crostino s.m. (raram. f) Revisionata

0.1

  1. fettina di pane tostata e ricoperta di vari ingredienti
  2. dadino o fettina di pane abbrustolito o fritto nel burro o nell'olio servito come accompagnamento a diverse preparazioni
  3. per estens., ogni pezzetto di ingrediente tagliato come un crostino
  4. ciascuna delle fette di pane che si alterna ad altri ingredienti nella composizione degli spiedini
  5. preparazione composta da una o due fette di pane condito, indorato e cotto

0.2

  1. crostine -
  2. crostini -
  3. crostino -
  4. crustini -

0.3

crostinetti - Napoli 1820. 
Loc. agg. inv. a crostini - Napoli 1852. 

0.4 crostini (Lo scalco prattico, 1627; Roma)

0.5

  1. fettina di pane tostata e ricoperta di vari ingredienti
    1. Lo scalco prattico (1627, Roma) = Lodole arrosto servite con crostine state nella ghiotta, e herbette fritte intorno. Crostate di presciutto e provature siroppate prima di cucuzzate agghiacciate. (294)
    2. Lo scalco prattico (1627, Roma) = Secondo servitio subbito Hortolani arrosto, serviti con crostini fritti con rognone di vitella, in porcellana, un piatto per signore. Piccioni bolliti, coperti d’una minestrina di bocconi di animelle cotte in brodo di cappone, con capi di latte sbattuti con rossi d’ova fresche, e sugo di limone, con fette di pane sotto, in porcellana, un piatto per signore. (86)
    3. L'apicio (1647, Bologna) = Pernigoni allo spiede lardati, serviti con vari lavori di cedro, intorno cannoncini di pasta sfogliata, ripieni di varia, e gentil composizione, col loro ghiaccio di zucchero; tramezzati con crostini di rognonata di vitello, e zucchero sopra. (32)
    4. Il cuoco reale e cittadino (1791, Bologna) = Rostite, o crostini, fette di pane abbrustolite. Se ne ponno servire in grasso, ed in magro, e questa è una cosa assai comune. (279)
    5. Il cuoco reale e cittadino (1791, Bologna) = Rostite di fegati di pollame. Si passano i fegatelli alla padella con lardo pestato, tre o quattro funghi, erbe fine o condimenti come sopra. Crostine, o rostite di magro. Se ne fanno da magro al burro, all’olio di oliva ed all’ipocrà Questi non meritano che perdiamo il tempo a descriverli, mentre sono molto ben conosciuti e non ci è niente di più facile. (280)
    6. L'Apicio Moderno (1808, 2ª ed., Roma) = Crostini di Alici salate all’Erbe fine. Antremè = Condite i fletti di Alici dissalate, e tagliati come sopra, con olio fino, aceto di dragoncello, o di basilico, un’idea di quello d’aglio, petrosemolo e cipolletta novella trito, capperi fini interi, pepe schiacciato, mescolate bene; formate con questi filetti una stretta gratella a mostaccioletti sopra a dei crostini coperti di butirro come i precedenti, ponete in ogni mostaccioletto in uno i capperetti, e in altro l’erbe trite; aggiustate i crostini sopra il loro piatto. Nel momento di servire sbattete un poco la Salsa, e con un picciolo cucchiaio versatela con diligenza sopra i crostini. Devo però avvertire che tanto questa Salsa, che l’altra per i crostini al Canapè, deve essere poca, non dovendo cadere sopra il piatto. Se sarà giorno di vigilia fate di meno del butirro. (VI.282)
    7. La Nuovissima Cucina Economica (1814, Roma) = Crostini fristec. Antremè. Abbruscate dei crostini di pane, e quando saranno freddi, stendeteci del butirro fresco, e sopra poneteci dei filetti di pollo, o di mongana cotta, e rifredda, prosciutto, o mortatella ec., condite con un poco di sale, e pepe, e servite. Potrete coprire ancora la carne con un altro crostino di pane abbruscato con il butirro sopra. (135)
    8. Il Cuoco maceratese (1820, 5ª ed. veneta, Macerata) = Modo di fare i crostini. Crostini di cervellato; prendete un cervello, prolessatelo; dappoi tritatelo con un coltello; prendete un pizzico di maiorana, erbette, butirro, due rossi d’uova, sale, spezieria mischia e due oncie di formaggio parmigiano, e mischiate ogni cosa; prendete il pane, fatene le fette grosse, quanto due balocconi di altezza ed a guisa di mustacciolo, friggeteli nel butirro, colorateli a color di cannella chiari, cavateli e fateli raffreddare; dappoi ponete la composizione del cervello sopra a ciaschedun crostino; indoratelo con uova e friggetelo e mandatelo in tavola con erbette fritte intorno al piatto, e va mandato in tavola caldo. (123)
