0.1
0.2
0.3
0.4 farinata (Libro de la cocina, 1366; Toscana sud-orientale)
0.5
0.6 farinata (av. 1288, Registro di Entrata e Uscita di Santa Maria di Cafaggio: "al sopriore per una pollastra per lo provinciale e farinata e zuchero, questo dì p[agato], s. ij. p.", TLIO, che indica i significati di 'minestra di farina stemperata e cotta in un liquido (acqua, brodo, ecc.)' e 'pastone a base di farina per gli animali domestici'; Crusca I-V; TB, 'vivanda fatta d'acqua e farina, usata da' poveri uomini e da' contadini'; GDLI, anche come 'zuppa di pane'; SC; GRADIT, nel significato principale di di 'sottilissima focaccia a base di farina di ceci' e in quello secondario di 'minestra a base di farina cotta nell’acqua o nel latte'; ArchiDATA).
0.7 Da farina (DELIN).
0.8 La voce farinata è diffusa nel nostro corpus a partire dal secondo terzo del XIV secolo, quando compare nel Libro de la cocina, testo di area toscana sud-orientale. Dal Medioevo all’indomani dell’Unità d’Italia, l’ingrediente base della farinata nella maggior parte dei casi è la farina di grano, di granoturco o orzo. Tra le ricette dedicate alla dieta per ammalati nel Libro de la cocina è annoverata la farinata per l'infredati a base di adragante, zucchero, farina e acqua. Un piatto altrettanto leggero e adatto alla dieta dei malati si trova nel Trattato della cura delle malattie: «La dieta si è farinata d'orzo e di farro e pane lavato». SC e GRADIT specificano che la farinata è intesa, in alcune regioni italiane, come una minestra a base di farina, mentre in Liguria come una focaccia molto sottile a base di farina di ceci. L’uso della farina di ceci nel Mediterraneo è assai diffuso, «basti pensare ai falàfel ‘polpette di ceci’ mediorientali e alle panelle fritte palermitane […]» (Coveri 2011: 206). La farinata intesa come il popolare piatto della cucina genovese e ligure a base di farina di ceci, acqua, sale e olio non rientra tra le definizioni in quanto è attestata solo nel 1863, nella Cuciniera genovese di Giovanni Battista Ratto e del figlio Giovanni ed è molto diffusa con questo significato dall’Unità in poi, come conferma la consultazione del corpus VODIM. Come mette in evidenza Coveri, la ricetta standard con le sue varianti ha come epicentro la Liguria centrale e orientale: «nel Savonese si usa anche, in percentuale al 90%, la farina di frumento: farinata di grano o bianca, detta anche turtelassu; ad Alassio turta, con propaggini nell’Imperiese (frisciolata […], nel Basso Piemonte (belecàuda), in Lunigiana e Garfagnana, nella Toscana marittima (cecìna), sino a Massa Carrara (calda calda) e a Livorno (torta [di ceci], cinque e cinque perché si consumava assieme a focaccia o pane a 50 centesimi la fetta) […]» (2011, p. 205-6).
0.9 Categorie
0.11 ArchiDATA, CA 1, CA 2, Crusca I-V, DEI 1599, DELIN 561, EVLI, GDLI, GRADIT, TLIO, TB, SC, Zingarelli 2023.
Coveri 2011: 205-208.
Autore della scheda: Valentina Iosco
Pubblicata il: 31/05/2024
Condizioni accesso: Open Access
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/257