navicella s.f. Completa da revisionare

0.1

  1. Preparazione dolce, a base di zucchero o di marzapane, a forma di piccola nave.
  2. Nella locuzione navicella reale: guarnizione di pasta adoperata per servire preparazioni a base di carne o pesce.
  3. Arredo per la tavola in forma di nave contenente oggetti vari.
  4. Sorta di tegame.
  5. Casseruola per lessare il pesce, di forma allungata e arrotondata ai lati, dotata di una lastra traforata (lo stesso che pesciera); la lastra stessa.

0.2

  1. navicella -
  2. navicelle -

0.3

navicella reale - Roma 1627

0.4 navicella/navicelle (Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale, 1549; Ferrara).

0.5

  1. Preparazione dolce, a base di zucchero o di marzapane, a forma di piccola nave.
    1. Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale (1549, Ferrara) = Pan da tavola intorto tagliato, boffetto, pinzoni, michini, maroncini, navicelle, bracciatele di più sorte e biscottelli con latte e zucchero o senza, crescentine di butiro per le prime tavole, e poi pan da famiglia, casse, sachi, ceste. (Mem. IIIv)
    2. L'apicio (1647, Bologna) = Navicelle di zucchero con vari conditi. (Indice-8)
    3. L'apicio (1647, Bologna) = Sei navicelle dorate di zucchero piene di cotognate di più sorti, pistacchea, mostaccioli di Napoli, e fiori diversi di zucchero. (33)
    4. L'apicio (1647, Bologna) = Seguivano intanto gli scalchi con le seguenti portate. Piccioni grossi in bianco, con sopra un brodetto acetoso, fegatelli di pollo, pinocchi, e altre cose, regalati intorno con cavoli fiori in brodo grasso, presciutto sfilato, e piselli verdi, tramezzati con navicelle piccole di pasta di marzapane, ripiene con gelo di cotogni. (57)
    5. L'arte di ben cucinare (1662, Mantova) = Navicelle di marzapane Pigliarai due libre di mandole ambrosine ben pelate, pestandole nel mortaro, le andrai spruzzando d’acqua rosa: pestate che saranno, haverai una libra di zuccaro chiarificato, quale tirato alla cottura, lo metterai nel mortaro, e ogni cosa insieme incorporata, prenderai nevole, e sopra poste, ponendo questa compositione, formarai navicelle, stellette, e cose simili. Molti sono, che a queste navicelle danno il ghiaccio quando sono crude, ma io più lodo il darlo doppo che saranno a meza cottura, e raffreddate, tornandole poi nel forno senza più riscaldarle, e lasciandole tanto che se le faccia sopra il ghiaccio, riusciranno assai megliori. (77)
    6. Il cuoco reale e cittadino (1791, Bologna) = Navicelle di marzapano. Piglierai libbre due di mandole ambrosine ben pelate; pestandole nel mortaro, le andrai spruzzando d’acqua rosa: pestate che saranno, avrai libbre una di zucchero chiarificato, quale, tirato alla cottura, lo metterai nel mortaro; ed ogni cosa incorporata insieme, prenderai nevole e, soprapposte, ponendo questa composizione, formerai navicelle, stellette e cose simili. Molti sono che a queste navicelle danno il ghiaccio quando sono crude, ma io più lodo darlo dopo, che saranno a mezza cottura e raffreddate, tornandole poi nel forno senza più riscaldare e lasciandole in ghiaccio, riusciranno assai migliori. (439)
  2. Nella locuzione navicella reale: guarnizione di pasta adoperata per servire preparazioni a base di carne o pesce.
    1. Lo scalco prattico (1627, Roma) = Capretti arrosto intieri, pelati con la sua testa, ripieni con un pastume di vitella arrosto, occhi, e orecchi di altri capretti prima bolliti, e poi fritti, cappari, olive senz’osso, cardi tatufolati, tartufoli, e finocchio forte, con uccelletti arrosto tramezzati di salvia, con sue spetiarie, e riempito bene il capretto cotto allo spiedo, e quando fù mezo cotto, trinciato la pelle per lungo à modo di giuppone alla francese, con fette di pane di Spagna borracciate con rossi d’ova, e farina, ficcate dentro al trincio, variate d’imborracciatura di fette di pane semplice, servite in una navicella reale, con una tartara di latte, ova, zuccaro, e butiro sotto al capretto. (5)
    2. Lo scalco prattico (1627, Roma) = Vitella arrosto, servita in navicella reale, con salsa bastarda sopra, e tartarette intorno, ripiene di bianco magnare, con intaglio sopra di pasta fritta. (73)
    3. Lo scalco prattico (1627, Roma) = pasticcio d’ombrina, in forma di delfino, in navicella reale, tocco d’oro, e d’argento. Linguattole carpionate, servite con fiori di borragine sopra, e intorno frondi di cedro, con le punte una tocca d’oro, e l’altra d’argento. Bianco magnare in forma di gigli, servito con stelle intorno di pasta di pistacchiata, tocche d’oro, e d’argento. (224)