    9. Il Cuoco galante (1820, 6ª ed., Napoli) = Crostini di Uova. — Indurite le Uova, se ne tolgono li torli e, con la quarta parte di pignoli e l’ottava parte di parmegiano grattato, si pestano ben fini. Indi vi si aggiugne un pezzo di butirro, dei gialli di uova crudi, in modo di render pastoso il composto, si condisce di sale e pepe e si dispone sopra li crostini fritti, a’ quali, per assodare il suddetto composto, se li dà un’aria di forno. (140)
    10. La cuciniera moderna (1845, Siena) = UOVA AL CANAPÈ Per sei persone preparate sei crostini di pane, dateli una forma simetrica, e fate a ciascuno un buco nel mezzo, fateli crogiare con del burro sopra una teglia, ottenuto questo mettete in ciascun buco dei crostini un tuorlo d'uovo; ponete un poco di burro in una cazzaruola piccola unite al burro o strutto poca quantità di fior di farina e del latte e versate questa salza sopra i crostini, su i quali getterete ancora del parmigiano grattato, ed un poca di cannella, quindi crogiate il piatto, in modo per altro che i tuorli delle uova non si assodino. (13)
    11. Cucina teorico-pratica (1852, 7ª ed., Napoli) = Entremets di tartufi alli crostini. Spinerai sei alici salate, e ben pulite le farai soffriggere in una casseruola con tre once d’oglio, uno spicchio d’aglio e poco petrosemolo trito finissimo; dopo ci porrai libbre tre di tartufi scorzati e fatti a giuste fette, e rivoltandoli bene ci porrai tre quartini di caraffa, ovvero foglietta di vino bianco secco , col quale farai bene tutto incorporare sopra lento foco; farai dei crostini di pane fritto, li porrai nel piatto proprio e sopra di essi ci verserai li tartufi, e così li servirai. (182)
    12. Nuovo cuoco milanese economico (1853, 3ª ed., Milano) = Dolce di Crostini alla Svizzera. 169. a) Prendete delle fette di pane lucido, tagliato a fette, fatelo friggere al butirro, mettetelo in un piatto fonduto, fate bollire un boccale di vino rosso con once quattro di zucchero, poco cannella e mezza libbra d’uvetta ben pulito, fate il tutto bollire per poco e poi versatele sopra al detto pane e servitelo freddo o caldo come volete. (350)
    13. Nuovo cuoco milanese economico (1853, 3ª ed., Milano) = Frittura di Crostini alla Svizzera. 83. a) Fate delle fettine di pane francese, stendeteli e sbrossateli d’acqua tiepida, ontateli d’uova sbattuto, indi li mettete di sopra un ragottino fatto così: pigliate un rognone del rosto già cotto indietro del vitello, con assieme altrettanta grassa della sua e un terzo di pane grattato, e poco sale e pepe, e la scorza d’un limone rapata e il sugo del medesimo, e due rossi e un chiaro a fiocca, ontate una tortiera di butirro purgato con fuoco sotto e sopra, ossia al forno temperatissimo o appena caldo; cotto, servitelo al momento sopra una salvietta; si potrà anche friggere alla padella a uso frittura. (49)
    14. Il re dei cuochi (1874, Firenze) = Si possono ancora servire i legumi con crostini di pane fine arrostito, fregando loro sopra un poco di aglio e cipolla allorché sono caldi, quindi mettendoli sul piatto, e versando loro sopra le civaie cotte e condite come abbiamo detto. (38)
    15. La Cuciniera genovese (1893, 8ª ed., Genova) = Crostini di Mare. 175. Prendete un pan raffermo (pöso), toglietevi tutta la corteccia e poscia tagliatene la mollica a mostaccioli o a fette, che farete friggere in padella con olio. Fritte che siano, ponetevi sopra i frutti di mare, come ostriche, ricci marini (zin), telline (arselle) ed altri che avrete preparati o fatti preparare in pescheria, dentro un vasettino e serviteli con limone. (114)
    16. Il piccolo Vialardi (1899, Torino) = Tagliate dei crostini di mollica di pane larghi e spessi uno scudo, copriteli col tritume fatto, e, posti su tegghia con burro fuso, fateli cuocere al forno o con fuoco sotto e sopra finché rappresi. (64)
  2. dadino o fettina di pane abbrustolito o fritto nel burro o nell'olio servito come accompagnamento a diverse preparazioni
    1. Il cuoco reale e cittadino (1791, Bologna) = Il suddetto cappon di galera s’adorna poi di sopra con scorza affettata, con sermone in pezzuoli, con acciughe, con capperi, con pignoli, con olive, con uve passe, e nella falda del piatto s’adorna con crostini. (417)
