0.1
0.2
0.3
0.4 tagliarelli (Apparecchi diversi, 3 agosto 1524; Lazio)
0.5
0.6 tagliarello (1595, J. Florio, A wordle of wordes, GDLI; [al pl.] 1640, Oudin, DELIN; 1839, I. Cavalcanti, Cucina teorico-pratica; GRADIT; voce diffusa, con diversi adattamenti, soprattutto in Campania, ma anche nei dialetti di area meridionale e meridionale estrema cfr. AIS c. 992cp ‘i tagliatelli’, pp. 712, 750);
tagliariello (XV-XVI secolo, Farsa dello sposo risanato, p. 276: «Per certe cose fice costiune, / ca volea macharune et vermicelli, / et supra tagliarielli con lo caso», DESN; Puoti 1841 nel sign. di 'paste tagliate in piccoli pezzi, che più comunemente si usano per farne minestra'; Andreoli 1887 nel sign. 'pasta da minestra di metà larghezza delle tagliarelle'); tagliarella (1772 [1587] Annonaria urbana edicta [Prammatiche, 1772, I p. 230]: «Vermicellari, che non vendano i vermicelli, maccaroni, e tagliarelle bagnate, o umidi, ma asciutti», DESN s.v.; 1887, Andreoli s.v.).
0.7 Der. di tagliare; vedi infra.
0.8 In AtLiTeG, la voce si rintraccia esclusivamente in testi che presento una patina linguistica riferibile all'area campana. L'attestazione più antica è all'interno di Apparecchi diversi, testo redatto da Antonio Camuria il 3 agosto 1524 e collocato geograficamente nel Lazio (il ms. è stato redatto a Nerola), sebbene la lingua sia meridionale, e riconducibile probabilmente alla Campania; tale attestazione retrodata la voce di oltre un trentennio, giacché il primo esempio finora noto riferito dal GDLI è all'interno del vocabolario italiano-inglese di Florio. Tuttavia, il testo non consente di stabilire con certezza il referente; se il primo esempio qui riportato (v. campo 0.5., contesto n. 1, p. 17v) pare riferirsi ad un tipo di pasta, meno perspicuo risulta essere il contesto che segue: "Et poy fariti la pasta con zucaro et uno poco de greco et oglio fino dintro, et latte de amendole o pignie. Et depo stenderiti una pectola, et ta gliatella ad modo de tagliarelli et fri gitelli; et pigliati uno poco de biete et specie fine, zoè candella et tocte altre specie con zucaro o mele, et pi stat li dicti tagliarelli con le bieti et mescatele con le supradicte cose. Et depo fariti le pastitelle o turta o che ve piace". Nuove ipotesi potranno essere fornite dall'edizione a cura di Carolina Stromboli, di prossima pubblicazione.
Sempre nei testi della banca dati di AtLiTeG, la voce è poi accolta nella Cucina teorico-pratica di Ippolito Cavalcanti, in cui troviamo anche la variante dialettale tagliarielli, sin dalla prima edizione del 1839 (in AtLiTeG la 7a ed. del 1852); tagliariello, derivato del verbo taglià più il suffisso -(a)riéllo ( vedi DESN: 497 s.v. [Buccheri]), è di area napoletana e "rappresenta il tipo autoctono per indicare [...] un tipo di pasta che, a differenza di altri realizzati con la trafilatura, si otteneva tagliando l’impasto in strisce lunghe e sottili" (Vedi DESN s.v.).
All'interno dell'appendice intitolata Cucina casereccia in dialetto napoletano, inoltre, la voce è attestata anche al femminile, tagliariella, con metafonesi, che si alterna una sola volta alla variante tagliarella. Il sostantivo femminile, secondo quanto riferito in DESN [Buccheri], deriverebbe dal verbo taglià con il suffisso -(a)rèlla e "Il significato di ‘formato di pasta’ potrebbe essersi sviluppato a partire da quello di ‘striscia di tessuto’ (cfr. in italiano fettuccia ‘striscia di tessuto’ > ‘pasta’), documentato in napoletano con specifico riferimento al ‘nastro usato come fregio applicato all’uniforme militare’ [...], sebbene la cronologia delle attestazioni sembri suggerire una derivazione inversa" (vedi DESN 2023: 493 [Buccheri]).
0.9 Categorie
0.10.1 tagliarelle (s. f. pl. v. tagliarelli s.m.pl.) , tagliatelli (s. m. pl.) , tagliatelle (s. f. pl.) ,
0.10.2 AIS; Andreoli 1887; DELIN; DESN; GDLI; GRADIT; Puoti 1841.
Autore della scheda: Monica Alba
Pubblicata il: 31/05/2024
Condizioni accesso: Open Access
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Copyright: AtLiTeG
Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/395