0.1
0.2
0.3
0.4 fruttiere (L'Apicio, 1647; Bologna)
0.5
0.6 fruttiera (1598, Inventario di Alfonso II d'Este, GDLI; 1729, L. Bellini, La Bucchereide, TB; Crusca V; CA 1; CA 2; DM 1: 498 s.v. trionfo da tavola; GRADIT; SC; Zingarelli 2024).
0.7 Der. di frutta (< lat. frūctus -ūs con desinenza in -a del nome collettivo) (Nocentini).
0.8 La voce fruttiera è formata dal sostantivo frutta con l’aggiunta del suffisso -iera, che concorre alla formazione di nomi di strumenti, inclusi i sostantivi che designano "vasellame da cucina, contenitori atti a conservare o servire i cibi cui rimandano i rispettivi nomi di base"(Grossman-Rainer 2013: 229). La parola, attestata per la prima volta in italiano nel 1598 nell’Inventario di Alfonso II d’Este, compare nel corpus AtLiTeG cinquant’anni più tardi, a partire dall’Apicio. La fruttiera documentata nei nostri esempi è di varie fogge e destinata a portare in tavola diversi tipi di prelibatezze: nel Seicento fruttiere d’argento dorate ed effigiate ripiene di confetture, canditi o confetti impreziosiscono le tavole dei banchetti descritti nell’Apicio e nella Risposta di Carlo Fontana; nell’Ottocento Luraschi vi serve la crema al limone e Cavalcanti, nelle indicazioni sul modo di servire a tavola, consiglia fruttiere a due piani per disporre la frutta da servire al dessert.
0.9 Categorie
0.11 CA 1; CA 2; Crusca V; DEI; DELIN; DM 1: 498; GDLI; GRADIT; Nocentini; SC; TB; Zingarelli 2024; Grossman-Rainer 2004: 229.
Autore della scheda: Francesca Porcu
Pubblicata il: 31/05/2024
Condizioni accesso: Open Access
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Copyright: AtLiTeG
Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/271