    2. L'Apicio Moderno (1808, 2ª ed., Roma) = Orecchie di Mongana in Minu-Droet. Antremè = Quando le orecchie di mongana saranno cotte con brodo, fatele raffredare, e tagliatele in filetti. Tagliate due, o tre cipolle in dadini, passatele sopra il fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro, quando saranno quasi cotte, bagnatele con un poco di culì, un mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, ovvero vino bianco, un poco di brodo buono, sale, e pepe schiacciato, aggiungeteci le orecchie tagliate in filetti, fate finire di cuocere a picciolo fuoco, digrassate, e servite con un filetto d’aceto, un poco di mostarda e crostini di mollica di pane fritti intorno. (I.158)
    3. La Nuovissima Cucina Economica (1814, Roma) = Palati di manzo in più maniere. Orduvre, ed antrè. Fate sgorgare i palati in più acque tiepide, e l’ultima poi fatela quasi bollire; levate allora i palati, e pelateli bene con il coltello; indi lavateli, cuoceteli in bresa, tagliateli di quella forma, che vorrete, e poneteli dentro una salsa di vostro genio; ed allorché avranno preso ben sapore, serviteli con crostini di pane fritto all’intorno. (55)
    4. Il Cuoco maceratese (1820, 5ª ed. veneta, Macerata) = Li crostini siano sempre abbrustoliti prima di ponerli sopra la composizione. IV. Fate li crostini in maniera che facciano buona comparsa, vale a dire tagliateli quando in forma di mustacciolo, quando quadrati, quando in lungo od in altra maniera che stimerete a proposito per ornamento del piatto di essi. (234)
    5. Il Cuoco galante (1820, 6ª ed., Napoli) = Tagliat’a fette sottili e larghe la carne magra della coscia di Vitello, si schiacceranno bene, e con rognonata dello stesso Vitello ben condita di sale e pepe ed erbe aromatiche si riempino e s’involtano bene strette; dopo s’inviluppino una ad una in fette di lardo e si metteranno a cuocere allo spiedo, e quando saranno cotte si serviranno calde (fuor delle fette di lardo) con crostini d’intorno. (32)
    6. Il Cuoco galante (1820, 6ª ed., Napoli) = I Beccafichi si fanno cuocere allo spiedo, involt’in fettolline di pancia di Pescespada conditi di spezie. Cotti, si servono con sugo di limone e crostini. (82)
    7. Il cuoco senza pretese (1826, 2ª ed., Como) = Si mondino le carotte tenere, e si taglino a piccoli pezzetti, indi si pongano in cazzaruola ad acqua bollente con sale perbollendole così per pochi minuti. Poscia scolate si passino alla cazzaruola con butiro, sale, e se vi piace un po’ di pepe; ed a fuoco forte si facciano prendere sapore. Ciò fatto vi si aggiunga un po’ di farina, e si bagnino con brodo od acqua se di magro, e si lascino bollire, osservando però che non si disfaccino. Si faccia nuova lega con due rossi d’ovo, un mezzo limone ossia sugo, ed un po’ di presemolo, e tutto assieme si versi sulle carotte al bollo, ritirandole tosto dal fuoco acciò l’ovo non indurisca; e messe sul piatto con guarnitura di crostini di pane fritto si servino. (II.32)
    8. La cuciniera moderna (1845, Siena) = PISELLI CREMATI Prendete dei piselli teneri lavateli, mettete del burro in una cazzeruola, ed a suo tempo ponetevi i piselli medesimi con del sale, ed un poco di fior di farina, e quando avranno soffritto mettetevi del latte con poco zucchero, tosto che sia il tutto a giusta cottura preparate quattro rossi d’uovo, sbatteteli ed uniteli come si sa di una fricassea, versateli in un vassoio e contornate il piatto con dei crostini fritti. (18)
    9. Cucina teorico-pratica (1852, 7ª ed., Napoli) = Entremets di carciofi al butiro con salsa d’ovi. Prendi numero 24 carciofi, ne toglierai tutte le foglie verdi e cattive, aggiusterai col coltello intorno al tronco, e ne spunterai la cima, le dividerai per metà, e le porrai in acqua fresca con del sale e succo di limone, onde s’imbianchissero; dipoi le lesserai ma non molto, e le riterrai in acqua fresca; prenderai quindi un pane di butiro di once sei, lo porrai in una casseruola a liquefare; prendi dodici torli d’ovi li batterai benissimo, e dopo li mescolerai col liquefatto butiro, ci porrai il succo di mezzo limone, e fatta questa salsa, l'unirai con li carciofi che sgocciolerai dall’acqua; farai de’ piccioli crostini di pane fritto, che ti serviranno di una graziosa guarnizione all’intorno del piatto con in mezzo li carcioffi con la salsa anzidetta. (31)
    10. Cucina teorico-pratica (1852, 7ª ed., Napoli) = zuppa semplice alla santè. Farai il solito brodo chiaro giusta il cap. IV. §1; dopo di averlo passato e chiarito, ci porrai dei filettini d’erbe come selleri, pastinache, rape, cerfoglio e petrosemolo, pria lessate però; farai dei crostini di pane bruscati da sei pagnotte, li porrai in zuppiera, ci verserai il brodo bollente e la servirai. (385)
