0.1
0.2
0.3
0.4 frappe (Singolar dottrina, 1560; Firenze)
0.5
0.6 frappa (1790, Francesco Leonardi, Apicio Moderno; 1931, Alfredo Panzini, Dizionario Moderno, DELIN; 1950, Alfredo Panzini, Dizionario Moderno, GDLI; 1969, Vaccaro s.v.; GRADIT; Zingarelli 2023: "nome usato in Emilia per il cencio").
0.7 Dal fr. frape, d'etimo incerto (DELIN).
0.8 La voce è attestata nel nostro corpus a partire dal Cinquecento, anticipando di molti secoli la cronologia dei documenti riportati dalla lessicografia moderna (vedi campo 0.6.; le impressioni del Vocabolario degli Accademici della Crusca [III-V] e il TB registrano la voce solo nel sign. di 'Trincio de' vestimenti', mentre il TLIO documenta il lemma nel significato più antico di 'imbroglio'). Stando alle testimonianze relative al corpus AtLiTeG, le frappe - oggi tipici dolci di Carnevale variamente denominati a seconda dell'area locale - fanno la loro prima apparizione nella Singolar Dottrina di Domenico Romoli e giungono, con varianti nella composizione e nella denominazione, fino ai testi ottocenteschi.
La ricetta di base vede, sin dal Cinquecento, la presenza di tre ingredienti principali: farina, uova e zucchero. Dalle prime testimonianze emerge anche la canonica forma a nastro, più o meno largo; a variare, semmai, è il modo in cui le frappe sono presentate: nella Singolar Dottrina, le strisce - arrotolate intorno a un fuso - prendono la forma di una ruota (vedi campo 0.5. n. 2), mentre nell'Apicio Moderno sono annodate e attorcigliate. Meno evidente, invece, è il referente veicolato dallo Scalco prattico, in cui la ricetta compare solo in un elenco di pietanze. Di lungo corso anche il metodo di cottura, che prevede la frittura nello strutto, burro o olio, e la finitura attraverso l'aspersione di miele o di zucchero.
La denominazione richiamerebbe la forma, simile a quella di uno straccio (fr. antico frape 'straccio'); tale motivazione abbraccia, del resto, altre denominazioni geograficamente differenziate, basti pensare al toscano cencio o al veneziano galano. Bisogna aggiungere, tuttavia, che almeno dal Quattrocento, la voce comincia a circolare anche nel significato di 'ciancia, imbroglio' (e così il verbo frappare, che deriva dal sostantivo, il quale, per l'appunto, è documentato anche nel significato figurato di 'parlare a vanvera'), che è alla base di altri geosinonimi più moderni come chiacchiere e bugie.
La forma flappa, che si registra nell’Apicio Moderno e nella Nuovissima cucina economica, potrebbe essere un ipercorrettismo riferibile al primo autore (Colia 2010-2011: ), ma non si esclude che si tratti di una variante vera e propria: VEI e DEI riportano l'ipotesi, da entrambi tuttavia esclusa, dell'origine di flappa da FALŬPPA da cui dipenderebbe anche frappa (frappa < *flappa, *falappa,*faloppa da FALŬPPA).
La collocazione geografica dei testi, in prevalenza ricondotti all'area laziale e toscana, coincide - infine - con la distribuzione geografica moderna del tipo frappa, secondo quanto riferiscono le indagini più recenti (Coveri 2008: 100; Paoli 2014).
0.9 Categorie
0.10.1 grostolo (s.m.) , nastrata (s.f.) , pappardella (s. f.) ,
0.11 DEI; DELIN; GDLI; GRADIT; Nocentini; VEI; Vaccaro 1969; Zingarelli 2023; Coveri 2008; Paoli 2014.
Autore della scheda: Monica Alba
Pubblicata il: 31/05/2024
Condizioni accesso: Open Access
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Copyright: AtLiTeG
Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/208