  3. Arredo per la tavola in forma di nave contenente oggetti vari.
    1. Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale (1549, Ferrara) = Doppo cena, sua Signoria Reverendissima fece portare una navicella d’argento, carica di collanine, manigli, abigliamenti d’orecchie, annelletti, guanti profumati, bussoli di compositioni e altre gintilezze; le quali cose tutte appresentò ai commensali, e a cui una cosa, a cui un’altra. E in questo tempo sonarono le cinque hore di notte, le quali sonate, si diede nelle piffare, e uscirono della frascata 24 vestiti ad una livrea, con una gran torza bianco in mano ciascheduno di loro, acceso da ogni capo. E fecero una bellissima Moresca, la quale finita, ognuno se n’andò a casa sua. (Conv. 4v)
  4. Sorta di tegame.
    1. Singolar dottrina (1560, Firenze) = Pigliate un pezzo rotundo quanto è groso il pesce fra la testa e la coda, raschiatelo e tengasi a molle un pezzo, mettasi nella navicella con acqua sola, e salina bianca, non vi mettete né aceto né vino, se già non fosse troppo frollo, fatelo bollire adagio, accioché si possa schiumare diligentemente, e quando sarà schiumato e mezzo cotto, mettasi la navicella su la bragia, mettavisi in poco di oglio o buturo fresco, cuocasi adagio, vorrà buona cocitura, e bisogna che sia bianco e morbido quando sia cotto... (161r)
    2. La Cuciniera genovese (1893, 8ª ed., Genova) = Vasetto do formaggio; navicella del cacio o da cacio. (328)
    3. Il piccolo Vialardi (1899, Torino) = Vitello braciato (veau braisé) guernito. — Prendete un pezzo di vitello grosso o di sanato e disossatelo; spolverizzato di sale, piegato a forma di un libro o rotolo, legato con filo-spago, posto in tegame o navicella con grasso di rognone trito o burro, un po’ di cipolla, carota, sedano, mondati e tagliati sottili, più lauro, pepe e sale, fatelo rosolare a fuoco forte, spruzzandolo di tanto in tanto con acqua finché sia tenero e ben colorito; tagliato a fette larghe e lunghe quattro centimetri e spesse uno, servitelo con sotto qualche purée o guernitura di cavoli e di patate o con salsa al rafano o al verde in salsiera a parte. (126)
    4. Il piccolo Vialardi (1899, Torino) = Arrosto d’agnello alla borghese. — Prendete un quarto d’agnello, steccato con un po’ d’aglio, rosmarino, ungetelo leggermente di burro e spolverizzatelo di sale; posto in tegame o navicella con un ettogramma di burro, fatelo rosolare a fuoco dolce spruzzandolo di tanto in tanto con un po’ d’acqua o brodo con fuoco sotto e sopra; è meglio cuocerlo al forno; cotto tenero, ben biondo, servitelo guernendolo d’insalata. (138)
    5. Il piccolo Vialardi (1899, Torino) = Luccio cotto al bleu in salsa matelote. — Nettate un luccio un po’ frollo (Vedi N. 1, fritture magre); inviluppato in carta unta d’olio, ponetelo intero o tagliato in navicella o tegame con un po’ di sale, pepe intero, sedano, cipolla, carota, 2 foglie di lauro, un po’ di timo, garofani; bagnatelo da coprirlo appena con metà di buon vino nero ed altrettanto di acqua, fatelo bollire adagio per 30 minuti più o meno secondo la sua grossezza; scolato e netto, posto su piatto guernito della salsa matelote (Vedi N. 19, salse) fatta colla sua cottura, servitelo. (177)
  5. Casseruola per lessare il pesce, di forma allungata e arrotondata ai lati, dotata di una lastra traforata (lo stesso che pesciera); la lastra stessa.
    1. Il piccolo Vialardi (1899, Torino) = Trota al court-bouillon guernita di patate con salsa. — Nettate e fate bianca una bella trota (Vedi N. 1, fritture magre); fregata con mezzo limone, inviluppata con carta bianca unta d’olio, ponetela nella navicella della pescaiuola. (173)
    2. Il piccolo Vialardi (1899, Torino) = Fate cuocere adagio questo per 40 minuti, più o meno secondo la grossezza della trota (si conosce quando è cotto facendo un piccolo taglio profondo vicino alle reste della schiena; occorre non sia più rosso); trattolo col doppio fondo della pescaiuola (navicella) su tovaglia, toglietelo dalla carta; ponetelo sul piatto ovale intiero e tagliato a quadretti larghi e lunghi tre dita, guernitelo con patate cotte con un po’ d’acqua e sale (Vedi N. 2, guerniture) e servitelo con una salsa olandese a parte nella salsiera (Vedi N. 6, salse). (173)