    11. Nuovo cuoco milanese economico (1853, 3ª ed., Milano) = Testa di vitello alla francese. 21. Pulite una testa di vitello come sopra al n. 20, asciugatela, prontate un ragottino composto di laccetti, triffole, spongiole e palati; cotto il tutto in brasura, pigliate un poco salsa tourné, unite tutto con un liaison di quattro rossi d’uova e sugo di mezzo limone e poco presemolo, empite con questo ragò la detta testa di vitello, cucitela, copritela con fette di lardo e fette di limone a cui gli avrete levata la corteccia, rivolgetela in una salvietta, mettetela a cuocere nella brasura alla moscovita (veg. il cap. 22 n. 6): lasciatela cuocere per più di due ore. Cotta, levatela dalla sua cottura, e questa passatela al sedaccio, sgrassatela e ristringetela al punto di salsa; mettete la testa sul piatto e versatole sopra la detta salsa, unendole oncie tre di caperi, e servitela con crostini di pane fritti al butirro. (63)
    12. Il re dei cuochi (1874, Firenze) = Spinaci. Scottateli con pochissima acqua, o senza, gettateli in acqua fredda, spremeteli bene, trinciateli, e metteteli in una casseruola con olio, un poco d’aglio trinciato, sale, pepe e finocchio. Potrete anche cuocerli con butirro, e legarli, se vi piace con uova sbattute. Potrete pure servirli con crostini di pane fritto, e con tartufi, contornandone il piatto che deve portarsi in tavola. (90)
    13. La Cuciniera genovese (1893, 8ª ed., Genova) = Tordi allo spiedo. 370. Prendete alquanti grossi tordi, spennateli, sventrateli, abbrustiateli e togliete loro le zampe, poscia spolverizzateli di sale. Tagliate in seguito tante sfalde di lardo quanto sono i tordi, inviluppateli di lardo sullo stomaco e legateli con filo. Così preparati, metteteli allo spiedo a fuoco lento, bagnandoli da quando a quando con burro liquefatto. Quando saranno dorati e teneri, togliete loro il filo e serviteli con crostini di pane abbrustoliti e fritti nel burro. (208)
    14. Il piccolo Vialardi (1899, Torino) = Purée d’acetosella. — Nettate dai gambi un chilogramma d’acetosella, lavatela, gettatela nell’acqua bollente sul fuoco; cotta tenera, scolate l’acqua, passate l’acetosella al setaccio, mettetela in tegame con un ettogramma di burro; friggete finché asciutta; mettete 40 grammi di farina bianca, fate cuocere un poco, aggiungete un bicchiere di fior di latte, un poco di sugo al grasso od al magro; cotta e ridotta a salsa appena colante, aggiungete un po’ di sale, pepe, spezie; servitela, o per piatto, guernita di crostini di pane fritti nel burro, o con costolette, stufati, pesce, uova, ecc. (62)
  3. per estens., ogni pezzetto di ingrediente tagliato come un crostino
    1. Lo scalco prattico (1627, Roma) = Cefalotti d’una libra poco più l’uno, spaccati, ma non la testa, cotti in tortiera, con un poco di greco, oglio, noce moscata, cannella pista, e polvere di garofoli, con amandole atturate inzuppate in sugo d’agresta, stemperato il tutto col medesimo sugo d’agresta, fatto bollire un poco sopra il pesce con polvere di mostacciuoli, serviti in piatti reali, con crostini fatti di tutto cedro, battuto con un poco di cuzzata, e poco di pasta di marzapane, cannella, e sugo di limone. (43)
  4. ciascuna delle fette di pane che si alterna ad altri ingredienti nella composizione degli spiedini
    1. L'Apicio Moderno (1808, 2ª ed., Roma) = Salciccie. Orduvre = Prendete della carne di maiale, che sia più grassa che magra; la migliore si crede che sia quella, che trovasi tra il petto ed il lardo sopra i tenerumi, tritatela fina, e conditela con sale fino, e spezie fine, e un poco di finocchio dolce in polvere; riempitene i budelli di quella grossezza, che più sarà di vostro genio, e ben puliti, legateli con filo di distanza in distanza, onde formarne le Salciccie, legate anche le due estremità; fatele un poco asciugare, e poscia cuocere sulla gratella, infilate ad uno spiedino tramezzate con crostini, ovvero servitele guarnite di crostini fritti nello strutto di bel colore. (II.089)
    2. La Nuovissima Cucina Economica (1814, Roma) = Per gli arrosti di pesce tanto allo spiedo, che alla gratella, si osservi, che siano ben conditi, e cotti al suo punto. Tutti gli arrosti non piccati, volendo si possono appannare quando sono quasi nel fine della loro cottura, ungendoli ancora se si vuole con rosso d’uovo, acciò meglio regga il pane grattato. I piccoli uccelli, si arrostiscono tramezzati da crostini di pane, e fette di prosciutto, o di ventresca, e se si vuole da foglie di salvia ancora. (161)
