0.1
0.2
0.3
0.4 arista (Liber coquine, Sec. XV; Italia meridionale)
0.5
0.6 arista (1287, Registro del convento di SS. Annunziata dei Servi di Maria in Firenze [ed. Firenze, 1998]: "It. per j arista di porcho e per v lib. per una torta, s. xiij", TLIO nel significato di 'taglio del maiale macellato, prelevato dalla schiena'; Crusca I-V nel significato di 'la schiena del porco'; Crusca IV aggiunge la loc. mangiar l’arista lessa 'in sentim. disonesto'; TB; GDLI nel significato di 'schiena e lombo del maiale'; CA 1; CA 2; DM 1 con la definizione di 'voce fiorentina registrata dal Petrocchi fra le voci italiane: indica la schiena, il lombo del maiale'; SC; GRADIT; Zingarelli 2023 nel significato di 'schiena del maiale macellato cotta arrosto, specialità della cucina toscana'); pist.a. arista (di porcho); fior.a. arista; pist. pésce d'àrista 'filetto di maiale' (cfr. LEI).
0.7 Dal lat. ARĪSTA 'barba della spiga' (LEI).
0.8 La voce arista è documentata nel corpus AtLiTeG nel Quattro-Cinquecento e nell'Ottocento, esclusivamente in testi fiorentini e meridionali; più tardo l'allotropo resta, che conserva il significato già latino di 'spina del pesce' (vedi resta in AtLiTeG). Secondo DEI e DELIN, arista è voce del sostrato mediterraneo passata attraverso una tradizione indigena, come mostrerebbe la conservazione dell'accento prelatino; il DELIN riporta l'aneddoto pseudoetimologico degli entusiasti vescovi greci convenuti nel 1439 al Concilio di Firenze, i quali, assaggiata la pietanza, avrebbero esclamato arista, arista 'buona, buona!' (a determinare l'inconsistenza della spiegazione basterebbero le testimonianze già duecentesche di arista: vedi supra e cfr. Frosini, 1993: 68; Ead. 2009: 81; Ead. 2014: 25, alla quale si rinvia anche per la responsabilità dell'Artusi nella diffusione dell'aneddoto, che cita l'episodio nella Scienza in cucina: Capatti 2010: 384-385). Riprendono la spiegazione aneddotica Beccattini e Timpanaro (1980: 30-40), che pensano a un grecismo gastronomico – dal gr. áristos '(la parte) migliore' – portato a Roma da cuochi e macellai venuti dall’Oriente in epoca tarda dal momento che l'accento gr. è conservato. Ma, come osserva Nocentini, l'accento sdrucciolo potrebbe spiegarsi col fatto che la voce provenga da una fonte scritta; così anche il LEI, che per le forme con a e i conservate parla di latinismo. Quanto al significato culinario di 'spina del maiale', si tratta, probabilmente, di una metafora che la associa alla spina del pesce e alla spiga del grano; già in sede fonistorica si registra peraltro l'incrocio di ARISTA/*ARESTA col preromanzo *LISCA/*LESCA (FEW), al quale si deve ricondurre anche il tipo prevalentemente settentrionale resca, attestato nell'Opera di Scappi (vedi resta in AtLiTeG). Sul piano più generale, il termine è stato più volte riconosciuto come particolarmente emblematico del precoce statuto di Fachsprache della lingua del cibo, essendo interessato da un tipico fenomeno di specificazione merceologica: ha infatti "sempre avuto un significato più 'culinario' che 'anatomico'" (Frosini 2009: 81).
0.9 Categorie
0.10.1 resta (s.f.) ,
0.11 LEI; DEI; DELIN; Nocentini; TLIO; Crusca I-V; TB; GDLI; CA 1; CA 2; DM 1; DISC; GRADIT; Zingarelli 2023; FEW; Beccattini-Timpanaro 1980: 30-40; Capatti 2010: 384-385; Casapullo 1999: 154-155; Frosini, 1993: 68; Ead. 2009: 81; Ead. 2014: 25; Pregnolato 2019: 225-226.
Autore della scheda: Francesca Cupelloni
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/179