specie di torta dolce'; SC nei significati di 'torta siciliana di ricotta con canditi e cioccolato a pezzetti' e di 'gelato a forma di fetta di torta, fatto di crema e panna con canditi'; GRADIT; Zingarelli 2023);
caciata (TLIO nel significato di 'torta salata a base di cacio, con verdure e in crosta'); caciatella (GRADIT nel significato di 'formaggio tipico del Veneto'); venez.a. casciata; sic.a. cassata; ven.merid. (vic.) casáta; corso caciata; abr. casata; abr.occ. (Introdacqua) kašátə (LEI nel significato di 'vivanda a base di cacio; focaccia ripiena di cacio'); trent.or. (primier.) katsáda (LEI, nel significato di 'pasto a base di prodotti caseari appena fatti offerti sul posto ad amici'); palerm.or. (Polizzi Generosa) cassata (LEI nel significato di 'crosta ripiena di cacio fresco o di ricotta'); APiem. (Bra) cassata; abr. cassata; dauno-appenn. (Sant'Àgata di Puglia) cassèta; it.reg.pugl. cassata; cal.merid. cassata; sic. cassata (cfr. LEI nel significato di 'torta dolce di pan di Spagna con ricotta e canditi, di forma circolare').
0.7 Etimo incerto; vedi infra.
0.8 La voce casciata è documentata nel corpus AtLiTeG nel Tre-Quattrocento esclusivamente in area tosco-mediana, all'interno delle due più antiche filiere testuali (federiciana e dei "XII commensali"); ottocentesca è invece cassata. Il problema etimologico che pone è noto. Secondo il DELIN, l'it.centr. casciata (cfr. lat.mediev.fabr. casiatam 'pasticcio di cacio': 1190, Sella 1944: 132) e il merid. cassata sono voci diverse, venute a coincidere formalmente; per contro, il LEI riprende la spiegazione unitaria di Pellegrini (1981: 185), che pensa a una mediazione araba in Sicilia del lat. *caseata come è accaduto per casearia 'caciaria'. A un arabismo schietto – dall'ar. qaṣ'a 'stoviglia' – pensano Amari (1872: 92) e, sulla sua scia, De Gregorio e Seybold (1903: 232), DEI e, più di recente, Martellotti (2020), che parla di prestito passato attraverso le cucine dei normanni di Sicilia ("il risultato è a tutti gli effetti una qaṣ'a in pasta morbida, e il dolce che se ne elabori potrà a buon diritto chiamarsi cassata, come crostata da crosta"), ma l'ipotesi è definita "improbabile" da De Blasi (2022: 123: "Lungo il percorso dell’arabismo sussistono [...] difficoltà più ingenti rispetto a quella di spiegare il passaggio da casciata a cassata"). Tutta romanza è invece la proposta di Varvaro (1986: 184-185, poi VSES; ripresa da De Blasi 2022), secondo il quale cassata sarebbe un prestito due-trecentesco da casciata (der. da cascio) con -ss- ipercorretto e successiva metamorfosi da salato a dolce a partire dal Cinquecento (passaggio che resta difficile da spiegare ab ovo, tant'è che i diversi dizionari interpretano diversamente la voce cassata in Senisio: vedi supra), mostrando "un'evidente connessione tra Sicilia e Italia centrale" forse per tramite dei francescani (ibid.).
0.9 Categorie
0.11 LEI; DEI; DELIN; Nocentini; TLIO; GDLI; DM 1; SC; GRADIT; Du Cange; Sella 1944: 132; VSES; Amari 1872: 892; De Blasi 2022; De Gregorio-Seybold 1903: 232; Faccioli 1966: 45; Martellotti 2020; Möhren 2016: 282; Pellegrini 1981: 185; Rapisarda 2007: 250; Ruggiano 2015; Varvaro 1986: 184-186.
Autore della scheda: Francesca Cupelloni
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/418