0.1
0.2
0.3
0.4 sanguinacci (Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale, 1549, Ferrara).
0.5
0.6 sanguinaccio (av. 1614, B. Berezzi, Vita del picaro Gusmano d'Alfarace, GDLI; av. 1637, G. Lalli, La franceide, GDLI; 1770, C. Caporali, Rime, TB; Crusca III-IV 'vivanda di sangue di maiale'; CA 1; CA 2, DM 1; SC; GRADIT); *sanguinaci (XIII sec, Albertano, DEI; XIV sec., Matazone da Caligano, Nativitas rusticorum et qualiter debent tractari, TLIO); sanguinatios (1450, Verona, Sella 1944); sanguinazio (1526, L. G. Scoppa, Spicilegium, Buccheri 2023).
0.7 dal lat. sanguis, -ĭnis ‘sangue’ (Nocentini).
0.8 La voce è un derivato del lat. sanguis, -ĭnis ‘sangue’ con aggiunta del suffisso -aceus, indicante la qualità del prodotto (cfr. Rohlfs 1966-1969: 366; cfr. anche castagnaccio ‘preparazione a base di castagne’).
Oltre al significato generico di ‘vivanda a base di sangue di maiale’, la lessicografia restituisce, per sanguinaccio, il valore di ‘frittella di sangue di maiale fresco’ (così GDLI, DELIN e Nocentini). Questo significato, non attestato nella letteratura né nella trattatistica gastronomica, rappresenta probabilmente uno sviluppo semantico realizzatosi in alcune aree (specialmente della Toscana), dove talora il sostantivo sanguinaccio è utilizzato per indicare il roventino ‘frittella sottile di sangue’ (cfr. TB s.v. sanguinaccio, in cui questo valore semantico è segnalato per Lucca; poi Fanfani 1884: 324 e Petrocchi 1894 s.v. sanguinàccio). Testimonianza di questo dato è anche nella Guida gastronomica d’Italia (1931: 255), in cui il migliaccio o sanguinaccio alla fiorentina rintracciato in Toscana non è altro che una ‘frittella di sangue di maiale, farina e spezie’ (nella Guida cfr. anche sanguccio ‘pietanza di sangue, brodo di maiale e carne cotta al forno’, a p. 307; anche DAM s.v. sanguccə). Per la questione semantica relativa alla sovrapposizione tra sanguinaccio e migliaccio ‘torta a base di sangue di maiale’, non documentata nel corpus, si rinvia a Nocentini 1990: 48-50.
Non trova riscontro nella letteratura e nel corpus nemmeno il valore di ‘migliaccio dolce a base di sangue di maiale’ che GLDI rileva per il sud Italia, dove varianti di sanguinaccio sono impiegate per indicare un insaccato di sangue (cfr. VS s.v. sanġunazzu [1]) o una preparazione dolce a base di sangue variamente condita (cfr. D’Ascoli 1993 s.v. sanguinàccio; cfr. anche DAM s.v. sangunaccə). Per la ricca geosinonimia che caratterizza il referente si rinvia a Burgio 2015.
La prima attestazione di sanguinaccio (nella var. pl. sanguanaci), già nel valore di ‘insaccato a base di sangue di maiale’ (data l’associazione alle sazise ‘salsicce’) si trova nella Nativitas rusticorum et qualiter debent tractari di Matazione da Caligano (TLIO s.v. sanguinaccio, glossata come ‘vivanda a base di sangue suino’); tra le attestazioni successive si ricordano i sanguinatios rintracciati a Verona nel 1450 da Sella (1944: 502, propriamente ‘insaccati di sangue di maiale’, cfr. Messedaglia 1958: 400) e il sanguinazio (‘intestinum sanguine plenum misto pingui’) registrato dal grammatico napoletano L. G. Scoppa nella seconda edizione (1526) dello Spicilegium (Buccheri 2023). Accanto alla più antica occorrenza nel corpus AtLiTeG (1549), si segnala anche l’attestazione della parola nell’Opera di Bartolomeo Scappi, in cui sono fornite informazioni dettagliate sulla preparazione dell’insaccato (Scappi 1570: 39v).
0.9 Categorie
0.10.1 budino_1 (s.m.) , zambudello (s.m.) ,
0.10.2 biroldo (GRADIT).
0.11 DEI; DELIN 1436; Nocentini (s.v. sàngue); TLIO; Crusca III-IV; TB; GDLI; CA 1; CA 2; DM 1; SC; GRADIT; Buccheri 2023; Burgio 2015; DAM; D'Ascoli; Guida gastronomica d'Italia (1931); Messedaglia 1958; Petrocchi 1894; Rohlfs 1966-1969; Sella 1944; VS.
Autore della scheda: Lucia Buccheri
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/384