0.1
0.2
0.3
0.4 civerio (Liber de coquina A, 1308-1314; Napoli)
0.5
0.6 cibreo (Crusca I-V; TB; GDLI, nel significato di ‘piatto toscano fatto con uova frullate, interiora e creste di pollo, sale e pepe’; CA 1; CA 2; GRADIT, nell'accezione gastr. di ‘antico piatto toscano a base di rigaglie di pollo’; Zingarelli 2023);
civèo (1360-1363, Libro di spese del monastero di Santa Trinita di Firenze [ed. Firenze, 2003]: "per sapa per fare un civeo con una lievre che fu presentata a messer l'abate s. iiij.o", TLIO nel significato di 'preparato culinario a base di carne e cipolle'); civero (TLIO nel significato di 'tipo di condimento fatto di cipolla, vino, aceto, mollica di pane e altro in cui cuocere una pietanza'); civet (DM 1; SC; GRADIT; Zingarelli 2023); fior.a. civeio, civeo; orv.a. civieri; tosc. cibreo; piem. sivé; lomb.occ. (aless.) ssivé Parnisetti, trent.occ. (Montagne) sivé; fior. cibreo; pis. cibreo, pist. (Valdinievole) cibreo, amiat. (Radicofani) cibrè, sen. cibrè, ciprè (cfr. LEI).
0.7 Etimo incerto: vedi infra.
0.8 La voce cibreo e le sue varianti sono attestate nel nostro corpus dal Tre all’Ottocento. Di difficile individuazione il discrimine semantico fra 'pietanza' ('sorta di cipollata o spezzatino alla cipolla') e 'condimento' ("intingolo semplice, ma delicato e gentile" lo definirà Artusi, "opportuno alle signore di stomaco svogliato e ai convalescenti": cfr. Artusi 2010: 288). GDLI, GRADIT e Zingarelli 2023 recano ad es. la definizione di 'piatto toscano'; così anche il Nocentini ('piatto tipico toscano, fatto di rigaglie di pollo cotte in salsa d’uovo con brodo e limone') che, recuperando l'etimo proposto dal Prati (1942: 48-49), rinvia al fr.a. civé ‘intingolo con vino e cipolle’, der. di cive ‘cipolla’. Anche il LEI annovera la voce tra i prestiti culinari francesi (in part., gli antichi civ(i)ero e civiro discenderebbero dal fr. civier, con cambio di suffisso; ottocentesco, invece, il prestito non adattato civet); dello stesso parere Frosini (1993: 166), che parla di gallicismo in margine alla forma civeio fornita dal Libro della Mensa. A un passaggio attraverso il francese pensa anche Martellotti (2001: 247; 2024: 175, con ampi riscontri nell'anglonormanno: cfr. AND, s.v. civé), che per le forme civero, civiero ipotizza però un calco sull’arabo baṣalīya transitato per la Sicilia normanno-sveva (il che renderebbe forse ragione della precoce attestazione nei ricettari federiciani). Le varie ipotesi etimologiche sono state recentemente passate in rassegna da Parenti (2010: 6), secondo il quale "tra i diversi concorrenti civé, attestato dal XIII secolo col valore di 'ragoût (surtout de lièvre, de chevreuil) cuit dans du vin avec des oignons' (FEW II, p. 591, s. v. cepa), è il solo ad essere dotato di una concretezza storica che permetta di verificare la bontà del suo accostamento con cibreo". Quanto alla presunta toscanità del termine, secondo lo studioso un gallicismo di questo tipo non stupirebbe per la Firenze del tempo, dove risultano "già recepiti nomi di condimenti come burro e mostarda o una pietanza come il bramangiere" (Parenti 2010: 7). Resta tuttavia da spiegare la b di cibreo, forse per incrocio con altro lessema.
0.9 Categorie
0.11 LEI; DEI; DELIN; Nocentini; TLIO; Crusca I-V; TB; GDLI; CA 1; CA 2; DM 1; SC; GRADIT; Zingarelli 2023; Du Cange; Alessio 1941: 37; 1964-1965: 247-248; Artusi 2010: 288; Carnevale Schianca 2011: 166-167; Martellotti 2001: 247; 2005: 142-143; 2024: 175; Migliorini 1944-45: 96; Möhren 2016: 215; Faccioli 1987: 24, 67; Frosini 1993: 66; Parenti 2010; Schweickard 2007: 268.
Autore della scheda: Francesca Cupelloni
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/372