    3. Il Cuoco maceratese (1820, 5ª ed. veneta, Macerata) = Crostini di formaggio fresco. Fate le fette di pane della larghezza di tre dita in circa in quadro, ponete tra una fetta e l’altra di pane una fetta di formaggio fresco, e così tanti ne farete de’ crostini quanti ve ne abbisognano, ponendoli nello spiedo, come gli uccelli ed il lardello, ma stretti bene; poneteli al fuoco con sotto una leccarda, e poi andate ungendo le fette con butirro o olio, e spolverizzatele con poco di sale; (238)
    4. Il Cuoco galante (1820, 6ª ed., Napoli) = Beccafichi alla salvia. — Pulit’i Beccafichi dalle sole piume, si mettono allo spiedo tramezzati, con crostini di pane, presciutto e foglie di salvia, e conditi di sale. Cotti, si servono con lo stesso loro tramezzo. (81)
    5. Cucina teorico-pratica (1852, 7ª ed., Napoli) = Arrosto di braciolette. Prendi libbre quattro di polpa di vaccina, la sfiletterai , la pesterai ben fino, ci porrai la polpa di una pagnotta spungata nell’acqua; passerai per setaccio e ne farai tante uguali porzioni per quante braciolette dovrai fare; farai un trito di petrosemolo e maggiorana e lo rammasserai con sugna, del sale e del pepe, ed un poco della carne pesta e passata; bagnerai con acqua sul pancone, ci distenderai quelle porzioni di carne, a ciascuna porrai una regolare verniciata di quel trito d’erbe e sugna, con diligenza somma ravvolgerai le braciolette chiudendo bene tutte le connessure, farai tanti crostini di pane ed infilzerai a dei spiedini, espressi per le braciolette, con tante altre fettoline di grascio prosciutto; sicché infilzerai pria un crostino, poi una fettolina di prosciutto, appresso una bracioletta, poi un’altra fettolina di prosciutto, e quindi un altro crostino e così per tutte; le farai arrosto sopra della graticola infocata, bagnando con poca acqua tiepida e butiro, e sugose ma ben cotte le sfilzerai e l’accomoderai nel piatto proprio. (265)
    6. Il re dei cuochi (1874, Firenze) = Tordi e uccelli diversi. Accomodateli allo spiede con crostini di pane e qualche figlia di salvia, senza sventrarli; ungeteli d’olio e salateli, facendoli cuocere per mezz’ora a gran fuoco, ed avvertendo di ungerli e salarli in questo frattempo almeno altre due volte. (120)
  5. preparazione composta da una o due fette di pane condito, indorato e cotto
    1. La Nuovissima Cucina Economica (1814, Roma) = Crostini alla contadina. Orduvre. Inzuppate dei crostini di pane nel latte; indi copriteli di parmegiano, o sbrinzo, o altro formaggio in fettine sottili; intingeteli nei uovi sbattuti con un’idea di sale, e pepe, e quindi poneteli sopra una tiella unta di butirro, spolverizzate sopra con parmegiano grattato, ed aspergete con molto butirro, fategli prendere un bel colore al forno, e serviteli subito molto caldi. (135)
    2. Il Cuoco maceratese (1820, 5ª ed. veneta, Macerata) = Crostini di cervellato; prendete un cervello, prolessatelo; dappoi tritatelo con un coltello; prendete un pizzico di maiorana, erbette, butirro, due rossi d’uova, sale, spezieria mischia e due oncie di formaggio parmigiano, e mischiate ogni cosa; prendete il pane, fatene le fette grosse, quanto due balocconi di altezza ed a guisa di mustacciolo, friggeteli nel butirro, colorateli a color di cannella chiari, cavateli e fateli raffreddare; dappoi ponete la composizione del cervello sopra a ciaschedun crostino; indoratelo con uova e friggetelo e mandatelo in tavola con erbette fritte intorno al piatto, e va mandato in tavola caldo. (123)
    3. Cucina teorico-pratica (1852, 7ª ed., Napoli) = preceduto questo apparecchio darai principio alla formazione di questi crostini come segue. Prendi una coppia di pane, la tufferai nell’acqua fresca, ne prenderai una e la porrai sulla palma della mano sinistra; sopra di essa ci porrai una fettolina del tarantello, poscia una fettolina del pesce con un poco di quel trito premuto, quindi un’altra fettolina di tarantello, e di poi l’altra fetta di pane; combacerai con ambo le mani questo crostino, che subito bagnerai in una pastarella velatissima come da servire per le ostie, e precocemente friggerai con ottimo bollentissimo oglio; li farai sgocciolare sopra di floscia carta, e per ultimo l’accomoderai nel piatto proprio con tovagliolo al disotto. Vedrai che sono graziosissimi. (78)
    4. La Cuciniera genovese (1893, 8ª ed., Genova) = Crostini di pane infarcito. (113)

