0.1
0.2
0.3
0.4 rete (Ricc1071, 1325; Firenze).
reticella (Cuoco napoletano, 1500; Napoli).
0.5
0.6 rete (1370 ca.-1461, G. Chellini da San Miniato, Le ricordanze, GDLI; 1441-1494, M.M. Boiardo, Le storie di Erodoto Alicarnasseo volgarizzate, GDLI; XV sec., B. Bellincioni, Rime, DEI; 1550, G. Vasari, Le vite, GDLI; 1560, D. Romoli, La singolare dottrina, GDLI; seconda metà XVII sec., Ricettario di San Martino delle Scale, Rapisarda-Spadaro-Musso 2007).
rede (XIV sec., Guglielmo da Saliceto, Chirurgia, DELIN; XIV-XV sec., Bruno da Longobucco, Chirurgia Magna volg., Ventura 2020).
reticella (fine XIII sec., Bibbia volg., GDLI; XIV sec., Libro della cucina, DEI; seconda metà XVI sec., G.A. Dalla Croce, Cirugia universale, GDLI; 1854, G. Vialardi, Trattato di cucina, GDLI).
redesèlla (XIV sec., Guglielmo da Saliceto, Chirurgia, DELIN); redisèlla (XIV sec., Guglielmo da Saliceto, Chirurgia, DELIN).
0.7 Il tiro deriva dal sost. lat. f. e m. rēte(m), di origine oscura (Nocentini, DELIN, s.vv.). Semerano 1994: 545, proponendo riscontri con l'arabo (rtġ 'chiudere', rtq 'rattoppare'), l'ebraico (rātam 'legare stretto') e l'accadico (retûm 'fermare, assicurare, saldare'), postula una base semitica dal significato 'stringere, legare stretto, inserire, rinchiudere'.
0.8 Come conferma la documentazione, nel significato 'omento' il tipo ha larghissima diffusione (DELIN, s.v. rete), anche nei suoi derivati. Ventura 2020: 587 riporta che «in tale accezione, si tratta di una voce di provenienza veneta», rinviando al DEI; Alessio, tuttavia, è meno assertivo, e pur invitando al confronto con il veneto redesèla 'reticolo' si limita a constatare come il significato in questione non sia latino (DEI 3235). Indubbiamente a una diffusione in area settentrionale, in ogni caso, è da ricondurre sul piano fonomorfologico la ricorrente lenizione dell'occlusiva dentale in posizione intervocalica (rede, gradicella, gradisella, redesela), che in alcuni casi si estende fino al grado zero (raisella, raixella). Nella voce è stato considerato derivato di rete e incluso tra la documentazione anche il tipo radicella: il passaggio da -e- ad -a- fu spiegato in Prati 1968 con un incrocio con radisa, raisa 'radice'. Invece, il tipo gradicella 'omento', pur essendo verosimilmente collaterale a quello radicella, è stato lemmatizzato a parte. Relativamente alla documentazione esterna, si segnala come l'occorrenza trecentesca nel Libro della cura delle malattie, riportata in TB e GDLI sulla scorta di Crusca 3, non sia attendibile: il testo è infatti uno dei noti falsi rediani (cfr. Volpi 1915). Alcune attestazioni in latino medievale sono invece in Sella 1937: 290: «extracta coradella de capretto... apponere redexellam integralo eiusdem... capretti ad ipsam coradellam» (Ravenna, XV secolo), «nec ponere aliquam redesellam vel grassam unius bestie super aliquo cosseto alterius bestie, quam vendere voluerit» (Reggio, 1501). Per quanto riguarda il significato 3, infine, si trovano riscontri in CA 1: 451.
0.9 Categorie
0.10.1
0.11 DEI 3235. DELIN 1352. Nocentini. Crusca 1-4. TB. GDLI. CA 1: 416. GRADIT. Zingarelli 2023. Prati 1968. Rapisarda-Spadaro-Musso 2007. Sella 1937. Semerano 1994. Ventura 2020. Volpi 1915.
Autore della scheda: Salvatore Iacolare
Pubblicata il: 31/05/2024
Condizioni accesso: Open Access
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Doi: 10.35948/ATLITEG/Vocabolario/454