0.1
0.2
0.3
0.4 bisca (B. Stefani, L'arte di ben cucinare, 1662, Mantova).
0.5
0.6 bisque (1775, Cuoco piemontese, Thomassen 1997; 1854, G. Vialardi, Trattato di cucina, ArchiDATA; 1961, GRADIT; 1963, A. Arbasino, Fratelli d'Italia, GDLI Suppl. 2004).
0.7 Dal s.f. fr. bisque, attestato dal 1651 (Thomassen 1997: 77).
0.8 L'etimo remoto del tipo è ignoto (FEW 21,488); il LEI non lo riconduce né alla famiglia del longob. *biskazzōn 'accumulare denaro' (LEIGerm 1,846), né alla radice romanza *bisk-/*pisk- 'dondolare, girare, muoversi' (LEI 6,86-87). La prima attestazione della parola in italiano, nella forma adattata bisca, è pressoché coeva a quella del tipo in francese, il che sembra invitare a valutare con maggiore attenzione l'ipotesi del prestito. Su biscia, hapax con questo significato, si può segnalare che la forma occorre già nella princeps del Cuoco reale e cittadino (1724, p. 410). Più tarda è la circolazione del prestito non adattato bisque, non attestato dal nostro corpus ma presente in una stampa del 1775 del Cuoco piemontese («Bisque di pesci: così detta una sorta di Zuppa fatta con Gambari [...]»: Thomassen 1997: 77) e tuttora di una certa vitalità (cfr. GDLI Suppl. 2004 s.v. bisque, Thomassen 1997 l.c., e il corpus CoLiWeb). Le attestazioni più recenti del tipo designano come referente, quasi all'unanimità, la zuppa di crostacei.
0.9 Categorie
0.11 GDLI Suppl. 2004. GRADIT. ArchiDATA. FEW. CoLiWeb. Thomassen 1997.
Autore della scheda: Salvatore Iacolare
Pubblicata il: 31/05/2024
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Copyright: AtLiTeG
Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/140