0.1
0.2
0.3
0.4 malfatti (Nuovissima cucina, 1814; Roma)
0.5
0.6 malfatti (dal 1962, GDLI [s.v. malfatto, senza esempi]; SC, s.v. malfatto, nel sig. 'tipo di gnocchi impastati con spinaci, ricotta ecc., tipici della Valtellina'; GRADIT, nel sign. "gastr. spec. al pl., gnocco a base di farina, uova, spinaci, prezzemolo e pangrattato, tipico dell'Emilia"; Zingarelli 2023);
malfàtt (1814, Cherubini [Voc. milanese] nel sign. di "raviuoli. Vivanda in piccoli pezzetti fatta d'erbe battute con cacio, uova e altro. Per l'equivoco che presenta alla nostra idea questa voce Raviuoli per Malfatti vedasi raviou in questo vocabolario"; Cherubini 1841, modifica il significato in questo modo:"Raviuoli. Specie di polpettine fatte d'erbe battute con cacio, uova, burro, ed altro [...]").
0.7 Prob. dal milanese malfàtt.
0.8 La voce malfatti, rintracciata nel corpus sempre al pl., fa riferimento a quello che oggi è uno dei piatti della tradizione settentrionale, e specialmente lombarda: una sorta di piccole polpettine di ricotta, erbe e spinaci. Con questi ingredienti, infatti, sono più volte denominati in AtLiTeG attraverso la locuzione "alla milanese"; ma si registrano anche altre varianti con ingredienti diversi. Questi gnocchi, o ravioli nudi, sono conosciuti nel resto della penisola con nomi differenti, come gnudi in Toscana o strangolapreti (questi ultimi da non confondere con l'omonimo formato di pasta di farina di grano) in Trentino Alto Adige, ma anche – almeno nell'Ottocento – in Veneto. Boerio (1829), alla voce strangolapreti, scrive: "Raviuoli. Vivanda fatta d'erbe con uova, cacio ed altri ingredienti", stessa definizione che si trova precedentemente in Patriarchi 1775 (s.v.), e, per il milanese, in Cherubini, ma alla voce malfatt. Vincenzo Tanara, ne L'economia del cittadino in villa, pubblicato a Bologna nel 1651 (p. 470), per gli strozzapreti puntualizza: "da noi gnocchi" (ArchiDATA tra l'altro indica in Tanara la prima attestazione finora nota per strozzapreti 'gnocchi'). Del resto, Artusi nomina questi gnocchetti di ricotta e spinaci semplicemente ravioli (ricetta n. 97 della XV ed.); con questo significato la voce raviol è registrata sia da Morri (1840: 633), sia da Coronedi Berti (1872: 244, s.v. raviola). Ci troviamo, insomma, di fronte ad un caso di geosinonimia; sulla appartenenza dei malfatti all'area lombarda, tuttavia, gli strumenti lessicografici dell'uso consultati non mostrano accordo.
Sull'ipotesi che vede il raviolo riferirsi originariamente solo al ripieno del tortello si rimanda al commento di Agnolotti.
0.9 Categorie
0.11 ArchiDATA; GDLI; GRADIT; SC; Zingarelli 2023; Arcangeli-Novella 2015: 305; Artusi 2010: 152; Boerio 1829; Cherubini 1814; Cherubini 1841; Patriarchi 1775.
Autore della scheda: Monica Alba
Pubblicata il: 31/05/2024
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Doi: 10.35948/ATLITEG/vocabolario/315