0.1
0.2
0.3
0.4 podriti, podrite (Lo scalco prattico, 1624; Roma)
0.5
0.7 Dallo sp. podrido, part. pass. di podrir 'marcire'.
0.8 Nel corpus AtLiTeG le occorrenze di podrito sono esclusive di Lancellotti, mentre la loc. agg. in putrida è attestata nel solo Leonardi e nel ricettario della SS Annunziata di Firenze; il valore aggettivale, al di fuori del composto olla podrida (e sue varianti), è riportata dal solo GDLI, che lo documenta con riferimento a Lo scalco prattico, e non è stato possibile individuare occorrenze di in putrida al di fuori dell'Apicio moderno.
La specifica accezione gastronomica di podrito scaturisce dal composto sp. olla podrida, penetrato in Italia sin dal 1570 (B. Scappi, Opera) e che designa un piatto, dalla consistenza simile a quella di un minestrone, composto di carne, salsiccia, erbe, legumi e spezie cotti insieme, per lungo tempo, in una pentola. Il significato letterale di podrida, participio di podrir, dal lat. putrēre, è 'impudrita'. Nel contesto del composto podrida, in accordo con olla 'pentola' ma riferito al suo contenuto, potrebbe denotare il risultato della lunga cottura a fuoco lento, che porta gli ingredienti a disfarsi; oppure, ed è questa l'ipotesi sostenuta dal DCECH, ad essere pertinente è una peculiare accezione di podrido, propria del linguaggio familiare, ossia 'molto pieno, traboccante' - significato metaforicamente traslato da 'verminoso', e quindi 'imputridito'. L'etimologia di in putrida è la stessa, ma si dovrà ipotizzare un calco semantico piuttosto che un prestito.
Propriamente, l'agg. podrito descrive pietanze, in primo luogo pasticci, composti di carne, legumi, verdure e altri ingredienti disfatti da una lunga cottura, e ridotti quindi a una consistenza più o meno densa. Per estensione, l'aggettivo descrive però anche piatti, in particolare insalate, che mescolano e variamente amalgamano tanti ingredienti vari e differenti, senza necessariamente stracuocerli; un uso peraltro coerente con l'immagine evocata nei parlanti dalla pietanza spagnola e, quindi, con l'accezione di olla podrida come 'guazzabuglio, accozzaglia, congerie' (GDLI).
0.9 Categorie
0.10.1 podrita (s.f.) , oglia putrida (s.f.) ,
0.11 DCECH; GDLI.
Autore della scheda: Giovanni Urraci
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/Vocabolario/474