0.1
0.2
0.3
0.4 ofella (Libro de arte coquinaria [ms. Washington], 1498; Lazio)
0.5
0.6 offella (av. 1472, DEI; prima metà XVI sec., Nocentini; Crusca III-V; TB; GDLI, nel significato di 'piccola pasta dolce, confezionata con diversi ingredienti in varie regioni italiane, specie settentrionali (ed è, in partic., caratteristico dolce trentino, dove è di pasta frolla con ripieno composto di mandorle tritate'); GRADIT, nel significato primario di 'spec. al pl., pasticcino' e secondario di 'sett. piccolo dolce formato da due dischetti sovrapposti di pasta frolla ripieni di marmellata o marzapane e cotti in forno'; Zingarelli 2023, anche nel significato di 'focaccina dolce, di pasta sfoglia').
0.7 Dal lat. OFFĔLLA(M), diminutivo di ŎFFA(M) 'focaccia di farro' (Nocentini).
0.8 La voce offella e le sue varianti sono attestate nel nostro corpus a partire dall’ultimo quarto del XV secolo a indicare inizialmente una ‘pasta sottile ripiena […]’, poi anche una preparazione ‘dolce a base di pasta sfoglia farcita e piegata su sé stessa’. Le varianti al singolare, offella e ofella, contano solo sei attestazioni, tutte comprese tra la fine del Quattrocento e il primo decennio del Cinquecento, in tre testi: Libro de arte coquinaria, Libro de arte coquinaria e Libro de cosina. Dunque, è proprio alla fine del XV secolo che la parola offelle entra nel lessico culinario come varietà di pasta ripiena. Lo spessore della pasta, si legge nell’Anonimo Catalano, dovrebbe essere «sottile come quella da fare lasagne», e ci si può dar sopra «colore giallo di zafrano ho di qualunche altro colore che ti piacesse» (e in tal caso possono essere dette offelle alla milanese); per il ripieno, invece, raccomanda «buon chacio parmigiano (che non sia troppo vecchio) e uno pocho d’altro chacio fresco [...] bianchi d’uova, della uva passa integra, della cannella, del zenzevero e uno pocho di zafarano» (cfr. anche Carnevale Schianca 2011: 446). Il ripieno può anche essere a base di altri ingredienti, come nel caso del biancomagiare del Libro dello scalco (1609), o della marmellata, crema o ricotta dell’Apicio moderno (1807-1808). Anche la modalità di saldatura della pasta attinge al lessico delle paste ripiene: Scappi nell’Opera (1570) propone di chiudere l'offella «nel modo che si fa i tortelli». Per le offelle dei Banchetti di Messisbugo resta il dubbio che possa trattarsi più che di paste ripiene, di focaccine dolci; Ricotta (2023: 315) propone, infatti, il significato di ‘sorta di focacce impastate con burro e formaggio’ (cfr. anche Catricalà 1982: 181). Il significato più tardo rintracciato nel corpus di riferimento è quello di ‘dolce a base di pasta sfoglia farcita e piegata su sé stessa in vari modi’: le offelle possono essere «tagliate collo sperone a guisa di mezze lune» o si può porre «la metà della pasta sopra l’altra metà a guisa di libricciolo» assomigliando così a dei calzoni (vd. L’Apicio Moderno), o ancora «Le uffelle potrete ancora farle, con tagliare dei quadrucci di pasta sfoglia, metterci in mezzo il ripieno, e poi saldare i quattro pizzi uniti insieme per tutto» (vd. La Nuovissima Cucina Economica).
0.9 Categorie
0.11 Crusca III-V; DEI 2630; DELIN 1062; GDLI; GRADIT; EVLI 773; TB; Zingarelli 2023. Carnevale Schianca 2011; Catricalà 1982; Ricotta 2023.
Autore della scheda: Valentina Iosco
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/231