0.1
0.2
0.3
0.4 lardieri (Libro de arte coquinaria, ultimo quarto del XV sec.; Lazio e Toscana)
0.5
0.6 lardiero (fine XV sec., Carnevale Schianca, s.v. brodo lardiero; GDLI; TB; 1561, A. Citolini, Tipocosmia, p. 505; 1586, T. Garzoni, La piazza universale di tutte le professioni del mondo, p. 700; 1648, V. Tanara, L'economia del cittadino in villa, p. 124; seconda metà XVII sec., Ricettario di cucina di San Martino delle Scale [Palermo]; 1834, Tramater, Vocabolario universale italiano; 1836, G. Manuzzi, Vocabolario della lingua italiana; 1841, Il felsineo. Giornaletto settimanale; 1857, F. Zanotto, Vocabolario metodico italiano; 1873, R. D'Ambra, Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri).
0.7 Etimologia discussa; vedi commento.
0.8 Lardiero potrebbe essere un agg. denominale, derivato da lardo; oppure, come sostiene il GDLI, potrebbe trattarsi di un prestito dallo sp. lardero. In ogni caso, l'etimologia remota sarà lat. lārdu(m) (< lāridum) (DELIN).
Nel corpus AtLiTeG l'agg. lardiero occorre esclusivamente nel composto brodo lardiero (e sue varianti): lo si trova attestato già in Maestro Martino ed è documentato per tutto il XVII sec., quando scompare dai ricettari probabilmente quale conseguenza dell'affermarsi del nuovo gusto francese; interrogando altre fonti è tuttavia possibile individuare ulteriori occorrenze sia di lardiero sia di brodo lardiero ancora per tutto l'Ottocento, anche se quasi esclusivamente in opere lessicografiche (se ne riporta una selezione in 0.6).
Dietro la continuità delle occorrenze si può però intravedere una progressiva evoluzione del referente, e una conseguente generalizzazione del significato di brodo lardiero. Inizialmente, infatti, brodo lardiero pare designare una ben specifica preparazione, riservata alla selvaggina e caratterizzata non solo dall'impiego del lardo per insaporire il brodo ma anche del vino, usato sia per lavare la carne prima della cottura sia per lessare la carne stessa (Carnevale Schianca 2011: 90); progressivamente, la ricetta si fa meno stringente e il nome viene adottato per indicare, più in generale, un brodo insaporito con il lardo e/o con carne grassa, impiegato per differenti scopi. Il punto di svolta potrebbe essere Messi Sbugo: non solo nei vari passaggi della ricetta da lui proposta non è previsto, per la prima volta, il lavaggio della carne con il vino, ma ci si serve persino della carne vergellata, e quindi striata di grasso, al posto del lardo tagliato a dadi. Anche nel Libro dello scalco (1609) di Cesare Evitascandolo la ricetta differisce dalle versioni più antiche, principalmente perché non riservata alla sola selvaggina e perché la carne non viene lavata.
0.9 Categorie
0.11 D'Ambra 1873; DELIN; GDLI; Manuzzi 1836; Tramater; Zanotto 1857; Carnevale Schianca 2011: 90; Tanara 1648.
Autore della scheda: Giovanni Urraci
Pubblicata il: 31/05/2024
Condizioni accesso: Open Access
Licenza di utilizzo: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/deed.it
Copyright: AtLiTeG
Doi: 10.35948/ATLITEG/Vocabolario/444