0.1
0.2
0.3
0.4 sietta (Trinciante, 1581; Venezia)
0.5
0.6 sietta (1581, V. Cervio, Il Trinciante [in Arte della cucina, a cura di E. Faccioli, vol. II, 1966], GDLI);
a(s)sieta (1684, C. Nascia, Li quattro banchetti destinati per le quattro stagioni dell'anno, Petrolini 2005: 7 nell'accezione di 'disposizione dei piatti in tavola'); asietto (1684, C. Nascia, Li quattro banchetti destinati per le quattro stagioni dell'anno, Petrolini 2005: 7 nell'accezione di 'disposizione dei piatti in tavola'); assiette (1999, Corriere della sera-Vivi Milano, GDLI Suppl. 2009 nell'accezione di 'piatto freddo a base di salumi e formaggi'; GRADIT nell'accezione di 'piatto freddo a base di salumi e formaggi'); assiette anglaise (GDLI Suppl. 2009, senza doc., nell'accezione di 'piatto di carni fredde assortite, di solito accompagnate da sottaceti'; 1989, GRADIT senza fonte, nell'accezione di 'piatto di carni fredde assortite, di solito accompagnate da sottaceti'); piem. sièta ‘vaso quasi piano, che si tiene davanti nel mangiare a tavola; tondino’; asièta ‘tegame’; sieta ‘piatto; recipiente in terracotta’; sietina ‘piattino’ (LEI).
0.7 Dal fr. assiette (LEI), di etimo incerto.
0.8 La voce sietta è un prestito cinquecentesco dal fr. assiette (dal 1507) che continua nel piemontese (LEI). L'etimo remoto è incerto, per TLFi (s.v. assiette 2) è probabile l'ipotesi di Meunier secondo il quale la voce deriva da assĕdita participio passato femminile sostantivato di adsĕdere formato su sedeo; assĕdita tratto dal participio passato pop. seditum per sessum, per mezzo del suffisso -itum, molto impiegato per formare i participi passati; mentre sarebbe da escludere l'ipotesi del Dictionnaire Général secondo il quale assiette sarebbe il sostantivo verbale di asseoir (dalla 3° persona singolare del presente indicativo, in fr. antico assiet). Nel corpus AtLiTeG la parola compare in due soli testi: Il Trinciante di Vincenzo Cervio, da cui si ricava la prima attestazione assoluta in italiano nella forma aferetica sietta, e ben due secoli dopo nel Cuoco piemontese perfezionato a Parigi (1766) come assietta.
Lessicografia e studi restituiscono una documentazione scarna. Nel Seicento a(s)sietta e l’hapax maschile assieto compaiono nell’accezione di ‘disposizione dei piatti in tavola’ ne Li quattro banchetti destinati per le quattro stagioni dell’anno (1684) di Carlo Nascia, cuoco palermitano al servizio di Ranuccio II Farnese (cfr. Petrolini 2005: 7). Il vocabolo trova poi riscontro solo in GDLI e LEI, entrambi con rimando a Cervio.
Sembrano recuperi contemporanei dal francese il sostantivo assiette 'piatto freddo a base di salumi e formaggi' e la locuzione assiette anglaise 'piatto di carni fredde assortite, di solito accompagnate da sottaceti' registrati e datati all’ultimo decennio del Novecento da GDLI Suppl. 2009 e GRADIT.
0.9 Categorie
0.11 GDLI; GDLI Suppl. 2009; GRADIT; LEI; TFLi; Petrolini 2005: 7.
Autore della scheda: Francesca Porcu
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/216