0.1
0.2
0.3
0.4 truffoli (Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale 1549, Ferrara).
0.5
0.6 struffolo (1638, A. Frugoli, Pratica e scalcaria, Buccheri 2023; 1851, L. Settembrini, Lettere, GDLI; 1920, F. Verdinois, Ricordi giornalistici, GDLI; 1965, C. Bernari, Per cause imprecisate, GDLI; GDLI, GRADIT; Zingarelli 2023); strofilo [?] (av. 1595, T. Tasso, Intrighi d'amore, «Bisogna aver cento braccia, dugento mani e quattro cento piedi per servir la padrona. Mi manda a vedere se venisse in casa lo strofilo o il strongolo, non me ricordo bene», GDLI); nap. struffole (Galiani 1789); abr. e mol. štrùffǝlǝ (DAM); strúffuli (VDS); nap. struffolo (D'Ascoli).
0.7 Probabilmente da struffo 'batuffolo' (DEI).
0.8 La parola struffolo, impiegata generalmente al plurale, è attestata a partire dal XVI secolo. Si tratta di voce di probabile irradiazione romana, come sembrano suggerire alcune delle più antiche occorrenze del gastronimo. Le sue origini sono state lungamente dibattute: secondo Alessio 1957: 75 la voce deriverebbe dall’osco *tūfer, corrispondente al lat. tūber ‘escrescenza, protuberanza’ (ipotesi difficile da accettare per la datazione tarda di struffolo); GDLI propone un improbabile gr. στρογγύλος ‘rotondo’, con chiaro riferimento alla forma degli struffoli (ma si noti che secondo alcune fonti questi dolcetti dovevano essere confezionati a forma di dadino); Nocentini, infine, richiama il longobardo *strupf ‘strofinaccio’ «passato a indicare i dolci di Carnevale per la loro forma irregolare, con procedimento analogo ai corrispondenti roman. frappa e tosc. céncio» (la datazione bassa delle attestazioni della voce, tuttavia, non parla a favore di un’origine diretta dal longobardo). La questione etimologica, ancora insoluta secondo DELIN e secondo Aprile 2015, che invita a «mantenere aperta la possibilità di una base onomatopeica o espressivo-imitativa», potrebbe trovare soluzione nella strada aperta da DEI, secondo cui struffolo sarebbe derivato di struffo ‘batuffolo’ (a sua volta derivato dal longobardo *strupf con valore di ‘cosa asportata dal suo complesso’, direttamente o attraverso il verbo strofinare), attestato almeno dal XV secolo (cfr. DEI). Il valore gastronomico della voce potrebbe essere sviluppo secondario del significato di ‘batuffolo, spec. per levigare le statue’ della parola struffo, giunto a Roma dalla Toscana (con questo valore, struffoli è ne Le vite de’ più eccellenti pittori scultori e architettori del Vasari, pubblicato nel 1550). La motivazione sarebbe da ricercare nella forma del dolcetto e ha paralleli nei toscani batuffoli ‘gnocchi di polenta morbida’ e matuffi (lucch.) ‘id.’, segnalati in Goidanich 1914: 63.
La voce, progressivamente abbandonata a Roma, è ininterrottamente attestata in napoletano a partire dal Cunto de li cunti di G.B. Basile (av. 1632) ed è presente già nella seconda edizione della Cucina teorico-pratica di Ippolito Cavalcanti, non accolta nel corpus AtLiTeG (cfr. Buccheri 2023). Essa gode di buona vitalità nel capoluogo campano e in Italia meridionale, area a cui è ricondotta dai dizionari dell’uso (cfr. GRADIT e Zingarelli 2023).
La variante struscioli, documentata già nella prima edizione dell’Apicio Moderno del Leonardi, si spiega forse con rimotivazione verso strusciare ‘sfregare’, con probabile riferimento alla modalità di preparazione.
0.9 Categorie
0.10.2 cicerchiata (GRADIT).
0.11 DEI 3661; DELIN; Nocentini; GDLI; GRADIT; Zingarelli 2023; Alessio 1957; Aprile 2015; Buccheri 2023; DEDI; Goidanich 1914.
Autore della scheda: Lucia Buccheri
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/376