0.1
0.2
0.3
0.4 navicella/navicelle (Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale, 1549; Ferrara).
0.5
0.6 navicella (Crusca I-IV nel significato di 'navicella si dice a ogni sorta di vaso fatto a foggia di nave' ; TB nel significato di 'si dice anche ogni sorta di vaso, fatto a foggia di nave, e specialmente quello in che nelle chiese tiensi l'incenso'; 'cornetto di pane o di pasta dolce'; Messisbugo, Banchetti, 1549, GDLI; navicella reale 'guarnizione di pasta che circondava le carni con contorni e guarnizioni', Lancellotti, Lo scalco pratico, 1627: «Galli d'india arrosto, lardati minutamente, serviti in navicelle reali, con un festone intorno in foggia di tartara», GDLI; 'pesciera (e anche la lamina traforata mobile che la correda), anima': Scappi, Opera, 1570: «navicelle di più sorti con li lor coperchi et anime, cioè piastrelle forate e non forate», GDLI; CA 2: «navicella, anima, è una lamina traforata che compie la pesciaiuola in cui s’introduce e cavasi poi mediante due magliette o prese, onde levarne il pesce lessato, senza che nel levarlo si rompa»; 'lamina bucherellata per levare il pesce lessato', DEI; 'lamina bucherellata della pesciera usata per togliere da questa il pesce lessato', Zingarelli 2023).
0.7 Da nave.
0.8 Navicella occorre nel corpus AtLiTeG dal XVI al XIX secolo, con differenti significati. Sin dalla sua prima attestazione (Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale), navicella assume sia il significato gastronomico di ‘preparazione dolce' (per Ricotta 2023: 314 'panino (dolce?) a forma di barchetta') sia quello di ‘arredo per la tavola’: come spiega Benporat 2001: 21, «la consuetudine di porre sulla tavola dinanzi al signore una nave, massimo segno distintivo della suprema autorità civile dai significati non del tutto chiariti, viene mutuata in Italia dal cerimoniale francese e borgognone. Nel Medioevo, e più tardi nel Rinascimento, molteplici fattori concorrono al successo di un oggetto – lo spirito di emulazione in primo luogo – soprattutto quando presenza e funzione sono collegate a particolari simbologie religiose o rituali laici». La nave, che con il passare degli anni, persa la sua destinazione primitiva, viene adibita a funzioni alternative («celare al suo interno taglieri e posate, ospitare i resti della mensa che verranno distribuiti ai poveri, presentare le vivande, contenere il sale, quando non viene trasformata in recipiente scaramantico, munito di contravveleno, per versare il vino», ibidem), è un simbolo che affonda le proprie radici nell’ambito liturgico: sin dal Trecento, infatti, navicella indica il ‘recipiente di forma allungata che contiene l'incenso usato nella liturgia’ (TLIO, s.v., signif. 2). Navicella è anche il nome di due utensili: un tegame, probabilmente così denominato per la sua forma allungata, e la pesciera, cioè una casseruola, adoperata per lessare il pesce, di forma allungata e arrotondata ai lati e dotata di una lastra traforata: navicella è in questo caso una delle soluzioni – quella preferita nei trattati di metà Ottocento, di solito glossata – per il fr. poisonniere, insieme a pesciera e pescaiola (cfr. Quaglino 2015: 132).
0.9 Categorie
0.11 CA 2; Crusca I-IV; DEI; GDLI; TB; Zingarelli 2023; Benporat 1997; Benporat 2001 a; Benporat 2001 b; Catricalà 1982: 181; Quaglino 2015; Ricotta 2023.
Autore della scheda: Chiara Murru
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/151