0.1
0.2
0.3
0.4 ceppole; ceppolle (Apparecchi diversi da mangiare, 1524; Lazio)
0.5
0.6 zeppola (1585, P. S. Bartolucci, La Speranza, GDLI; 1789, Vocabolario delle parole del dialetto napoletano che più si scostano dal dialetto toscano, ArchiDATA; GRADIT; Zingarelli 2024, segnala anche il diminutivo zeppolina);
ceppule pl. (1509, Capituli del ben vivere, Buccheri 2022: 18).
0.7 Etimologia discussa; vedi commento.
0.8 La voce zeppola è documentata a partire dai Capituli del ben vivere (1509) nella forma ceppule, preceduta dalla variante maschile çeppolo attestata in un ricettario romanesco del 1434-1449 (cfr. Buccheri 2022 e GDLI s.v. zeppolo). Nel corpus AtLiTeG la voce copre un arco cronologico compreso tra il Cinquecento e l’Ottocento, a partire da Apparecchi diversi da mangiare di Antonio Camuria, con attestazioni romane e napoletane in linea con studi e lessicografia che riconoscono nelle due città e nell’area meridionale i centri di irradiazione e di diffusione della voce (cfr. Buccheri 2022; DEI; DELIN; Nocentini; GDLI e GRADIT).
La voce rimanda a vari tipi di frittelle, diverse per ingredienti e forma. Nel nostro corpus se ne riconoscono almeno tre varietà, sia dolci che salate. Le zeppole dolci possono essere di forma rotonda, preparate con una pasta a base di legumi o frutta secca; a forma di ciambella e vuote, preparate con un impasto simile alla pasta choux ma privo di uova, oppure con una pasta choux vera e propria, la pasta bugnè di Cavalcanti, con la quale l’autore confeziona anche tortanetti farciti alle amarene, che ricordano, benché privi della caratteristica farcitura di crema pasticcera, le più note e recenti zeppole di San Giuseppe napoletane (per le quali cfr. Buccheri 2022: 22-26 e 2023: 286). Le zeppolelle, che troviamo nell’appendice Cucina casereccia in dialetto napolitano di Cavalcanti, sono invece frittelline salate a base di una pastella morbida a cui vengono aggiunti altri ingredienti come alici o borragine.
L’etimo della parola è stato a lungo dibattuto e variamente spiegato. Per Nocentini la farcitura di cui possono essere ripiene le frittelle aprirebbe la possibilità di un etimo da zippu (femm. zéppa) ‘pieno, ripieno’; GDLI e DELIN ritengono invece probabile l’ipotesi di Lurati che accosta zeppola a Zeppe ipocoristico di Giuseppe, in relazione alla preparazione del dolce in occasione della festa del Santo. Alessio (1956: 25) lega la parola lat. tardo zippulae ‘sorta di dolce’ già attestato nelle Vitae Patrum, particolare per il quale secondo Pisani il dolce avrebbe “origine anatolica, giunto col suo nome in Italia forse solo nei primi secoli dell'era volgare" (cfr. DELIN); mentre nella Guida gastronomica d’Italia del Touring Club del 1969 Cunsolo propone una derivazione dall’arabo zalābiyya (cfr. Süthold 1994: 211), termine con il quale si designano frittelle a base di farina, acqua e lievito documentate in numerose varianti, ipotesi recentemente ribadita da Martellotti (2024: 44). Ancora, De Falco associa la voce al gr. cymbula ‘piccola imbarcazione fluviale dal fondo piatto e dalle estremità arrotondate’ mentre Goidanich (1914:66) formula una delle ipotesi più riproposte nel tempo che fa risalire zeppola a zeppa ‘bietta, cuneo’ o zeppa ‘pezzo’ probabilmente per la forma del dolce (cfr. Buccheri 2022: 25-29, a cui si rinvia per una più completa disamina delle proposte etimologiche sinora ricordate e per la storia del referente).
Un’ulteriore e recente proposta arriva da Buccheri (2022), la quale dopo aver discusso le criticità di varia natura – storiche, fonetiche o semantiche - delle etimologie appena ricordate avanza a sua volta una nuova ipotesi, a partire dall’unico tratto che sembra accompagnare il referente sin dalle origini: la cottura per frittura, che in tempi antichi avveniva in grasso animale. Questo elemento unito alla tendenza di attribuire un nome ai cibi in base alla modalità di cottura o ai principali ingredienti con cui sono preparati renderebbe plausibile una derivazione dalle varianti popolari sēpum e sĭpum per sēbum ‘grasso’ con aggiunta del suffisso atono -ula, da cui è ricostruibile il lat. *sépula con successivo passaggio di s- a z-, ben documentato in tutto il Meridione e nel Lazio, e geminazione delle consonanti post-toniche, attesa nei proparossitoni (ivi: 29-30).
0.9 Categorie
0.11 ArchiDATA; DEI; DELIN; GDLI; GRADIT; Nocentini; Zingarelli 2024; Alessio 1956: 25; Buccheri 2022; Buccheri 2023: 286; Goidanich 1914: 66; Martellotti 2024: 44; Süthold 1994: 211.
Autore della scheda: Francesca Porcu
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/201