0.6 *crostino (1544, E. Bentivoglio, I fantasmi; 1593, V. Cervio, Il trinciante, DELIN; 1712-1733, A. M. Salvini, Discorsi accademici: "Orliccio, a Roma crostino", TB; 1791, Consulti medici, TB;  Crusca IV-V;  CA 1 s.v. crostini; CA 2 s.v. crostiniGDLI; DISC; solo nel sign. 1; GRADIT).  

0.7 Da crosta (DELIN). 

0.8 La voce, di diffusione panitaliana, è un chiaro derivato di crosta (< lat. crŭsta) con aggiunta del suffisso diminutivo -ino e conseguente cambio di genere (cfr. tasca > taschino, coda > codino). Pur attestata nel corpus, la variante femminile crostina (documentata solo al pl.) non ha subito, come il maschile, un processo di lessicalizzazione. La denominazione dipende probabilmente dalla consistenza, simile a quella di una crosta, assunta dalla preparazione dopo la cottura per frittura o arrostitura.  
Rispetto alla datazione proposta da De Blasi 1991: 105 (1593), la parola può essere retrodatata al 1544, anno in cui appare nella commedia I fantasmi di Ercole Bentivoglio (Bentivoglio 1544: 8v). 
Il significato 4 proposto in questa scheda è rilevato anche da Rigutini-Fanfani 1875, mentre la consultazione dei testi del corpus AtLiTeG restituisce un quinto significato proprio della voce, finora non evidenziato dalla lessicografia, ovvero quello di 'preparazione composta da una o due fette di pane condito, indorato e cotto' documentato in alcuni ricettari ottocenteschi. 

0.9 Categorie

0.11 DEI 1179; DELIN 419; Nocentini (s.v. cròsta); Crusca IV-V; TB; GDLI; CA 1; CA 2; DISC; GRADIT; Bentivoglio 1544; De Blasi 1991, Rigutini-Fanfani 1875: 472.


Autore della scheda: Lucia Buccheri

Pubblicata il: 31/05/2024

Condizioni accesso: Open Access

Licenza di utilizzo: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/deed.it

Copyright: AtLiTeG

Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/266