0.1
0.2
0.3
0.4 fiaduni (Libro B, Sec. XIV-XV; Italia mediana).
0.5
0.6 fiadone (1276-1300, Fiore [ed. Milano, 1984]: "Alose o tinche o buoni storioni, / torte battute o tartere o fiadoni: / queste son cose d'âquistar mi' amore", TLIO, nel significato di 'sorta di dolce'; anche nella loc. fiadone di miele; TB; GDLI, anche nell'accezione di ‘dolce trentino ripieno di mandorle, rum e sciroppo d’amarene'; 'dolce pasquale abruzzese consistente in una sfoglia ripiena di uova con formaggio o ricotta’; GRADIT, nel significato di ‘dolce con mandorle, rum e sciroppo d'amarena, tipica specialità trentina’ e di ‘focaccia pasquale con ripieno di uova e formaggio tipica dell'Abruzzo’; Zingarelli 2023).
0.7 Dal lat. tardo FLADONEM, dal germ. *flado 'focaccia, torta schiacciata' (DELIN, s.v. flan 1).
0.8 Il germanismo fiadone e il derivato fiadoncello sono attestati nel nostro corpus dal Tre al Cinquecento. Secondo il DEI la voce fiadone è passata come prestito ai dialetti centro-meridionali nel senso generico di 'torta', variamente confezionata secondo le regioni (la più antica attestazione si rintraccia, in effetti, nel Liber quoquine mediano o Libro B: vd. supra); ciò sembra essere avvenuto in tempi antichi per diretto tramite germanico, come ipotizza il FEW e come dimostra il radicamento delle forme dialettali e la fonetica (fi-, -d-). In particolare, l'alterato fiadoncello è annoverato da Arcamone (1994: 775) tra le parole che appartengono al lascito longobardo. All'Italia mediana rinviano anche le più antiche attestazioni latine medievali: cfr. per es. fladone ‘pasticcio di ricotta, cacio e uova’ in un documento farfense del XII sec. (Sella 1944: 241); il gastronimo è registrato da Telmon 1990 fra gli abruzzesismi del lessico alimentare ed è proprio nell’uso regionale abruzzese che sopravvive un significato affine a quello antico, spec. della cucina rinascimentale (dove il fiadone diventa un vero e proprio "emblema di ghiottoneria": Carnevale Schianca 2011: 232): 'focaccia o torta rustica ripiena d’uova e formaggio', una delle golosità della panarda, il banchetto festivo in onore di vari santi popolari (in part. pasquale: vd. supra). Diverse sono invece le accezioni moderne riscontrabili nella lessicografia dialettale dell'Italia settentrionale – dove compaiono preparazioni regionali come il fiadò bresciano ‘cialda avvolta a guisa di carroccio’ (Pellizzari 1759: 119) e il fiadone trentino ‘impasto di mandorle e sciroppo d’amarena’ (vd. supra) –, con una divaricazione semantica fra significato dolce (Nord) e salato (Sud) affine a quella rilevata per gastronimi come bozolato.
0.9 Categorie
0.10.1 buccellato (s.m.) ,
0.10.2
0.11 DEI; DELIN; Nocentini; TLIO; TB; GDLI; GRADIT; Zingarelli 2023; Du Cange; FEW; TLFi; Arcamone 1994: 775; Boström 1985: 44; Carnevale Schianca 2011: 231-232; Di Lello-Stanziani 1990: 207sgg.; Farè 1972: 3344; Mammarella 1986: 51; Pellizzari 1759: 119; Robert 1982: 85; Russo 2001: 177; Sella 1944: 241; Telmon 1990: 265; Volpi 2020: 237-238.
Autore della scheda: Francesca Cupelloni
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/380