0.6 navicella (Crusca I-IV nel significato di 'navicella si dice a ogni sorta di vaso fatto a foggia di nave' ; TB nel significato di 'si dice anche ogni sorta di vaso, fatto a foggia di nave, e specialmente quello in che nelle chiese tiensi l'incenso'; 'cornetto di pane o di pasta dolce'; Messisbugo, Banchetti, 1549, GDLInavicella reale 'guarnizione di pasta che circondava le carni con contorni e guarnizioni', Lancellotti, Lo scalco pratico, 1627: «Galli d'india arrosto, lardati minuta­mente, serviti in navicelle reali, con un festone intorno in foggia di tartara», GDLI; 'pesciera (e anche la lamina traforata mo­bile che la correda), anima': Scappi, Opera, 1570: «navicelle di più sorti con li lor coperchi et anime, cioè piastrelle forate e non forate», GDLI; CA 2: «navicella, anima, è una lamina traforata che compie la pesciaiuola in cui s’introduce e cavasi poi mediante due magliette o prese, onde levarne il pesce lessato, senza che nel levarlo si rompa»; 'lamina bucherellata per levare il pesce lessato', DEI; 'lamina bucherellata della pesciera usata per togliere da questa il pesce lessato', Zingarelli 2023).

0.7 Da nave.

0.8 Navicella occorre nel corpus AtLiTeG dal XVI al XIX secolo, con differenti significati. Sin dalla sua prima attestazione (Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale), navicella assume sia il significato gastronomico di ‘preparazione dolce' (per Ricotta 2023: 314 'panino (dolce?) a forma di barchetta') sia quello di ‘arredo per la tavola’: come spiega Benporat 2001: 21, «la consuetudine di porre sulla tavola dinanzi al signore una nave, massimo segno distintivo della suprema autorità civile dai significati non del tutto chiariti, viene mutuata in Italia dal cerimoniale francese e borgognone. Nel Medioevo, e più tardi nel Rinascimento, molteplici fattori concorrono al successo di un oggetto – lo spirito di emulazione in primo luogo – soprattutto quando presenza e funzione sono collegate a particolari simbologie religiose o rituali laici». La nave, che con il passare degli anni, persa la sua destinazione primitiva, viene adibita a funzioni alternative («celare al suo interno taglieri e posate, ospitare i resti della mensa che verranno distribuiti ai poveri, presentare le vivande, contenere il sale, quando non viene trasformata in recipiente scaramantico, munito di contravveleno, per versare il vino», ibidem), è un simbolo che affonda le proprie radici nell’ambito liturgico: sin dal Trecento, infatti, navicella indica il ‘recipiente di forma allungata che contiene l'incenso usato nella liturgia’ (TLIO, s.v., signif. 2). Navicella è anche il nome di due utensili: un tegame, probabilmente così denominato per la sua forma allungata, e la pesciera, cioè una casseruola, adoperata per lessare il pesce, di forma allungata e arrotondata ai lati e dotata di una lastra traforata: navicella è in questo caso una delle soluzioni – quella preferita nei trattati di metà Ottocento, di solito glossata – per il fr. poisonniere, insieme a pesciera e pescaiola (cfr. Quaglino 2015: 132).

0.9 Categorie

0.11 CA 2Crusca I-IV; DEI; GDLITB; Zingarelli 2023;  Benporat 1997; Benporat 2001 a; Benporat 2001 b; Catricalà 1982: 181; Quaglino 2015; Ricotta 2023. 


Autore della scheda: Chiara Murru

Pubblicata il: 31/05/2024

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