0.1
0.2
0.3
0.4 oglia putrida (Opera, 1570; Roma).
0.5
0.6 olla podrida (DM 1, citato anche dal GDLI; GRADIT; SC);
oglia pudrida (1609, G. Della Porta, La chiappinaria, GDLI; 1669, V. Mattei, Teatro nobilissimo di scalcheria, p. 11); oglia podrita (1669, V. Mattei, Teatro nobilissimo di scalcheria, p. 138; 1694, A. Latini, Lo scalco alla moderna, p. 394, «oglia podrita, alla italiana, in forma di montagna»); ogliopotrida (av. 1642, G. Galilei, GDLI); oglia podrida (av. 1646, M. Buonarroti il giovane, GDLI; TB; av. 1729, A. M. Salvini, VEI; 1891, P. Petrocchi, Nòvo dizionàrio universale della lingua italiana); oglia putrida (1669, V. Mattei, Teatro nobilissimo di scalcheria, p. 117; av. 1735, N. Forteguerri, Capitoli, TB; 1891, P. Petrocchi, Nòvo dizionàrio universale della lingua italiana; XVIII sec., Salvini, DEI; GDLI, senza documentazione); oglia potrida (1669, V. Mattei, Teatro nobilissimo di scalcheria, p. 92); oglia putrita (seconda metà XVII sec., Ricettario di cucina di San Martino delle Scale [Palermo], Rapisarda-Spadaro-Musso 2007: 313; 1694, A. Latini, Lo scalco alla moderna, p. 417); nap. oglia potrita (1993, F. D'Ascoli, Nuovo vocabolario dialettale napoletano); oglia putrida (GDLI, senza documentazione); olla potrida (GDLI, senza documentazione).
0.7 Dallo sp. olla podrida.
0.8 Le tante varianti della voce sono da ricondursi al composto spagnolo olla podrida, la cui prima attestazione è data dal DCECH agli inizi del XVI secolo. Olla significa 'pentola', e proviene dal lat. ōlla, variante popolare di aulla ‘pentola senza anse’ (cfr. anche DELIN e NOCENTINI); il significato letterale di podrida, participio di podrir, dal lat. putrēre, è invece 'impudrita'.
Il referente è ben noto: designa un piatto eccezionalmente ricco, dalla consistenza simile a quella di un minestrone, che mescola carne, salsiccia, erbe, legumi e spezie cuocendoli insieme, per lungo tempo, in una pentola. Non è invece trasparente la semantica del composto: podrida, in accordo con olla ma riferito al suo contenuto, potrebbe denotare il risultato della lunga cottura a fuoco lento, che porta gli ingredienti a disfarsi; oppure, ed è questa l'ipotesi sostenuta dal DCECH, ad essere pertinente è una peculiare accezione di podrìdo, propria del linguaggio familiare, ossia 'molto pieno, traboccante' - significato metaforicamente traslato da 'verminoso', e quindi 'imputridito'.
La pietanza ebbe straordinario successo nel Seicento, in Italia e non solo, come dimostrano anche il calco strutturale fr. pot-pourri (TLFi) e l'attestazione di olla podrida nell'inglese sin dal 1590 (OED). Nel corpus AtLiTeG le occorrenze si addensano nel XVII secolo, ma la voce è attestata anche nel Settecento, nello specifico ne Il cuoco reale e cittadino (1791); nell'Ottocento si rintracciano invece diverse occorrenze di oglia alla spagnuola, pietanza che riprende la mescolanza di ingredienti caratteristica dell'olla podrida, che non vengono però stracotti. La forma gode ancora oggi di una certa vitalità, come dimostra la sua documentazione nel GRADIT e nel SC.
0.9 Categorie
0.10.1 podrito (agg.) , podrita (s.f.) , oglia alla spagnuola (s.f.) ,
0.11 D'ascoli 1993; DCECH; DEI; DELIN; DM 1; GDLI; GRADIT; NOCENTINI; OED; Petrocchi 1891; SC; TB; TLFi; VEI; Latini 1692-1694: 394, 417; Mattei 1669: 11, 92, 117, 138; Rapisarda-Spadaro-Musso 2007: 313.
Autore della scheda: Giovanni Urraci
Pubblicata il: 31/05/2024
Condizioni accesso: Open Access
Licenza di utilizzo: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/deed.it
Copyright: AtLiTeG
Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/320